Allucinazioni (Sparse)
Mi ricordo di quando gli occhiali
Erano un lontano ricordo e la vista
Già sfocata dalle pellicole della vita
Rendeva meno amaro il contorno e
L'incipiente cecità mi rendeva felice
Semplicemente il tempo precipita
Da quella carrozzella in cui adagiato
Guardavo il girotondo di farfalle e
Un carillon anticipava il metronomo
Che a 250 all'ora come un cuore impazzito
Scoppiava semplicemente...
Ho ancora la voglia di riflettere in un
Angolino nascosto dallo sguardo di sconosciuti
Che non capiscono il cammino di chi vuole
Solo (a piedi nudi) calpestare l'erba e sentirne
Il profumo di un aratro che passa
Perchè è così difficile
del tutt'uno afferrarne il senso
E gridare al mondo che esiste
(Esisto) ma il mondo non ascolta ?
Sento di morire a poco a poco
Tanto ci mettiamo poi che ci si
Mette di mezzo questa maledetta
Tecnologia di cavi e tubicini non più
Rigettati da un corpo che assorbe un 'immortalità
Non desiderata...
Vorrei cambiare luogo
Vorrei cambiare logo
Il marchio mi brucia
Vacche profanate e...
Un tir ci conduce sull'autostrada...
Un poeta scrive con la penna che
Trema per il dire sicuro di cose tra
La diffidenza differenza di spessori
E l'accetta li rende così uguali...
La nevrosi mi affascina
Penso di essere sopra
Sopra a tutti passano i pensieri
Non incrocio menti
Forse sono a dormire!
E' proprio vero!
Invecchiando torniamo crisalidi
Un pò cretine e la saggezza
L'abbiamo lasciata alle spalle
Un bambino ci ricorda che dietro
L'angolo c'è uno scivolo e
L'altalena ci illude per un attimo...
C'è troppa violenza per le strade
C'è troppa guerra di parole e di fatti
C'è troppa cattiveria - in giro -
Figlia di un padre egoista e di
Una madre puttana che ha venduto
Il proprio latte a vitelli clonati...
Non vi dovete stupire se affermo che
credete di vivere nel benessere di una truffa
Usuraia che vi chiederà tassi sempre più alti
E trascinerà i poveri resti nel limbo bivio
Bivacchi di barboni che vi nutriranno per
L'ultimo pasto
Se dovessi rappresentare il tempo che vivo
Sarei imbarazzato nella scenografia di una
Parete bianca che avvolge quattro cocci
Di bottiglia lasciati lì per caso da uno sprovveduto
Il cui alito confonde l'ordinaria puzza
Il dettaglio non conta!
La misura...meglio se un'extra large!
Nasconde il particolare insignificante!
Una tasca bucata perde il resto!
Esplorazione di magma di lettere
Apostrofi di uno spazio che aggancia
L'inizio di una processione di croci
Il paese osserva da punti di domande...
L'amore pretende un dono
Che non posso regalare
Perchè l'ho già prestato
Alla vita che non restituisce
Amo leggere chi ha lasciato un segno
Tra i vagiti del tempo colgo lo spunto
Per urlare silente dall'oggi plumbeo
E non scrive cio che vede...
Comunico senza tanti fronzoli
Scappiamo da questo scempio
Distruggiamo il non senso
Torniamo a essere normali
Nella pazza incredulità
Riprendiamoci gli oggetti smarriti
L'altro giorno camminavo e camminavo
Nel frattempo riflettevo e consideravo
Tra un passo e l'altro lo sguardo chino
Cercava una giustificazione del presente
Giaceva sul ciglio della strada aspettando
il rosso del semaforo
Occhio di un io-Dio ferito e morente
Da bambino non mi ricordo di
Giochi di balocchi con una Madre
Tante Madri attorno a me mi
Accompagnavano nel rituale di
Marciapiedi battuti da altri bambini
Per raggiungere la scuola più vicina
Dove Madri diverse ci educavano
Al disegno di un acquarello che
Non conoscevamo ma la tavolozza
Ci aiutava a edificare i colori di
Future vite dai contorni sfumati e irriverenti
Sento che sono tempi difficili
Duri da accettare per un tiepido
Piatto di minestra alla sera quando
Le brutture della vita rimbalzano dallo
Schermo su i nostri occhi (non più stupiti)
E la digestione tarda a venire come
L'amore che fugge e non vuole più
Incontrarci...
Talvolta penso alle periferie
Favelas costellazioni di poveri
Che non hanno un sole che li
Possa riscaldare
Che non hanno una notte
Che li accompagni nel lungo sonno
Che non hanno nulla che
Li possa convincere a restare
Solo un pallone sgonfio
Regala un sorriso al piccolo
Ragazzino che gioca la sua partita...
Perchè devo leggere i grandi del passato?
Perchè devo scrivere di paradisi perduti?
Perchè non vivo il mio presente?
Perchè cammino cieco e la paura dei nostri giorni
Arretra la storia che insegna a essere giudicata dopo...?
E' questo? Dobbiamo aspettare cinquant'anni per
Rappresentare questa merda di tempo che pretende
Da subito cantori coraggiosi e non carte truccate
Di un poker-strip e i vestitini non si
Scrostano dal corpo?
Ora so
Il fiore non guarda la natura
Le stagioni gli hanno rovinato
La festa di quel dì quando gioioso
Scherzava con l'amico Sole che
Gli ha ora voltato le spalle per un'aria
Nuova, melodia dispersa di polveri
(quali?...non importa...), che salite
al suo cospetto reclamano l'oscuramento...
La mattina inizia il dramma di un atto
così scontato e povera arte minimale
nei gesti di un fantoccio pedone che
si reca nei bordelli dove la recita di sè
plaude il significato privato dalla vita
Quante volte guardo fuori dalla finestra
E la tristezza m'abbraccia quasi a
Volersi scusare per il dolore (non mio)
Che reca al postino e recapita lettere
A caso di non desiderate nuove...
Mi piace improvvisare quel poco
Che rimane dell'esser libero...
La scelta di una briosche e un cappuccio
Quand'è caldo e con la schiuma!
Talvolta suono la chitarra
Talvolta il pianoforte
Talvolta il basso
Sempre le percussioni
Un'armonica a bocca
Quando penso a una pelle diversa
Sono bianco, pallido,
l'anima nera è sempre lì...
un colore nascosto
urla sommesse e strozzate
vogliono gridare ma non possono
l'involucro bianco reprime la libertà!
A cinquant'anni ti rendono la vita complicata
Cominci a puzzare e il pesce lo pulisci male...
Non sai più in quale pescheria soggiornare!
Per un drink ti guardano male perchè non sei più un bianchetto...
