STORIA SDOLCINATA.

di Tomaso Carnaghi

 

-L'ANDATA-

 

Ciao io sono Lisa. Annalisa per esteso. Di cognome faccio Giretti. Il mio ragazzo si chiama Luca Brossi.

Io e Luca ci amiamo infinitamente.

Come i due del film con Leonardo Di Caprio. Anzi forse addiritura di più. Ci siamo conosciuti a scuola. Lui faceva la quinta ed io la seconda. Quando ho incrociato quei cazzo di occhi che c'ha. Cristo. Gliel'avrei data lì. Al momento.

Ora sono già sette mesi che stiamo insieme. E sono stati di certo i mesi migliori della mia vita. Se non fosse per quegli stronzi dei miei. Perché con i suoi non ci sono problemi. Visto che la madre vive in India (per studiare le tecniche di rilassamento locali). Ed il padre non sa neanche lui dov'è.

Cazzo li odio proprio. Quei fascisti dei miei. Solo perché il mio amore tira di coca. Dico io.

Siamo in un paese libero oppure no?

La prima volta che siamo usciti. Il primo appuntamento. Se volete ve lo racconto. Mi ha portata al Leonka a strafarci di Maria. Allucinogena. Diceva lui.

Di visioni zero.

Io so solo che appena entrati in macchina gli ho fiondato a velocità luce le manine nella patta. Dio. Quanto non ci stavo dentro quella sera. Sentivo già l'amore salirmi per le vene.

"Tutto ciò che noi desideriamo è amore".

Come diceva quel robboso di Lennon.

Che bello il mio Luca.

Pensate che siccome non avevamo il cappuccio. Lui dolce s'è accontentato del servizio manuale.

Lisa e Luca for ever!

Cazzo. Abbiamo anche le stesse iniziali.

Qualche sera dopo mi aveva portato a casa sua. Diceva che aveva della roba da far paura. Voleva farmela provare.

Io in collasso. E lui tutto il tempo vicino. A dirmi che m'amava. Che non aveva mai incontrato una tipa come me. E così ora son già sette mesi che sto con lui. La vita mi sorride. Ed anche quando non c'è la coca.

Come minimo mi fa un sorrisino.

Vogliamo diventare due tossici innamorati.

Perché quando c'è l'amore.

Una volta che non gliel'ho data. Per le mie cose. Lui si era incazzato di bestia. Quasi ci stavamo per mollare. Ma poi io fuori dalla porta gli ho pianto. Così che lui mi ha perdonato.

E poi anche con le cose. Se ne possono fare altre mille.

Adesso stiamo progettando di fugare. Io e lui soli. Come in una luna di miele un po' anarchica. Andarcene via. Lontano da tutti 'sti stronzi borghesi.

Un po' come Bonnie e Clyde. Solo che senza rubare.

Lui venderebbe il fumo. Fuori dalle scuole. Ed io me ne starei in casa. La nostra casa. Aspettandolo. E preparandoli tanti manicaretti. E poi avremmo tanti figli. E non li tratteremmo come 'sti schifo di genitori hanno trattato noi.

Lisa e Luca for ever !

Quel fascio di mio padre li ha pure offerto un lavoro. A Luca. In ditta da lui. Ed il mio amore s'è offeso. Come cazzo si permette? Cosa crede che non riesce a far soldi da solo. E' buono solo lui?

Dovreste vedere che fronte che ha. Così alta e liscia. Sapete che è da questo particolare che si vede quanto si è intelligenti?

Non ho più nessun amico. Ne amica.

Potrebbero rubarmelo.

E poi cosa me ne farei? Lui solo basta a riempire ogni mio vuoto esistenziale.

Ora è due settimane che non lo sento. E' andato ad Amnsterdam. In autostop. Diceva che la c'è della roba ottima. Ad un cazzo.

Ed io me ne sto chiusa nella mia stanza. La musica a stecca. Mentre penso a lui. Mi masturbo.

Il fascio sarà un ora che mi bussa alla porta. Che crepi. Neanche la Maria mi fa nulla. Se non è lui a farmela su.

Lisa e Luca for ever !

Hanno pure provato a presentarmi il figlio d'un loro cazzo di amico. Una faccia da idiota.

Senza contenuti.

Di quelli che mentre li guardi ti dicono: "non c'ho un cazzo di contenuti". Tutto per convincermi. A non vedere più il mio principe. Quanto sono merde. A volte da fumata ripenso alla faccia di quello là. E scoppio a ridere.

Il mio tempo trascorre.

Lento.

Senza di lui.

Mi sto consumando il grilletto.

 

 

 

 

-IL RITORNO-

 

Oggi rientra dal viaggio !

Con il treno delle dodicieventi. Mi ha telefonato. Arriva alla fermata del metrò. Porta Genova. Io fugo dalla finestra. E gli vado a fare una sorpresa.

Sono sulla rossa. Sono le dodiciequarantacinque. Dovrebbe già essere arrivato. Scendo le scale.

C'è un casino di silenzio. Dei nazi stanno pestando un barbone. Urlo. Stronzi. Loro scappano come i conigli che sono.

Mi avvicino alla sagoma. Immobile. Stesa a terra.

Giro il corpo a pancia in su.

Il mio amore.

Quei bastardi lo hanno pestato. Il mio Luca. Appoggio la mia testa al suo cuore.

Non batte. Mentre il mio sta per smettere.

Pulisco il sangue ai lati della sua bocca. Con un bacio.

Lecco le sue piaghe. Quelle del mio Gesù Cristo.

Dalla sua tasca estraggo il temperino. Quello che avevamo usato insieme per tagliare il nostro fumo.

E' vecchio. Ce l'aveva da quando aveva iniziato a fumare. A tredici anni.

La lama non riesce a tagliare al primo colpo tutti gli strati di pelle. Per raggiungere le mie vene. Dentro cui il mio sangue è già morto. Con il suo.

Devo sfregare. Premere sul polso.

Bevo il sangue che gli esce ancora dalla bocca.

Verso nella sua quello che mi esce dai polsi.

Chino la testa sul petto di lui. Il mio uomo.

Così che quel suo ultimo calore mi possa ancora per l'ultima volta scaldare.

Il battito come quello di quando avevamo finito di fare l'amore non c'è più. Quell'isterica pulsazione carica d'erotismo e sentimento. Non imperversa più nella sua cassa toracica.

La pulsazione accelerata di quando venivamo. Contemporaneamente.

Insieme.

Ed ora toccava a me.

Lisa e Luca for ever.

 


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