AMORI ASTRALI

 

 

Il Sole e la Luna alla fine della giornata si incontrano.

Lui ha appena terminato il suo lavoro, Lei lo deve iniziare.

Si guardano perplessi come a dire: "Ma noi che ci piacciamo così tanto,

ci potremo mai incontrare?

I giorni e le notti, si susseguivano senza sosta

E i due poveretti erano sempre più tristi perché

Non si potevano mai incontrare.

Un bel giorno Dio , provò pena per loro e decise che

Il giorno e la notte si sarebbero mischiati per

Formare un giorno-notte meraviglioso: con le stelle e i bagliori del Sole.

Il Sole e la Luna erano " alle stelle " dalla gioia: potevano stare insieme finalmente.

Gli abitanti della terra, però, erano completamente disorientati perché non capivano più.

Quando bisognava andare a scuola e quando, invece, dovevano tornare a casa.

E così molto tempo passò.

Il Sole e la Luna erano sempre più innamorati ma, si rendevano conto che,

la vita di tutti i giorni non poteva continuare così, in quel caos.

Allora Decisero di non incontrarsi mai più , ma in loro, rimase un bellissimo ricordo di quel periodo. I bimbi disegnano sempre il sole e la luna.

Il Sole , ha sempre un sorriso trionfante.

La Luna, invece, sembra dondolare come in una altalena.

Se la guardiamo attentamente, vediamo che ha ancora le occhiaie:

forse, poverina, non ha dormito troppo in quel periodo!!!.

 

 

CIRO GATTO SORNIONE

 

Lui, giaceva sempre lì: nella poltrona più comoda del soggiorno.

Nessuno osava passargli davanti o sedersi nella " sua " poltrona.

Ciro era un gatto piuttosto comune: pelo corto , grigio e due occhioni molto furbi e vispi.

Non aveva un carattere dolce: quando qualcuno si avvicinava troppo era come se si sentisse invaso nel suo territorio e iniziava a ringhiare; prima piano, poi sempre più forte.

Il poverino, che aveva avuto l’onore di godere della sua presenza, fuggiva terrorizzato.

Ciro però, amava essere adulato e Rosa, la sua dolce padroncina, lo considerava il più importante elemento della famiglia.

Ciro veniva prima del suo povero marito, che ora dondolava nella sedia, con aria assente e prima dei figli che erano usciti di casa senza aver lasciato alcuna traccia.

Lui Ciro, invece era dappertutto: nelle innumerevoli foto sparse nel soggiorno, addirittura immortalato come la Gioconda, in un enorme quadro posto sopra il caminetto; quasi a dimostrare

La sua assoluta e incontrastata supremazia nella casa.

E, mentre di quel povero marito non si avvertiva nemmeno la presenza, lui ,Ciro era come un Re : servito e riverito,giaceva sempre lì, nella " sua "logora e sdrucita poltrona , che si confondeva col vecchio pelo di gatto vissuto.

 

Alessandra Daga

GIOVANNI ED IL PALLONCINO PERDUTO

 

C’era una volta un bambino molto ricco: i suoi genitori amavano viaggiare: vagare di luogo in luogo alla scoperta di paesi lontani e di persone diverse.

Ma Giovanni, che aveva solo sette anni, s’annoiava moltissimo. Lui preferiva viaggiare con la fantasia.

Un giorno mentre passeggiava con la mamma ed il papà, vide un venditore di palloncini. Era un uomo alto alto e magro magro come un grissino. Era talmente secco che sembrava volasse da un momento all’altro. Urlava: "Palloncini, palloncini colorati". Ne vendeva veramente per tutti i gusti: con gli occhi storti, con la faccia da mostro, truccati da pagliaccio.

"Mamma, mamma, me ne compri uno per favore"? Giovanni volle il palloncino stellato: tutto luccicante e splendente. Ma stava per prenderlo, quando gli scivolò dalle mani volando su alto nel cielo.