Ti tolgono gli spazi, le panchine sono già occupate dai vecchi,
Sul bus non c'è mai posto a sedere, l'ufficio diventa un bughigiattolo,
la donna ti lascia per uno più giovane e i figli ti chiedono i soldi!
Poveri stolti!
A cinquant'anni mi rendete la vita più semplice...
Libero...
Di essere solo
Di pensare
Di andare alla deriva con l'accompagnatore di turno...
Di dire di NO
Di crepare come voglio!
La depressione non guarda in faccia
Nessuno (un intruso) all'improvviso
Diventi tale da molestare la mente
Ora sana che non ricorda il bene
Che le hai voluto...
Rumori di urla ridda di ventriloqui
Tiro alla fune tra pace e guerra
In mezzo bambini come palle da tennis
Sballottati vincono e perdono
Il set si apre e appare il giullare
Trastulla con il gioco di tanti morti
Soldatini di plastica pronti a bruciare
Da fiammifero gettato lì...in mezzo...
Che schifo la mia strada apro il cancello
Erbacce mi guardano barbe incolte
Incrociano la polvere solleva lo sguardo
Tira a campare per adagiarsi su pelo
Un tempo lucido di quello incorniciato
Tra argentei riccioli ricco decoro su
- Mensola spolia -
Sta per succedere che apro il frigo
vuoto spessore di bianca plastica
riempio il mio teschio anche Lui
Vuoto e aspetta la prossima volta
Sta per succedere che scendo dal letto
Le pantofole in bagno sorreggono
L'anoressico smaltimento di rifiuti
La lampadina ha i fili scoperti
Sta per succedere che la notte
Anticipi i ritmi di un dopo come un altro
Mi sveglio quasi subito
Tempo buttato via...
C'era una volta il poeta e scriveva
Del suo tempo intriso di emozioni
C'è oggi un poeta che scrive del
C'era una volta perchè il tempo
È sempre quello e le emozioni
Aspettano da qualche parte...
Rinnego il cammino
Tra la puzza del rifiuto
E non vedo l'incrocio
Annebbiato dai tombini
Il calore di un termosifone
Accresce la sinfonia di
Bipedi dallo sguardo giù
mi dico
Ricominciamo il folle gioco
Di passi ovattati e la paura
disturba
il consueto rituale
consuma la fretta
di dire le solite cose...
il quartiere osserva
dice e non dice
cela e libera il galeotto
sperduto s'aggira
e al successivo incrocio
s'arrende
Passa un tram
Quei bei vecchi tram
di una volta
ancora per poco
ora
simili a eurostar
con quei brutti musi
pensano di essere belli
così affusolati
silenziosi
anonimi
Quei bei vecchi tram
di una volta...
Un cinese dietro l'altro
take away di ogni tipo
turche-turchi a gogò
indiani
unti e bisunti
toh...
una trattoria toscana
sono a casa!
Questa cazzo di globalizzazione
Questo cazzo di euro
Questi fottuti cinesi!
Però...il take away è
Ancora&ldots;
A buon mercato&ldots;
Quante facce isteriche
Ti strombazzano ai semafori
Ti urlano negli uffici
Fretta di concludere tra le lenzuola
Sputano per terra
Ti ruttano in faccia
Facce maleducate
Facce gonfie
Il silicone le ha deturpate...
L'inquilina mi sorride uscendo di casa con la borsa della spesa
Il marito dell'inquilina mi sorride uscendo da un bordello di Viale dei Mille
E io sorrido...perchè li vedo entrambi felici...
Forse ricordo di essere stato bambino
Di avere un fratello lontano
Un amore importante
Breve eclisse di luna piena
Breve stagione autunnale
Poco il tempo per pensare
Di essere come sempre
Solo con il mio bicchiere
Griffato Rosenthal e di...cristallo...
Lesso misto di lingue biforcute
Pollo al sangue con un pizzico di curry
Patatine salate fritte nell'aria inquinata
Acini d'uva su un piatto vuoto
Acidità di stomaco
Improvvisamente vomito
Mi sveglio di soprassalto
Ora ricordo
Ho sognato un'intellettuale...
Rispetto,amore,educazione,senso della famiglia...
Mio Dio, sto male...che cosa ho mai sniffato stamattina?
Mi sento (sempre) fuori dal coro di chi
ha fatto della consuetudine il minore
dei mali quando le vere pecore pascolano
libere e il fattore assorto si riposa e le guarda
fumandosi una sigaretta tra la pace della natura
Questa sensazione di precarietà...
Forse è tempo di andarsene
La vita ? un giocattolo inutile!
Quando si inceppa il meccanismo
È tempo di cambiarlo o di cambiare
La pila e la durata dipende dal
Consumo che ne fai e non sai
Mai perchè l'altrui giocattolo
È sempre il più bello...
Andiamo verso l'ignoto del
Vuoto correre dietro uno spot
Dipinto di bianca dentatura
La presentatrice macabro fumetto
Annuncia l'inizio della trasmissione
Che ha per filo conduttore... è consigliata
La visione a un pubblico adulto...
L'altro pubblico aspetta l'atto secondo
Di questa triste messinscena di un
Palinsesto che non ha scelto e che
Gli piove dentro casa e la culla già
Dondola di troppi pensieri.
Io sono sempre dell'avviso che dire
Ci confonda con il branco e tanti dei
Aspettano la tua voce per il gusto
Di sotterrarti perchè la loro raucedine
Abbisogna di cori modesti per poter
Tirare alla pensione...
Mi piace pensare al fatto che tutti pensano di
Essere più belli, più furbi, più ricchi, più immortali,
più intelligenti e poi quando muore il vicino di casa
toccano ferro aspettando di rimandare il proprio turno
E dunque solo una misera conta che li tiene in pista?
Un pallottoliere è l'unico senso della vita?
Forse si, appesi deboli a una catenina di palline di
Plastica presa a un mercatino per poche lire,
tanto vale la considerazione di se...
Non ho ancora redatto il mio testamento
Non ho nulla
Una preoccupazione in meno
Che fatica scrivere quattro fesserie
Su chi è stato meritevole e su chi non ne è degno
Vorrei donare il mio nulla
A chi mi ha sempre amato nel silenzio
di un estraneo -
Non capisco perchè i poeti
Raccontino le emozioni di
Altri poeti come delle cover
"Best collection" di vecchi vinili
sostituiti da cd con una musica...la stessa!
Siamo in tanti!
Ci vorrebbe una bella guerra!
Così sfoghiamo le nostre aggressività!
Lo diceva sempre mia nonna...
Lo dico sempre anch'io
Siamo in troppi!
Una bella calamità naturale!
