La notizia in sè è quella che l'attuale gestione del cinema Argentina sembra intenzionata a lasciare il locale con l'inizio del 2006.

A parte la specificità del discorso cinema, su cui torneremo più oltre nell'articolo, è un dato di fatto che Bondeno sembra rassegnata all'idea di essere una città morente (Teatro, Ospedale, Cinema, Scuole, Zuccherificio, attività commerciali ecc. ecc) o "dormitorio".

Mi è capitato altre volte di sottolineare come l'autolesionismo dei Bondenesi condanni a priori qualsiasi iniziativa nata qui, preferendole una analoga, purché altrove.

 

endas

Probabilmente un residuo della mentalità contadina ci fa vedere sempre più verde l'erba del vicino, o, più semplicemente, si snobbano le attività locali non conoscendole, per pigrizia, disinformazione e per quella organizzazione tipica della vita sociale bondenese che è il "carré".

Carré, vocabolo familiare ai bondenesi, significa "quadrato", struttura chiusa all'esterno e accessibile solo agli iniziati, senza che sia ben chiaro attraverso quali riti di passaggio occorra passare per essere ammessi; in effetti viene il sospetto che ai componenti, autoproclamatisi appartenenti al gruppo, interessi difendere la propria identità semplicemente tenendo lontano gli altri!

L'esatto contrario di quanto si propongono circoli e associazioni che puntano invece sul proselitismo e che sono l'altro lato della medaglia di Bondeno: una "pletora", come ebbe a definirle di recente un assessore, di società sportive, associazioni culturali, compagnie teatrali, associazioni di volontariato, sagre e fiere animano la scena del paese.

Una apparente contraddizione, ma tale estremo frazionamento (ovviamente giustificato dalla specificità del campo in cui ciascuna opera) concorre alla crescita di Bondeno o è solo una istituzionalizzazione della separatezza di cui sopra?

Detto in altre parole (e con un esempio che riporta il discorso in linea col tema principale) chi fa teatro (o musica, per citare attività affini) va al cinema?

Considerando che queste persone hanno già il tempo libero impegnato, forse non tutte, e gli altri?

Per dare questa risposta abbiamo pescato nell'archivio alcune iniziative (di cui vedete i manifesti) dagli anni '70 in poi, visto che in varie forme ne siamo stati testimoni e attivi partecipanti, e non c'e' alcun dubbio che c'e' stato un vistoso calo di partecipazione del pubblico cinematografico a Bondeno.

Ovviamente questo è in linea con lo scenario nazionale che ha visto la televisione prima e la fruizione domestica poi, con videoregistratori e DVD (per non parlare di Internet e dei DivX), soppiantare lo spettacolo in sala.

L'apertura delle multisale ha poi dato il colpo di grazia all'esercizio tradizionale di tipo familiare quale il nostro (forse non tutti ricordano che l'attuale gestore dell'Argentina era proprietario del cinema di Scortichino, vedi locandina a fianco).

cinema lupi

Secondo una logica consequenziale che ormai ricordano solo i computer (if...then), stando così le cose , che fare?

La domanda non è retorica, perché, come circolo di cultura cinematografica, ci è stato chiesto di assumercene la gestione (cosa che ci era stata richiesta anche la volta precedente dall'ARCI).

La scorsa volta avevamo accettato, poi è subentrata la gestione Lupi II; stavolta abbiamo cortesemente declinato per tante ragioni:

  • le persone disponibili allora hanno trovato altre occupazioni;

  • il "limone" ci sembra ormai abbastanza spremuto;

  • le ultime rassegne hanno visto il nostro accantonamento anche dalla cartolina;

  • nessuno ha sentito la mancanza del lavoro di recensione che noi fornivamo;

  • nessuno ha dimostrato un minimo di interesse per le forme di cultura cinematografica che andavamo proponendo.

Sono state soprattutto queste due ultime ragioni che hanno influito, perché ci rendiamo conto che l'industria cinematografica continuerà comunque ad esistere, ma la cultura (e non solo quella cinematografica) è ormai morta.

R.I.P.

 

Come sempre, se qualcuno vuole dibattere la questione, lo può fare sulle pagine di bondeno.com. Paolo Giatti

Le copertine originali sono di Patrizia Zavatti