"Palloncino, palloncino mio, non lasciarmi"! urlava Giovanni disperato. Afferrò forte il palloncino pagliaccio e, con grande sorpresa iniziò a volare. Sopra il campanile, sopra le nuvole, sopra lo zoo che gli piaceva tanto. Voleva inseguire il palloncino stellato, voleva vedere dove andavano a finire tutti i palloncini persi dai bambini.

Finalmente lo trovò. Era posato su di una grande nuvola gigantesca, insieme a tutti gli altri.

Tutti belli, colorati, divertenti e luccicanti. Tutto ad un tratto arrivò anche l’omino grissino: quello che vendeva i palloncini giù al parco. "Non volevo lasciarti solo" disse a Giovanni. "Hai visto com’è bello qui dall’alto? Vedi tutto così piccolo e ti senti il padrone del mondo anche se hai solo un palloncino. Anch’io non ho resistito alla tentazione di volare e sono venuto fin quassù alla ricerca del mio palloncino pagliaccio"&ldots;

"Ehi Giovanni!" Qualcuno batté sulla sua spalla: "Svegliati Giovanni, stiamo per arrivare a Venezia: a veder le maschere che ti piacciono tanto."

L’aereo stava per atterrare nella città più bella del mondo e Giovanni si svegliò. Era stato un gran bel sogno, ma una realtà bella come un sogno lo aspettava.

 

DAGA ALESSANDRA

IL FIUME EGOISTA

 

	Un fiume d’alta montagna decise un giorno che non voleva scendere più.

	"Voglio rimanere nella mia sorgente e specchiarmi tutto il giorno per ammirare la mia bellezza".

	La montagna lo ammonì dicendo: "Non servi a niente qui fermo! Tu devi scendere dalla vallata, dissetare i campi, far nascere nuovi frutti e nuova vita."

	Ma il fiume non voleva scendere.

	Allora il vento freddo per punirlo della sua superbia, lo tramutò in ghiaccio. Era diventato un’enorme blocco bellissimo, pieno di cristallini che luccicavano al sole come i diamanti. Ma era inutile.

	Il fiume, dopo un po’, si rese conto che si era comportato da egoista e iniziò a piangere. Le sue lacrime gli solcavano la superficie ma, con il freddo, ridiventavano ghiaccio.

	Una bella mattinata il sole ebbe pietà del fiume e decise di scioglierlo.

	Improvvisamente, con il forte calore, il ghiaccio si tramutò in acqua.

	Il fiume scese dalla montagna e abbeverò campi e giardini. Si unirono altri piccoli fiumi e diventò sempre più grande.

	I pesci nuotavano nelle sue acque limpide e c’era chi li pescava.

	Quando arrivava nella grande città, la sua acqua veniva depurata bene bene e messa dentro a tante bottiglie: pronta per essere bevuta.

	Ora il fiume era veramente felice: non era solo bello ma serviva anche a qualcosa!

 

ALESSANDRA DAGA

 

 

 

IL PRINCIPINO INNAMORATO

 

C’era una volta un principino che era sempre innamorato.

La sua mamma, la Regina, era molto preoccupata. Lui infatti si innamorava perdutamente di tutte le ragazze che conosceva, poi non si sposava mai.

Un giorno, fu emanato un editto: chiunque fosse uscito con il principe Gustavo, avrebbe dovuto lasciare qualcosa di sé .

Arrivavano a Corte parecchie principessine, ma, appena venivano a conoscenza dell’editto fuggivano perché nessuno voleva lasciare alla Regina nulla.

" Che avare! " la Regina pensò." Donne così non sarebbero ne buone mogli tantomeno buone regine."Il principe Gustavo era sempre più solo ma un bel giorno accadde qualcosa .

La figlia del giardiniere venne insieme al padre per sistemare il giardino della villa reale.

Era così in disordine e senza neanche una rosa. Lei vide il principe Gustavo che passeggiava nervosamente qua e là per il giardino e se ne innamorò.