Così sprofondiamo come i dinosauri!
Lo diceva sempre mia nonna...
Lo dico sempre anch'io
Siamo incolori insapori e inodori!
Almeno le metropoli puzzano
E sentono i gas di scarico imbuto
Da travaso per i meandri del cielo
Mia nonna non lo poteva dire
Avvolta da una fredda nebbia
Che allora passeggiava per
Le rade vie e una ciclabile
Indicava la direzione...
Mi stai allontanando dalla tua vita
Passo dopo passo mi digerisci
come un bicchiere d'acqua a fine pasto...
Ti restituisco le tue cose impolverate
Come il nostro non vivere e il non essere
Di un bambino che talvolta (quando vuoi tu) diventa uomo
Per cacciare l'indesiderato ospite...
E' proprio vero che la liberazione
Lascia il passo alla più disperata
Solitudine e il senso della vita
Ti sfugge di mano, una mano
Che ti teneva stretta al suo petto
Un amore sgangherato sin dall'inizio
Come quelle macchinine che noleggi
All'aeroporto e non sai quanta strada
Potrai fare per via dell'usura...
Tardi sono arrivato quando il danno già
Fatto non mi concede la tregua di un attimo
Per poter riparare il rubinetto che perde
La goccia dell'amore che schianta
Sul lavandino e disinvolta se ne va...
Strano questo millennio nel suo inizio
Figlio di un vecchio poco saggio che
Si circonda delle peggiori disgrazie quasi
Fossero belle dame da portare a un
"Happy-hour" per un veloce aperitivo
e poi aspettare l'eclisse della città
oscurata e con occhi sopiti guardare
la metro che ingoia l'alba dell'ingordigia.
Sono la matricola 524
Dunque ho un nome
Mi chiamo Cinquecentoventiquattro...
Non sono allora un numero!
Come sono contento!
E pensare che ero convinto
Di essere un codice fiscale
Il numero di un citofono
L'Ehi tu...detto da un passante
Una carta di credito
Una password con
Una data di scadenza
Sono la matricola 524
Dunque ho un nome
Mi chiamo Cinquecentoventiquattro...
Mi chiama il momento
Mi dice di aspettare la risposta
Nella pausa dell'intervallo troppo
Breve per un caffè non consumato
E il tempo riprende a lavorare
Oggi splende il sole e
Mi apparto a riflettere
Sul mio non capire la
Mia donna - ora di un altro -
Che l'ha rapita per un sogno
Che le avevo promesso e
Le sabine non anelavano
Essere rapite e consumate.
Quando incontri qualcuno
Ti sembra di fare un passo avanti
E un nuovo pezzetto si aggiunge al tuo
Puzzle incompiuto dalle troppe assenze
Per i tasselli mancanti e l'abbandono
Successivo aumenta i buchi che pensavi
Di chiudere e allora aspetti il nuovo errore
Pronta a ricominciare il gioco ormonale che
Illude per poco tra risa e baci diversi e la testa
Ti segue ricordando il passato che non
Puoi più riprendere...
Cerchiamo un corpo più giovane
Dimenticando che il nostro non lo è
Più e gli ultimi fuochi reclamano
Un pompiere che accorra con calma
E spenga l'immaginazione di noi
Bambini che sognamo quel vecchio
Ancora lontano e quando si avvicina
Scappiamo e fingiamo di essere altri...
Non mi stancherò mai di ripetere
L'assurdità del nostro vivere tra
L'indifferenza di tutti e un morto
Per strada non attira l'attenzione
Perchè è successo a lui e a me
Non potrà mai succedere...
L'unica vera malattia inguaribile
È il sesso che miete miliardi di
Vittime che non possono essere
Curate e manca l'antidoto perchè
I sensi si moltiplicano e sono
Resistenti agli antibiotici e poi
Perchè resistere?
La poesia, sempre il solito ritornello
Di gabbiani sparuti che chiedono
All'alba dov'è il mare perchè la
Petroliera l'ha nascosto e quando
Giunge sera il colore è sempre uguale!
Ritornare a essere semplici, veri nei
Pensieri , nello scrivere di un mondo
Che non ci appartiene ma lo subiamo
E il suo coraggio ci porterà nella fossa
Che spegnerà quella voce che
Passeggiava distratta...
I massimi sistemi, una gran bella puttanata!
Loro sono sempre lì, statici, da millenni
Non dicono, siamo noi che chiediamo e
Ci diamo le risposte che vogliamo per
Gratificarci di una merda di vita spesa
Tra le nostre miserie e l'essere così
Fragili , figli di un disegno che non
Esiste , esiste solo che ora ci sei e dopo non più.
Non dobbiamo pensare a un perchè!
Così è tutto più facile e possiamo
Dire che l'evoluzione della specie
Non vi è stata e due cellulari in più
Ci collegano con l'infinito...
La sensibilità improvvisamente
Dimentica che hai fatto parte di
Un breve tragitto con chi
Ti ha portato sul palmo della mano
Come la persona migliore al mondo
In quel momento spezzato da lieve
Brezza indecisa
Essere in balia di tutti
Di tutto non vi è ragione
Provo una grande pena
Per chi risolve il rebus
Ma l'anagramma è di troppe
Lettere e il malcapitato accorcia
L'alfabeto così è tutto a posto...
Ritorno a dire che l'amore si
Rinnova nello scazzo quotidiano
Di quando ti svegli e fuori ti
Aspetta quella donna che
Alla fermata ti guarda e sorride
Per il pensiero che potrebbe essere
Diverso e poi scendi prima sperando
Che il mattino successivo quel sorriso
Ti dia il buongiorno e scenda assieme a te!
E...parliamo un pò di questi anni
Ammuffiti e sotterrati dalla noia
Di chi si non si dà pace al grigiore
Di un cielo, una volta azzurro, che
Non si guarda più perchè attraversiamo
Strade con sguardi abbassati e un cane
È l'unico animale che riusciamo
Ad accarezzare perchè i morsi li
Abbiamo già presi da altre bestie
Che ringhiano e vomitano parole
E non si riconoscono più
E più non si amano
E più sono soli
Aspettano sempre di essere morsi
Di mordere perchè la dentiera ancora tiene
E gli anni passano così...
Tra i contorni di una forma e il nulla dentro il vuoto.
Ci si lamenta di tutto e di tutti
Perchè non capiscono che il silicone
Non allunga la vita e le rughe dentro
Ci corrodono assieme alla Coca light
E allora ci si lamenta di un tale che
Non riesce a darti l'amore chiuso
Nell'ottuso egoismo di soddisfare
Una voglia primordiale e di nuovo
Ci si lamenta degli altri sbagliati
Nel pilotare un'arca che affonda
Perchè il mare è mosso e il
Conducente ti butta a mare perchè
Non sai nuotare!
