Lo schermo e il cervello: la ragione disobbediente di Stanley Kubrick

"In Kubrick il mondo stesso è un cervello, cervello e mondo costituiscono un’identità: come la tavola rotonda e luminosa di Dottor Stranamore, il gigantesco calcolatore di 2001 Odissea dello spazio, l’ Overlook Hotel di Shining. Se Kubrick rinnova il tema del viaggio iniziatico, è perché ogni viaggio nel mondo è un’esplorazione del cervello" [Gilles Deleuze, L’Immagine-Tempo].

A partire da questo fulminante giudizio di Deleuze, vorrei mostrare come il cinema di Kubrick possa essere letto come la messa in scena (o sullo schermo) di un campo di forze tra loro in conflitto. Gli uomini e le donne, le macchine e i bambini, i soldati e i criminali (gangster e presidenti, teppisti e generali), cioè i corpi e gli oggetti che popolano lo spazio esterno del mondo sono contemporaneamente figure e archetipi (nel senso junghiano del termine: ombre, persone, anime) che popolano lo spazio interiore della mente. Se la ragione del mondo è una perturbante macchina di morte, ciò che sfugge e completa l’incompleta e parziale ratio del potere rappresenta una linea di fuga verso la terra straniera che è dentro di noi, una scialuppa di salvataggio nel cuore del naufragio: un estintore pieno di intelligenza per proteggersi dalla pistola omicida dei padroni della vita offesa.

In un tempo in cui la linea di demarcazione tra la sottomissione obbediente e la costituente disobbedienza al potere costituito non passa più lungo gli affilati margini della ragione economica e giuridica, ma (come Genova continua a dimostrare) corre lungo la linea di frontiera dell’intelligenza, cioè del comprendere (dellintendere e dell’intellegere), la disobbediente ragione messa in scena da Kubrick è al tempo stesso urgente ed essenziale.

Prof.Girolamo De Michele