Voleva portare un bel mazzo di rose alla Regina madre ma il giardino ne era privo.

Allora pensò di andare ne giardino della sua umile casetta, che si trovava lì a fianco e prese tutte le rose più belle. Le portò subito alla Regina e lei ne fu entusiasta.

Lei si sarebbe diventata un ottima Regina, la Regina madre pensò: buona e generosa..

Si celebrarono le nozze e il Principe Gustavo con la sua bella vissero per sempre felici e contenti.

 

 

Daga Alessandra

 

IL RITORNO DEL FARAONE

 

Un bel giorno d’estate , un faraone decise di tornare nel nostro mondo per vedere come era cambia to dopo circa 5000 anni.

Si tolse le bende, uscì dal suo sarcofago dorato e tempestato di pietre preziose e si diresse verso l’uscita della piramide. Era bellissima ma ora gli andava stretta: non ne poteva proprio più di rimanere chiuso lì dentro, nel silenzio e al buio: voleva conoscere il mondo.

Appena però mise il naso fuori, se non stava attento l’avrebbero investito..

C’erano delle cose strane che correvano velocemente su quattro ruote, ma non erano i carri che aveva usato lui quando era giovane.

Qui non c’erano cavalli ( erano dentro ), ma andavano fortissimo lo stesso.

Incuriosito, chiese un passaggio per la terra d’Israele ma quando la vide , non la riconobbe più.

C’erano tante persone ammucchiate che urlavano fortissimo e lanciavano fuoco e fiamme con dei tuboni strani, spaventosi&ldots;

Il faraone quasi rimoriva dalla paura!

Tornò in Egitto e vide, nel Mar Rosso una moltitudine di persone , su delle barche enormi.

Tenevano in mano degli aggeggi strani e quando schiacciavano un dito, loro ridevano e subito dopo si sprigionava una luce intensa, come un bagliore improvviso. Certo che erano proprio buffi questi uomini moderni,il faraone pensò,ed era sempre più sconcertato.

Una persona lo fermò e lo abbagliò con quella luce accecante.

Il faraone, poverino , si sentiva perduto e non sapeva se ridere o piangere.

Pensò: " Quasi quasi ritorno nel mio sarcofago, almeno lì starò in pace per altri 5000 anni! ".

 

Daga Alessandra

 

 

IL RITORNO DEL FIGLIOL PRODIGO

 

Sognare&ldots;

Partire con la valigia e vagare lontano.

Per boschi per prati, per laghi e per fiumi.

In cerca di vita e di cose diverse,

in cerca di luoghi e persone comuni.

Girare il mondo e scoprire emozioni che pensavi perdute.

Vedere luoghi e zone incontaminate.

Girare ancora e ancora una volta e accorgersi poi,

che lì c’è una porta.

Nel mezzo del bosco, che pensavi infinito,

trovare ancora un nuovo amico.

E girare girare, fino allo stremo

Arrivando fin casa, sì, proprio la tua!

Che pensavi ormai persa come un punto lontano

Varcare l’uscio, trovare una mano.

Una mano sincera che pensavi perduta e

Che ti accoglie ancora con gioia infinita.

 

Daga Alessandra

 

 

IL VECCHIO ABBANDONATO

 

 

 