Ci si lamenta di NOI
Mi piace osservare una direzione
O l'altra o un'altra ancora oppure
Pensare che non ci sia perchè il
Puntino è tra tanti puntini e
Ciascuno guarda il proprio
E la bussola indica le vere coordinate...
La poesia è semplicemente un modo
Di essere, di vivere, di sentire quel
Soffio che giorno dopo giorno spinge
Il respiro a fermare il tempo
Il tempo stabilirà i nuovi riequilibri
E cio che oggi è triste domani sarà
L'inganno di un momento come gli altri...
Quanta presunzione e quale arroganza
Nell'esercito dei soldati semplici
Che all'assalto di vuote trincee
Piantano una bandierina prima di
Morire pensando di essere stati liberi
Un cecchino spara qua e là
Ogni tanto ci prende e il sommo
Artefice di tutto questo sistema i conti...
E chiude la cassa prelevando quei quattro soldi!
Non ci faccio niente con il tuo voler bene!
Non mi basta
Non mi aiuta
Solo...
M'affossa!
Quando leggo alcune poesie
La tristezza mi assale
Per lo spreco di Infiniti che limitano
Il finito di chi ha ben poco da dire!
Come è triste comunicare così
Un sms sanziona il solito epilogo
Almeno una volta non c'erano
Cellulari che allungavano l'agonia
Di futili parole e cresce la disperazione...
E così ci risiamo...
Ancora qualche giorno e si
indossa il vestitino della festa
per uno sconosciuto che è
nato per caso, per caso se
ne è andato ,poi è ritornato
ma noi non ritorniamo, ci fa
piacere pensare che la morte
è vita nell'immaginario collettivo
di un profumo della Lacoste con
un bel culo di un nuovo dio
che al posto di una capanna
si adagia su un comodo sofà
e il bue e l'asinello di quel presepe
ci guardano e tristemente sorridono
perchè la storia non ci ha cambiato...
Ogni giorno muore qualcuno
Ogni giorno qualcuno nasce
Tanti corpi vanno e vengono
Dimenticati dal sopraggiungere
Di altri più o meno sfortunati
Che nel tragitto trafitto di trappole
Tra una fermata e una cartoleria
Cercano qualcosa di indelebile o
Una gomma per cancellare il
Presente ma la carta assorbente
Respinge al mittente il tempo
Che vive e ti aspetta così al suo Capolinea...
Tutti vogliamo essere ricordati
Ma i posteri dimenticano presto
Chi c'era e non c'è più e poi
Perchè dobbiamo essere ricordati
Se siamo solo di passaggio e poi
Perchè essere ricordati in questo
Schifo di mondo dove, a malapena,
Ricordiamo di essere soli tra soli e
La voce grossa ci riporta nelle
Voci grossolane e grasse risate
Ci fanno sentire più allegri in compagnia?
C'e sempre la speranza che l'anno nuovo
Sia meglio di quello appena trascorso e allora mi
Sovviene il dubbio che il meglio sia un peggio
Che si itera e più non riusciamo a distinguerne
Il confine e viaggiamo con la fantasia in
Un unico sogno e quando ci risvegliamo
Nulla è cambiato , solo l'alba della storia
Saluta e invita a riscriverci...
Io do sempre
Ricevo poco
Tutti si tengono stretto
Il loro limite
L'informazione viaggia lontano
E' sufficente saltare il limite!
Questo bisogno di comunicare...
Questo bisogno di dire...
Questo bisogno impellente di scrivere...
Come quando ci scappa, una,due,dieci volte al giorno...
Come quando ci scappa una parolaccia...
Come quando ci scappa uno schiaffo...
E allora...?
Questo...avevamo da dire...?
Era un pò di tempo che non suonavo la chitarra
Un blues mi riporta ai nostri ghetti e
L'ufficio-piantagione produce cotone-software
E il padrone mi paga sempre troppo poco
Perchè i soldi non gli bastano mai e poi mi dico
Perchè mi incazzo? Continuo a suonare e capisco
Perchè il blues sia la musica di (quasi) tutti e immortale!
Che faccio domani?
Invecchio
Il resto?
Solo fesserie!
La contraddizione è quella cosa che
Ti permette di stare in piedi e di
Non zoppicare perchè sei scivolato
Da un gradino troppo alto anche se un
Pavimento lucidato e lindo nasconde
le insidie barcollanti da troppa
sicurezza...
Racconto la poesia del quotidiano
Scontato...una botta di vita ci vorrebbe
Per cambiare la trama che da secoli
Si ripete sempre uguale e i sentimenti
Parlano delle solite cose e la minestra
Riscaldata non porta buone nuove
Anzi raffredda i condimenti...
Questo 2003 inizia alla grande!
I morti aumentano perchè qualcuno
Rivuole la propria terra e gli altri
Occupano le città che vogliono
Essere libere e la partita va avanti
E il risultato è sempre di parità...
L'arbitro non fischia perchè non c'è...
Gli allenatori incitano le squadre
All'attacco e i goal segnati non hanno
Più validità perchè la rete è piena di buchi...
Un sax accenna la melodia
Il basso lo segue freneticamente
L'ansia di una batteria prosegue
Nel ritmo caotico della mia città
E il tacchettio agitato di una donna
S'intrufola nella stazione della metro
Si chiudono le porte e inizia la folle corsa
Degli strumenti ora impazziti e un grido
Mitiga la disperazione di una libertà
Galera di malati di testa e il caffè della
Pausa pausa nell'assordante ridda di rumori
Si stringe la testa e la ripetizione uccide il
Singolo gesto gesto di tutti e all'unisono
Si spoliano degli indumenti perchè la misura
È vuota e bisogna aspettare i prossimi passi
Ora lenti infine sempre più veloci, incespicano
E la donna cade travolta da un clochard il
Cui bastone rotola lungo le scale e il tempo
Lo lascia là...e altri incespicano e ruzzolano...
Un canto sommesso e lieve
Quattro note di un piano
Danno il benvenuto all'inatteso
Ospite che sembra gradire quella
Musica così diversa e nuova
Si siede e ascolta
All'inizio non capisce ma poi
Entra nella scorza ed estirpa
Tutti i nei cancerogeni
Un'altra pelle si ritrova
Il piano prosegue la pulizia
Un calore improvvisamente lo assale
Si muove ora con tutto il corpo
Miracolo delle emozioni trasfuse
Il sangue riprende colore e la
Bestia si trasforma nel suo divenire
Bella la visione d'assieme e per un
Attimo cattura la verità, troppo poco
Per tre minuti d'ascolto e la traccia cambia...
