Emanuela

 

Letizia aveva conosciuto Emanuela molti anni or sono in un centro d’assistenza per i poveri, aveva il pancione della prima gravidanza ed era pimpante e attiva. Avevano subito iniziato a chiacchierare raccontandosi mille cose e avevano fatto amicizia. Era stato il classico incontro tra persone che avvertono un’immediata simpatia e affinità. Le famose affinità elettive che si istituiscono tra individui di sentimenti affini. Emanuela le somigliava nel carattere, idee, gusti, nel temperamento placido e tranquillo seppur gioviale. Le aveva raccontato che quando s’erano sposati, lei e suo marito avevano deciso di devolvere in beneficenza i soldi destinati alle bomboniere e ai confetti, e avevano rinunziato a quel momento particolare che accompagna ogni matrimonio tradizionale e che consiste proprio nella consegna dei confetti agli invitati.

Non si erano più perse di vista e il loro legame è stato consolidato da tante esperienze vissute e condivise. L’amica ha sempre insegnato e ha un figliolo più che maggiorenne. Quando era piccolo, tante volte Letizia lo ha tenuto con sé mentre la madre era a scuola.

Durante un anno scolastico, Emanuela le narrò di avere due alunne di dodici anni che stavano attraversando un momento difficile e problematico. Infatti erano cugine e una delle due aveva verso l’altra, strane e particolari attenzioni. Le ragazzine non si rendevano conto che si trattava di una inclinazione di natura omosessuale e d’una sindrome caratterizzata da repulsione per il sesso opposto. Il problema era serio e, peggio, i genitori non se n’erano accorti. L’insegnante aveva raccolto le confidenze dell’alunna oggetto di attenzioni, che spesso era turbata, taciturna e triste e che le aveva svelato che la cugina era sua amica, ma la baciava sulla bocca, la toccava sempre tutta e lei non capiva perché.

Emanuela invece l’aveva capito subito ed aveva chiesto di parlare con i genitori di entrambe le ragazze. Aveva spiegato che l’omosessualità può realizzarsi tra soggetti di tutte le età e che si distinguono sindromi occasionali da sindromi genuine o psiconevrotiche. Ora si trattava di identificare da quale era affetta la ragazza in questione. Bisognava sottoporla alla visita di un neuropsichiatra e nello stesso tempo non dar peso alla cosa.

Poi con il consenso dei genitori, aveva parlato con le alunne palesando il problema e facendo capire che nella vita esistono tali realtà che bisogna accettare e tollerare come fatti normali, che rientrano nella prosaicità della nostra esistenza.

Lo specialista aveva diagnosticato una sindrome omosessuale occasionale, nella quale era notevole il contributo della contingente fase evolutiva, che non bisognava drammatizzare la situazione e che quindi per il soggetto sarebbe stato facile il ritorno alla normalità. Aveva poi affermato che la patogenesi dell’omosessualità non è sufficientemente spiegata né dalla psichiatria classica, né dalla psicanalisi. Aveva comunque consigliato una cura ormonale a base di estrogeni.

L’anno successivo, l’alunna che si era confidata era stata ritirata dalla scuola di Emanuela. Invece l’altra ragazza frequentò nella sua classe e si trasformò in modo incredibile: divenne formosa, molto femminile e iniziò a corteggiare i ragazzi.

 

Il suo unico figlio si chiamava Gianpiero ed era disoccupato. Laureato in lettere, scriveva racconti che stampava al computer e teneva invariabilmente chiusi nel cassetto.

Sergio, il marito di Letizia, lo aveva seguito nella crescita, gli era affezionato e lo stimava per l’intelligenza e profondità di pensiero. Talora erano stati insieme allo stadio essendo entrambi dei tifosi sfegatati. In quei momenti, lo zio Sergio dimenticava di essere un signore di una certa età e diventava un qualunque tifoso, che si sgolava e farneticava per la squadra del cuore.

Aveva ricevuto le confidenze del ragazzo sulla passione per la scrittura e aveva voluto leggere qualcuno dei suoi racconti. Gli erano piaciuti e aveva incoraggiato Giampiero a continuare a scrivere.

“Scusa, ma cosa aspetti per farli conoscere?” gli aveva chiesto una volta.

“Aspetto la grande occasione. Un giorno tutti conosceranno le cose che scrivo e leggeranno le mie pubblicazioni.”

“Sì, ma nel frattempo chi le conosce? Chi sa che tu scrivi?”

“Come? Ma nessuno naturalmente, tranne te e la mia famiglia.”

“Questo è un errore, Gianpiero. Vedi, secondo me potresti iniziare gratuitamente a farti conoscere.”

“Gratuitamente? Ma cosa intendi dire zio Sergio?”

“Tu per il momento sogni e aspetti che caschi la manna dal cielo. Sbagli, perché già potresti fare leggere i tuoi racconti a tante persone. E questo molto facilmente.”

“Ma che dici! E come?”

“Naturalmente conosci le infinite possibilità di Internet! Bene, su vari siti letterari avresti la possibilità di pubblicare ciò che vuoi. E’ inutile tenere nascosti sul computer i propri scritti. Perché tu scrivi al computer, vero?”

“Sì certo.”

“E allora! Perché li lasci inutilizzati? Non sai che tantissime persone si collegano proprio a questi siti per leggere novelle e racconti? Guarda che è capitato anche a me e devo dire che ho letto roba interessantissima. E’ un po’ la vecchia storia delle cose buone che non vengono mai pubblicate su cartaceo, perché l’editoria ufficiale le snobba, essendo prodotti di scrittori esordienti. Vi è diffidenza: pubblicare su cartaceo costa molto e le case editrice vogliono andare sul sicuro.”

“Sai che non ci ho mai pensato, zio Sergio.”

“Inizia ragazzo! Vedi anch’io ho scritto prosa varia per alcuni giornaletti. Erano pubblicazioni cartacee, ma non immaginare che mi leggessero in tanti. Eppure, grazie ad esse, sono riuscito a far sorridere qualcuno. Anche tu proverai molta soddisfazione se qualcuno, leggendo i tuoi racconti, dimenticherà i propri guai. I lettori potranno comunicarti, via e-mail, le loro impressioni e commenteranno i tuoi scritti. Capirai che anche tu vali qualcosa, che devi continuare a sfruttare la tua fantasia perché è un dono Dio e la puoi mettere al servizio degli altri.”

“E tutto questo grazie a Internet? Davvero esistono tanti siti letterari che si occupano di pubblicazioni?”

“Guarda Gianpiero, non immagini neppure quanti ne esistano e quanti scrittori pubblichino così le proprie opere. E considera che avviene tutto gratuitamente, sia per i lettori che per gli scrittori.”

Da quel giorno, il ragazzo continuò a scrivere con più lena e più entusiasmo. Lasciò spaziare la sua fantasia e scrisse nuovi testi di vario genere. Scoprì quali erano i siti adatti ad accogliere le sue opere ed ebbe la soddisfazione di vederle pubblicate on line. Capì che in tanti le leggevano e ne fu felice. Cominciò a ricevere messaggi di posta elettronica da parte di gente sconosciuta che si complimentava per ciò scriveva. Non pensava di giungere a tanto.

Poi un bel giorno, Emanuela ebbe la gioia di veder pubblicato da una casa editrice il primo libro di novelle del figlio, il quale successivamente fu assunto nella redazione di un giornale.