Un vecchio che si sentiva solo e abbandonato, un brutto giorno decise di farla finita. Abitava in una località marina, molto gaia e divertente perché piena di turisti che ogni anno tornavano a trascorrere le vacanze estive. Ma il vecchio non sapeva più apprezzare le bellezze del luogo e non voleva più farne parte. Una notte andò con la sua bicicletta vicino alla sponda del mare e si fermò un attimo a riflettere.poi si decise. Entrò piano piano finché sentì l’acqua gelargli le caviglie.Di lì a poco tutto il suo corpo sarebbe scomparso, immerso per sempre nelle acque del mare. Ma questo non lo voleva e con le sue onde.lo respingeva. Si alzavano cavalloni pieni di schiuma talmente alti che riportavano il vecchio alla riva. Ed egli non riusciva ad immergersi . Provava e riprovava, ma il suo amico mare, quel mare che lo aveva visto nascere, giocare, crescere non lo voleva proprio. Era come se lo scaraventasse sulla riva con le sue enormi braccia e dicesse: "Non è ancora la tua ora, non fare il vigliacco, prendi la bici e ritorna a casa. Io sono tuo amico e non voglio spegnere la tua vita. Anzi ti propongo qualcosa: domani mi ritirerò un po’ così tu potrai inoltrarti nelle mie acque e troverai tanto da pescare". Il vecchio capì il messaggio e si sentì rincuorato: finalmente qualcuno pensava a lui, non era più solo. L’indomani si recò con la sua bicicletta sulla riva del mare, che si era, come promesso ritirato. Posò la bici. Alzò i pantaloni per non bagnarsi troppo e iniziò a camminare finché vide una moltitudine di pesci che sembravano dire: "Dai, vieni stiamo aspettando proprio te"! Ma lui posò la sua rete: non aveva il coraggio di porre fine alla loro vita ora che aveva ritrovato la sua. Si mise a correre come un bambino dietro ai pesciolini e si divertì come non era successo mai. "Grazie, Amico Mare, è tutto merito tuo" pensò.

DAGA ALESSANDRA

LA GIOSTRA

 

Il cavallino girava.

Era un po’ vecchio e malandato e

Tanti bimbi aveva cullato.

I suoi occhi, ormai senza colore,

facevano ancora sognare.

Bimbi italiani, bimbi stranieri,

bimbi pesanti e bimbi leggeri.

Era un po’ stanco ma

Sempre girava e insieme ai suoi amici ,divertiva.

Certe volte si vergognava, perché era vecchio e superato

I bimbi è vero son curiosi e

Voglion sempre cose nuove.

Ma se tu li culli un po’ e li fai un po’ sognare

Sono i primi a fare un balzo e a lasciare giù la " play ".

E lasciandosi cullare e lasciandosi girare

È un po’ come, se ogni giro, fosse un viaggio intorno al mondo.

Dove luci, suoni e visi, son mischiati tutti insieme a

Formare un mondo bello senza guerre e senza fame.

Ecco, dunque cavallino, devi esser allegro assai:

che i tuoi giri intorno al mondo,

non li scorderemo mai!!!

 

Alessandra Daga

 

LA POZZANGHERA

 

Vicino alla scuola di Piero, quando pioveva forte, si formava una enorme pozzanghera.

La mattina, quando dopo la pioggia arrivava il sole, la pozzanghera rifletteva l’arcobaleno

Del cielo e diventava tutta colorata.: sembrava la coda di un pavone innamorato.

Tanti bambini si fermavano ad ammirarla perché era veramente stupenda e la sua vista

Rendeva la giornata di scuola meno noiosa.

Un giorno , però la pozzanghera sparì e non perché aveva smesso di piovere.

Il mattino presto, infatti, degli operai erano stati chiamati per asfaltare quel tratto di strada che,

proprio a causa di quella pozzangherona, era ritenuta pericolosa.

I bambini della scuola, però, erano tristi perché non avrebbero più assistito al meraviglioso spettacolo della pozzanghera.

Un giorno, Piero, che l’aveva scoperta per primo, guardò sconsolato verso il luogo dove la pozzanghera si trovava e vide una piccola gocciolina lucente e colorata, affiorare in superficie.

"Venite, venite! Ce l’ha fatta. E’ risalita!!"

Tanti bambini si avvicinarono portando bastoni e sassi grossi e,senza farsi vedere, ruppero l’asfalto.

La pozzanghera subito uscì e sorrise con le sue meravigliose labbra colorate.