Ora dico quello che penso e che ho sempre pensato
Il poster mi guarda,giovane e robusto, bello e perfetto
Peccato che...anche lui invecchierà come tutti e poi
Bisogna vedere se vivrà, quanto e come.
Guardo il poster come lo specchio dei miei ricordi
Il cartone si decompone lo specchio no, ti fissa sempre!
Toh...una scheggia nel vetro e mi guardo l'occhio
Ora filiformi venature rosse anticipano la totale
Cecità della notte e il cuscino bianco con bianche
Lenzuole immagino a breve e lo specchio forse
Sarà ancor più scheggiato o forse no perchè
Non resisterà a una bomba che colpirà questa casa
O forse mai l'eternità che diventa mortalità di un oggetto
Ma allora che cosa sopravvive? Forse quel poster in un altro disegno
Continuerà a vivere con uno specchio nuovo
Una gara tra la precarietà dell'umano e l'immortalita dell'oggetto...
Ora dico quello che penso e che ho sempre pensato
Il nulla ha svuotato il niente e prima la forma
Circondava l'assenza del vuoto del c'era una volta
Un girino sopravvissuto nello stagno e qualche
Felce riparava da un sole malato il ranocchio
Che giocava come tutti prima di divenire adulto
Nello stesso stagno e la puzza aumenta perchè
Mancano le perturbazioni e ti ritrovi a crepare
Senza poter cambiare le lenzuola...la rana
Ha sbagliato qualcosa e il principe azzurro
Bacia chi non è nei paraggi perchè l'essere
Troppo brutti deturpa il paesaggio malato
Dal gas di scarico di troppi aerei che fanno
Finta di salvare il mondo con il loro carico
Di dolore per poi tornare indietro con qualche
Soldo rubato alla povertà dei più che nulla
Possono e devono pagare il proprio debito...
Il discorso si articola tra numeri primi perchè tutti non accettano di essere pari o dispari...
A ritroso
Una Mente ricorda il proprio passato
Mente su se stessa
Mentono le parole figlie della menzogna
Mentono i gesti nipoti di Noi
A ritroso...nella vergogna della vita...
Paradosso
Felici di essere vivi
Disperati per non poter morire
Tragedia umana in un palcoscenico bislacco
Il tempio vigliacco chiude ora i propri battenti
Forse uno sguardo
Diceva e non decideva
Forse una voce
Parlava oppure no
Forse quell'amore
Incipiente pensiero
Il silenzio tace nella pausa
Paura...?
Non so
Dopo
Semplicemente
Sciupa
Quel tempo
Non si volta
Ora uno sguardo
Ritrovi
E la voce
Di nuovo
Sussurra
Domani
Spegne la nota
E poi
Non so
Forse quello sguardo
La dolcezza di un gesto
L'io a ritroso
Dimentica
L'esistere...
Il tempo di sbagliare
Tardi troppo tardi...
Indelebile l'errore
Ritrae la marea
Stanca l'onda
Addormenta
Il mare
liscia la brezza
più non fa le fusa
E tutto
Torna come
Prima
Cosa dire di quel bene
Privato dal sorriso
Serio monito al
Passaggio del
Testimone
L'intruso
Astutamente
Insinua
Vince
Breve tragitto
Per poi
Rallentare
Ferma il passo
Ha perso il bene
Torna all'inizio
Ma
Lo sparo
Annuncia
Un'altra
Corsa
In quel momento
Afferri l'impossibile
Nel vuoto della vita
Una goccia nel secchio
Ravviva l'imbrunire
Quella congiunzione
Come una meteora
Torna a nascondersi
Io
Tu
Due corpi
Due anime
Insieme tracciamo
L'instabile felicità
Divide il momento
Diverso per entrambi
Io
Tu
Due corpi
Due anime...
Quando ti penso
Archetipo di Venere
L'emozione esplora
Dove la mente
Mente la vanga
Non anela coltivare
Il deserto attorno...
L'orizzonte talvolta
Osservi e la direzione
Opposta alla tua
Nega l'amore
Addormentato in stanze
Buie perchè la luce
Ha scelto
L'incompiutezza
Della parte
Non troverò mai
La probabilità
Fisica
Di
Un corpo
Che
Gravita
Attorno
Al
Mio
L'amore ti
Chiede
La mano per
Poi stringertela per
Poi abbandonarla
Pronto a un'altra stretta...
Mi presento
Così come sono
Ogni volta mi rispiego
La solita musica
Quel poco della clessidra
Mi spazientisce
Sabbia sempre più fine
E...la fine...
Non si sa quando
Allora mi riallontano
E mi ripresento
Così come sono...
A letto nessuno
Vuole giocare
Una folle competizione
Per schiantarsi
Da qualche parte
Nessun vincitore
Solo un letto
Disfatto a metà
Solo un Lui
Ricorda una polycar
Solo una lei
Ricorda una barby...
E il carrozzone
Dei sogni mancati
Cambia destinazione
L'inizio
Sembra
Perfetto
Rivivo
Rivivi
Riviviamo
Il passato
Malattia
Ora
Guarita
Poi
Oggi
Un mal di testa
Non passa più
Domani
Quel
Male
Lontano
Muore
L'inizio...
I buoni sentimenti...
All'improvviso
Due belve
(...perchè non ti sei mai amato...)
Scimiottano la vera natura
Che si procura il cibo
Nelle corse della savana...
Ho sempre pensato che
L'egoismo non permetta
Di amare chicchessia
Ma nessuno vuole ammetterlo
Perchè questo bene rifugge
dal peggio di tutti...
Cosa rimane
Da una mezz'ora di sesso?
La solitudine (unica soddisfatta)
Esce dalla stanza e due ombre
Nude e tristi
Rivestono il corpo
E i vestiti
Hanno preso aria...
Le impalcature che sovrastano
La testa ci fanno sentire forti
Ma al primo cedimento
Questa maledetta debolezza
Arriva sotto i piedi e travolge
Tutto e tutto si annulla nel
Rifiuto di sè.
Sembra impossibile
Svegliarsi ogni mattina
Con la vergogna di
Un profumo da quattro soldi
Che ti accompagna in una
Giornata come le altre e
Quella cosa così speciale
Che potrebbe capitarti
Non è poi speciale
Semplicemente ci si dimentica
Il nostro non vivere...
Il piacere delle piccole cose...
Il lusso di potersi isolare
Dal branco ammalato e morente...
Il business vuole che tu produca
Per sentirti il migliore tra i migliori
Come tanti Gennariello aspettiamo
L'educatore, il personal trainer che
In una palestra ci insegna a gonfiare
I muscoli e una bistecca di manzo
Ci tiene in linea e mia nonna
Ammazzava il tempo preparandomi
Dei ravioli con tutto l'amore che
Poteva donare e mio nonno mi
Portava in Duomo e quattro
Piccioni mi rendevano felice...
Oggi si usa la bocca
non sorride mai
se ridi sei un infelice
tutti ti guardano come se fosse una disgrazia
quando parli nessuno ascolta
una mummia è più sincera
vera nella conservazione
della storia...
Si narra di un ventriloquo che
di nascosto e all'improvviso parlava
diceva cose vere
disturbava l'infelice vivere di tutti
da sempre si cerca di smascherarlo
e ciascuno si guarda dentro per
trovarlo e per sopprimerlo
ma quella vocina attende
trionfante di uscire da un corpo
appesantito da troppo silicone!
Quante coscienze abbacchiate!
Alcune sono contente così...
Altre subiscono il trash
Dei nostri tempi e una partita
Di pallone e una soubrette ignorante
Mi riportano a Rio dove alcuni
Politicanti corrotti impoverivano le
Coscienze e un piatto di fagioli
Condito con una soave bossa
Allietava il fine pasto...
Ci vorrebbe una rivoluzione dei valori!
Stanchi e sopiti aspettano da qualche parte
Che qualcuno li prenda per mano e li conduca
Nella via principale tra sguardi sparuti e assenti
Forse qualche bandierina sventolerebbe e
Un applauso sempre più ritmico e forte
Accompagnerebbe il passaggio di
Un dio dimenticato tra la fuffa del presente...
E' tutto un remix...
Un remake
Come siamo monotoni!
Così uguali!
Scontati
Nei sentimenti
Nel vivere
Nel far finta di...
Nell'efferatezza!
Nel nulla di tutto...
Nella nascita
Nella morte
Siamo Noi
Lo stress?
Un'invenzione!
Mia madre aspettava
Le bombe e mangiava tuberi!
Aveva solo quindici anni
Ora ne ha settantasei...
Non è stressata
Non lo è mai stata!
Il prozac ai bambini
Per renderli innocui
Passivi e dipendenti!
Sono già stressati
Dalla competizione
Di altri bambini a loro
Volta stressati da genitori
Che competono con se stessi
Perchè parlare è faticoso!
Cosa aspettiamo a ribellarci?
Non sarà un TV-color a 118 pollici... a tenerci
Incollati su una sedia?
O sono i cristalli liquidi...?
O il 27 del mese sempre più misero
Perchè il signor Euro ha deciso di renderci
Più poveri?
O ci sta bene così?
Abbrutiti e bastonati nelle nostre case?
Traditi.... da mogli figli ,amanti e puttane...?
Quale dignità possiamo pretendere
Dal momento che ne siamo privi?
E poi osteggiamo uno stupido orgoglio
E un'ancora più stupido pregiudizio
Fieri di pensare di essere umani, individui,
io-pensanti decisi e decisori dei nostri e
altrui destini...
Bestie onnipotenti che nulla possono
Contro il tempo e nell'affanno della corsa
Arrivare primi è solo una iattura...
Il silenzio dice che la favola
Diventa sogno per un mendicante
A passeggio nella buia spiritualità
Del ricordo di voci ottenebranti
Tra calici di seno e il bicchiere
Mesce il dolce miele distillato
Dai troppi nessi di futile legame
E non riconosce un bambino
Perchè mai ha guardato come era
Distratto dalla fine abbagliante e
Desiderata e la notte lotte rotte
Per paesi lontani dove stella
Non risplende oltre il guado
Trafitto da spade perse spuntate
Per i troppi morti che il tempo
Accomuna e il mendicante solo
Aspetta che il corpo lo sopprima
Superpotenze offresi in vendita
Svendute al primo blablà di voci
Più grasse, grasso da mungere
Perchè l'obesità è un lusso e
L'anoressia richiede energie ma
Non sanno che la storia insegna che
Non si può sempre essere i più
Potenti, ricchi, belli dalla bianca dentatura e
I brutti un giorno non saranno
Più brutti perchè le monete
Sceglieranno l'altro piatto della
Bilancia e il superpovero si
Abbevererà alla fonte proibita
Come un miraggio nel deserto...
Perchè ogni volta ripetere
Il consueto rituale a perdere
Di tornare a camminare a ritroso
Come i gamberi con la differenza
Che il nostro mare è un'immensa
Chiazza di petrolio e opaco il bisogno
Di specchiarsi?
La pace, parola grossa per la stupidità
Di chi poco ha studiato a scuola e la storia
Non ha capito per le troppe date cimiteri
Di numeri e il ricordo confonde...
Si deve trovare un motivo per giustificare
Il nuovo olocausto alle porte e la ragione
Non ha un motivo solo perchè il baratto
Non è più un mezzo di scambio...
Gli antichi romani sono scomparsi
A seguire... i nuovi gladiatori figli di
Un eccesso che li rende vicino a Dio
Quello vero prepara intanto la nuova semina...
Chissà come mai
quando scrivo che sono triste
tutti mi rispondete: "dai, su..., non essere triste!
Chissà come mai
quando scrivo che sono allegro
Tutti mi rispondete: "beato te, che sei felice!"
Chissà come mai
quando scrivo che sono innamorato
In coro mi rispondete: " io mi sono appena lasciata!"
Chissà come mai
gentili poeti
le emozioni
non viaggiano mai
all'unisono ed è quasi
un disturbo sapere che l'altro vive...
Io e la poesia
(Monologo)
Due parole per dire&ldots;
Che ho sempre pensato che la poesia
potesse essere di tutti, universale e
non degli imitatori degli imitatori
Che potesse essere come il Jazz
un'improvvisazione che approdi là
dove non è mai ben chiaro...
Come le nostre vite
Pronte a essere spezzate
ora o dopo o quando...
Come il gusto eterno di due note semplici
o un lamento blues di B.B. King
una poesia nera e vera
Il vissuto nel sangue
nel ricordo di bianchi traghettatori
caronti di nuovi inferni in terre lontane...
Ho sempre pensato che la poesia
non dovesse essere l'interpretazione
più o meno riuscita di
uno spartito del Carulli
o di una sinfonia di Wagner
o le pause di Satie così
studiate con gli intervalli
ubbidienti come tanti soldatini
pronti a immolarsi per una musica assente
- Le pause appartengono a tutti -
La poesia... un monopolio di sigarette
Sempre le solite, marlboro o gitane
Che differenza fa?
Con il filtro o senza?
Nuociono gravemente alla salute...
C'è scritto, un cancro e puff!
Peccato che ci sia il fumo passivo...
Lo dobbiamo subire anche all'aperto!