 

Daga Alessandra

 

LA SCALA

 

Quella scala era così alta: era una scala di legno appoggiata ad un albero.

" Chissà che cosa c’è lassù !".

Si domandava Tonino.

" Vorrei salire, nell’albero per scoprire che cosa nasconde. Chissà quali tesori custodisce!"

" Poi, il panorama:deve essere bellissimo!"

Tonino era un bimbo molto fantasioso e le sue maestre dicevano che aveva sempre la testa fra

Le nuvole. A Tonino piaceva volare con la fantasia.

Quando scendeva giù in giardino e si recava dal suo amico albero, metteva il piede sul piolo

Della scala e già fantasticava.

Saliva ancora più su ed arrivava un'altra fantasia.

Più su ancora, ed ecco venirgli in mente una storia con galeoni, pirati e tesori nascosti.

Quando Tonino era arrivato all’ultimo piolo, era trascorso parecchio tempo ed era quasi buio.

Lui era sempre rimasto lì, su quell’albero’ ma la sua mente aveva vagato da un luogo all’altro del mondo.

" Tonino, vieni, è ora di cena!" All’improvviso, la voce di mamma scuote Tonino e lui, d’un balzo,

scende dalla scala fatata: e’ ora di tornare a casa.

Ma domani sarà un altro meraviglioso giorno d’avventure!.

 

Alessandra Daga

 

 

 

 

 

L’IMPRESARIO DEGLI ARTISTI

 

L’impresario degli artisti

or si sa che ha tanti vizi.

Vuole artisti alti e belli

che non facciano i monelli.

Vuol che vadano alla sera

tutti a letto con preghiera.

Vuol che poi presto al mattino

tutti svegli per il provino.

Ma gli artisti poveretti

non son proprio angioletti

e la sera di gran fretta

se ne vanno in discoteca.

A ballar con le veline

mangiar cose sopraffine.

Tornar tardi al mattino,

tutti pronti per il provino.

L’impresario poverino

li riporta in camerino.

Non li vuole più vedere

non li vuole più sentire.

"siete tutti sciagurati!

Brutti ceffi malfamati!

Io vi ho visti, stamattina

A ballar con la velina!"

"e lei prof, cosa faceva

non diceva la preghiera?

Lasci stare noi artisti

squattrinati e sempre tristi"

"lasci andare il suo buone cuore

e ci lasci un po’ sognare.

Di esser bravi, di esser belli

Un po’ famosi ma ribelli.

Siamo giovani e carini

ma non siamo dei cretini.

E la vita è una sola:

venga con noi,

con noi si vola!"

 

Alessandra Daga

 

MISTER CIOCCOLATO

 

 

	C’era una volta un signore molto dolce e spiritoso. Lui era dappertutto. Alle feste non mancava mai: si trovava nei dolci, nei bignè, nei biscotti. Nessuno riusciva a fare a meno di lui e della sua bontà. Si chiamava Mister Cioccolato. Era diventato talmente indispensabile che, se lui mancava, i bambini non organizzavano più feste, non si facevano gite e pic-nic. Le donne non riuscivano a fare a meno di mangiarlo anche se, subito dopo, si pentivano perché diventavano sempre più grasse. Proprio per questo motivo, un triste giorno, il Sindaco della città ordinò che si abolisse completamente il cioccolato. Nessuno poteva più mangiarlo altrimenti i vigili del Comune davano una multa. Non più cioccolato nei dolci, nella panna, negli ovetti&ldots;

	Che tristezza!

	Le donne erano diventate magre ma infelici. I bambini erano sempre pallidi e, alla ricreazione, mangiavano sempre crackers. Sembravano dei crackers anche loro!

	Nei bar non andava più nessuno e i commercianti protestavano contro il sindaco che aveva abolito il cioccolato. Senza di lui non c’era più allegria.