Ma hanno la vita breve, la legge punisce
i trasgressori
Si...
Ma che li punisca!
Ho sempre pensato che la poesia fosse
nell'aria inquinata che respiriamo,
nella vista rara di un bel tramonto,
nell'amore ancora più raro per una donna
Tra i fondi di un bicchiere colmo di vino
Tra le parole che si fanno adulte
nelle conversazioni mute di due amici
e non in qualche salotto spelacchiato o
spazio ammuffito e buio
come buie e grigie le scuole
in cui studiavo con il marcio
del legno che puzzava e la
maestra che puniva la mia mano
"maledetto mancino" che il
Diavolo ti abbia in gloria schernito
da saccenti compagni che mi tiravano
le noccioline come giovane cucciolo in
gabbia dietro una vecchia lavagna
logorata e scrostata dal tempo che non l'ha
Perdonata - la maestra - il diavolo l'ha poi accolta in gloria!
Jimi, un maledetto mancino nero,
ha cambiato le sorti della musica
Una poesia diversa che ha sconcertato
le solite bolle di sapone appesantite
dalla paura di dover cedere il passo ai
soliti extra-comunitari...
Hai sempre avuto ragione , caro Hank,
a disprezzarli - non sono cambiati -
Sono sempre loro!
Affluenti di un fiume
arido,in secca, sterile, senza pesci,
moribondi in attesa d'acqua...
Quest'acqua che scarseggia
Il tempo cambia e
le previsioni non sono buone
Sole a volontà...
Immagino le rive di questi ruscelli,
ai lati file di banchi
e banchieri che si guardano
e non dicono
non possono dire
manca l'acqua
I pesci non passano
...e che cosa potrebbero dirsi...?
Prendono un libro di storia e ricordano
come era e...
come non è più
La storia si crea nel suo divenire e
non può essere copiata
- Impostore -
La poesia inizia a fluire , prima lenta
poi le rime proseguono il cammino
del respiro diverso dal tuo
Tossisci ora...
la nicotina ti fa male!
Ho sempre pensato che la Poesia
fosse in uno sgualcito poster di un bar
o la Marilyn tappezzeria di un TIR
inginocchiata con le calze a rete di
una nera che ti prende il coso e te
lo succhia sino a farti male male
Maledizione di una vita a senso unico
Unico modo di uscirne anticipare il saluto
prima che qualcuno ti stenda un bel
lenzuolo bianco immacolato e lavato
con l'orsacchiotto ammorbidente
Che cazzo!
Non mi è mai piaciuto quell'ammorbidente...
Come quelle donne che indossano quel profumo
così borotalcato che ti prende la testa e ti fa
vomitare e l'ascensore in cui sei chiuso con lei
vomita assieme a te...ma anche questo..è poesia!
Due parole per dire...
Che mi sbagliavo e mi sono sempre sbagliato!
Poesia è l'esatto contrario della mia proiezione
al potere di un immaginario
fatto di scatole vuote da riempire
di segatura che si appiccica alle scarpe e
non ti molla sino a sera
quando ti sfili le calze bucate
col pollice che ti guarda e impreca
prima di darti la buonanotte
Poesia è la sveglia delle sette con contorno di un corpo
che gesticola la propria inutilità seguita da un tiepido
cappuccino e la brioche sbriciola sul pavimento
prima di entrare nella casa della mafia dove stacchi
il ticket agnello sacrificale nel mattatoio dove otto ore
passano spavalde tra l'imbecillità di sparuti avvoltoi
I miseri resti mi porto via - parte della carcassa -
prima di congelarmi nella veglia del sonno dopo
una bresaola insaccata tra la celluloide di
pupille riflesse nella data di scadenza
Io mi addormento sotto il cuscino dipinto
TV Color di un canale di troie che danno
numeri solo numeri e tanti una cascata che si interrompe
e sbaglia il dito stanco da tanta complicazione per
ricominciare a caricare la pila del giorno dopo in
un gioco che ripete la poesia del reale
Io e la poesia...
Punteggiature senza senso
Il senso dell'essere ora
che è non senso altrimenti
si arrabbia e non può darci
la possibilità di dire
il non detto
Le stagioni non sono più le stesse
Il tempo fa le bizze
Esattamente come Noi
Bizzarri rosicchiamo
Avanzi di giornate
sempre uguali
Diverse nell'ora d'aria
che respiriamo e guardiamo in alto
se una goccia o un escremento di un piccione
segna il territorio - il Nostro territorio -
Stolti nell'illusione di aver comprato
anche quello dove torneremo e
Qualcuno ci dovrà coprire con una stupida vanga
o ci terrà come ampollina in qualche cesso
dove lo scempio si compie e prosegue il proprio corso
Corso Monforte - a Milano -
percorrevo l'altro giorno, poesia di volti
distratti e frettolosi, vuoti e incattiviti
La fretta di produrre carbone da infilare nella calza
Calze a rete fruscii sotto una gonna che
ha dimenticato di amare, di sentirsi vivere e
Poi
Penso alla mia donna - la mia Poesia -
E che merita, meritiamo molto di più di quel niente che abbiamo!
La tenerezza...
Di quando 	la vedo al mattino
Di quando 	mi sveglio con lei
Di quando 	la prendo per mano
Di quando	parliamo sommessi...
Ricordo di noi bambini alla scoperta
di altri bambini prima di divenire
adulti schiavi e privi
di parole nelle ovvie iterazioni
Riiterate ripetizioni che (ri)conducono
all'inizio di quel discorso che
non conclude e si morde l'ultima vocale
nel conclave di voci confuse prima di
perdersi nell'illusione di aver trovato
un punto che chiuda il lamento di quella frase...
Due parole per dire...
Che ho sempre pensato alla poesia
nelle fusa affettuose del mio gatto
e non nel riciclaggio di sacchi di patate
a cui pagar cospicui dazi a
squallidi mercanti d'arte impoveriti
dalla propria miseria umana ricoperta da
un libro di Montale con le
pagine sgualcite e impolverate
da saccenti starnuti del dopo
copertura di grasse ignoranze
travestite da battone slave
che sulla Binasca reclamano
il loro diritto alla vita
vita non scelta
un'altra vita pensavano
un altro padrone cercavano
un altro lavoro
un marito
un figlio
e
io
penso
ai nostri mecenati
che battono sulle strade di
una falsa poesia
chiedendo
(non danno)
percentuali
ai
loro clienti
Per una pagina lampeggiante
Per un premio inutile
dai troppi anonimi vincitori
per le scuole che si aggiungono
a scuole olocausto dove
studiavo con il marcio
del legno che puzzava e la
maestra che puniva la mia mano
"maledetto mancino" che il
Diavolo ti abbia in gloria schernito
da saccenti compagni che mi tiravano
le noccioline come giovane cucciolo in
gabbia dietro una vecchia lavagna
logorata e scrostata dal tempo che non l'ha
Perdonata - la maestra - il diavolo l'ha poi accolta in gloria!