	Un giorno, la mamma di un bambino, stanca di quella vita triste, mangiò un’intera barretta di cioccolato. L’aveva trovata nella tasca di una vecchia giacca di suo figlio. Era lì: invitante e gustosissima. La mangiò tutta e si sentì subito rinascere. Iniziò a correre tutta contenta lungo le strade, cantando a squarciagola le sue canzoni preferite. Aiutava gli anziani ad attraversare la strada, sfamava i cani randagi. Tutti gli abitanti della città la guardavano sbigottiti. Non volevano credere che, senza Mister Cioccolato, si potesse essere così felici. Il giorno dopo,infatti, i giornali diedero la notizia della "donna felice". Lei concesse un’intervista e disse che era così allegra perché aveva trovato del cioccolato e l’aveva mangiato tutto. Chiese scusa al Sindaco per avere infranto il divieto ma il Sindaco capì che era meglio essere grassi e contenti che magri e tristi e diede il via libera al cioccolato.per ordine del sindaco fu costruito uno stupendo monumento, nella piazza principale, dedicato proprio a Mister Cioccolato. La città tornò bella e festosa come prime e vissero tutti felici grassi e contenti.

 

PINO IL GRISSINO

 

 

 

 

Pino era un grissino torinese.Gli altri grissini del supermercato erano molto grossi, all’olio, al sesamo: Lui invece non aveva nessuna particolarità. Era semplicemente più magro degli altri." Ma chi volete che mi compri " pensava Stecchino(così lo chiameremo d’ora in poi).

" Stecchito e comune come sono, rimarrò qui un eternità !".

Mentre pensava, una mano celestiale prese lui e d il suo pacco. Il pomeriggio stesso Pino ed i suoi amici furono messi in una enorme credenza, piena zeppa di cose appetitose.

C?erano cornflackes, patatine, gnocchi, biscotti crackers ed ogni ben di Dio.

In quella credenza c’era una confusione pazzesca . Pino lo "Stecchino" decise di creare un po’ d’ordine, almeno per quanto riguarda le scadenze. " Vai, vai pure, " diceva "Stecchino " ad un suo collega grissino . Anche se lui aveva una scadenza molto vicina, era sempre molto gentile con il resto della dispensa facendo passare avanti gli altri prima di lui.

Un bel giorno però, non potè più farlo perché anche per lui era arrivata l’ora.

Il giorno della scadenza "Stecchino " ebbe una magnifica idea.

"se non ci muoviamo qui diventeremo tutti avvizziti ! disse.

" Uniamoci ai prosciutti e faremo un figurone " I prosciutti, sentito questo, subito si levarono in piedi. " Ma voi che volete " dissero tutti impettiti. "suvvia, uniamo i nostri sapori, insieme ci divertiremo e saremo più buoni ".

 

Alessandra Daga

 

 

REBECCA E IL MITICO ROBOT

 

 

 

Viveva in un tranquillo paese di campagna una bella bambina di nome Rebecca. Rebecca era una bambina molto curiosa e con un’insolita aria da grande.

Una mattina si alzò dal letto e prese una decisione.

" Non voglio più fare i compiti, non voglio più fare fatica. Mi comprerò un bellissimo Robot che faccia tutto per me ". Andò in un negozio di computer, lì giù al paese entrò spavalda e disse: " Buongiorno, vorrei un bellissimo computer che faccia per me i compiti, perché io sono proprio stufa, mi creda. Vorrei che questo robot facesse tutto per me: Mitico! Questo mi sembra perfetto Diede al negoziante gli euro e se ne tornò a casa più felice che mai.

Con i compiti di matematica diceva "Non programmato", con quelli di italiano diceva "Non programmato". " Ma è programmato per fare che cosa, allora! " per i giochini&ldots;

" Ma io preferisco le mie amiche a te " disse Rebecca il suo computer, e lo portò indietro tutta arrabbiata.

Entrò con la sua solita aria da grande e disse." Prendetelo pure, le mie amiche sono più divertenti".

 

Alessandra Daga