CHISSA' COME MAI...
Chissà come mai
quando scrivo che sono triste
tutti mi rispondete: "dai, su..., non essere triste!
Chissà come mai
quando scrivo che sono allegro
Tutti mi rispondete: "beato te, che sei felice!"
Chissà come mai
quando scrivo che sono innamorato
In coro mi rispondete: " io mi sono appena lasciata!"
Chissà come mai
gentili poeti
le emozioni
non viaggiano mai
all'unisono ed è quasi
un disturbo sapere che l'altro vive...
****
Poesia
Un amico mi dice
che qui, nel nord,
il verde della pianura
divora gli altri colori
nascosti a ridosso
dei monti.
E un altro mi dirà
da una ridente
cittadina sull'Arno
che il fiume costeggia
sinuoso le vallate
di Bacco provocanti.
Qui, nel sud, canta solo,
instancabile
un bianco gabbiano
e la sera si riempie
di una leggera brezza suadente
e cresce il profumo
degli oliveti
e quel cipresso narciso
s'innalza
come una giraffa
gigante tra i fiori silenti.
E passano delle grandi nubi sulla mia testa!
UN UNICO TEMPO
Mi piace camminare nella fretta dei passi
E il sottosuolo rimbomba dei pensieri che
Sopra incedono quasi fossero distanti
Ed estranei come amici che si salutano
Per poi sparir(si) dietro l'angolo
Mi piace osservare il fragore di cuori
Come tori nell'arena incerto il vincitore
Quando il rosso stinge
E macchia l'infedeltà di quel cieco
E il bastone anticipa il gradino (fatale)
Mi piace cercare il nesso là
Dove pascola il non essere e
Stacco il ticket di quell'istante
Eterno nel non senso di un appetito
Che non sazia l'aver aspettato
Mi piace seguire il lento scorrere
Di quel ruscello che concilia
Il sonno della natura, non russa
Il pastore per paura del risveglio
Chè l'alba giunge già
Mi piace camminare,osservare,cercare,
seguire, fissare quella foto che stampa
così come sei ma il movimento toglie
la fissità e tu prosegui nelle successive istantanee,
il bianco e nero il tuo passato...
***
ROTTA DI COLLISIONE
Sfioro un corpo
Silente l'approdo
nel porto del cuore
Pasticcia lo skipper
E il vento...
Cambia la direzione
Galleggia una bottiglia
Mi sporgo
L'afferro
Un altro corpo da sfiorare...
Rotta di collisione
Tra iceberg sparuti
Raggiungo il tropico
E l'infinito si allarga
MAREA
Sfiora la mano
Un brivido gocciola
La schiena un cubetto
di ghiaccio scioglie
l'arsura e il desiderio
appaga la marea si
dilata nell'oceano e
bianca schiuma
approda a riva
GOCCIA
La goccia lacrima sul vaso
stanca di una lontana guerra
che divide il cuore illlusorio
- le due metà - rinfrescano
l'antica distanza e lo scorrere
di quel rivolo bagna l'ultimo
amore rivolto su se stesso
in un prenatale ricordo
FLASH
Flash
Scopiamo! Alla grande! Il letto canta la speme di Eros.
Il Bastardo ritrova il sorriso malcelato nel rituale decò
Flash
La periferia incontra il centro dove cammino
tra cubetti di porfido e la rotaia striscia
il passaggio di un incontro molesto
Flash
Spengo la mente nel sonno bagnato
sogno di quel chip e l'insonnia risplende
Flash
Lei mi dice che l'amore sgualcito nel cassetto
necessita la candeggina il colletto della camicia
Flash
Accade lo spazio cerca l'angolo
Non trova pace
Il peacemaker esclude l'emozione
che nasconde il germoglio
Flash
Corpi,corpetti
Sinuosi balletti
Ombre cinesi
da dietro il calvario
un calvados sorseggia
la sete nel cristallo
Flash
Sperimento
mento nel dirti che t'amo
Si guarda attorno
il Bene disperato
Spera nel nodo
che stringe la mano
rassegna l'ultima stretta
BREVE AMORE
Ti fumo distrattamente
e la cenere che (sola) cade
inesorabile accorcia
quel mozzicone d'amore
che ci resta e l'assenza del
fumo rimanda all'alone
cerchio bianco di sposa
un tempo innamorata
Spengo la sigaretta
La cicca consumata
calpestata dal mondo
abbraccia il posacenere
nell'ultimo respiro
La fine del viaggio
La fine del viaggio avrà gli occhi di un tenero amante
o l'ingenuità necessaria del non vivere
per vivere?
Oppure il riflesso di una giornata piovosa
che non vuole schiudersi all'orizzonte?
Attesi saliremo i gradini del cielo
E alle porte del Tempio
Il Teschio di nuda verità
Dirà
Sosta ora alla fine del viaggio
distratto l'imprudente viandante e non sa
che scrutare attorno il mondo
che inizia con il nuovo giorno.
Non so come sarà
Ma so che sarà
NOTTE
Nel ritiro
Della notte
Vago errante
Inseguo la memoria
Che un altro
Ama
La mia morte
La regalo a te
Nel crepuscolo
sonnacchioso
Romanzo
La virgola di quel mentre
Confonde la frase
Sembra ricominci il gioco
Un punto ci aspetta
Una parafrasi ci salva
Il pacemaker di un vecchio
Conta le pause
Tra battiti d'ali
L'angelo sorvola
Il romanzo già scritto
Interrogativo
Mi sono sempre chiesto come sarebbe stato...
Una scissione? Le due parti si allontanano?
Il fisico saluta il costruttore dei ricordi per poi
morire in un ventre di un'altra...?
Un'altra terra?
Un altro oceano?
Un cielo che occhi hanno visto in tramonti
più o meno sempre uguali?
L'interrogativo si sarebbe sciolto a breve,
il tempo necessario per approdare
alla nuova riva.
Stremato decisi di abbandonare il corpo e
di consegnarlo al suo carnefice, la mia pila,
IO, un giocattolo con la carica a esaurimento.
Da bambino giocavo al dottore...
Ora un dottore diverso mi guarda per l'ultima volta
Prima di lasciarmi morire...o vivere.
Ma...perchè vivere ancora se tutto è vissuto?
O...perchè morire se tutto è già morto?
La dolce morte (vita) accolse tra le sue braccia
Le due parti e il malato terminale potè morire
O vivere...