Preszler Ágnes è nata nel 1961 a Budapest (Ungheria).

Dopo il liceo ha proseguito gli studi all'Accademia Finanziaria e

Computistica di Budapest alla facoltà di Organizzazione di Sistemi (come

studentessa lavoratrice). Si è diplomata nel 1988 con il massimo dei voti.

Ha lavorato nel Centro Computistico del Ministero dell'Ambiente, poi

all'Istituto dell'Informatica Finanziaria, infine al reparto organizzativo

della Televisione di Stato Ungherese (MTV). Vive in Italia dal 1990, dopo

essersi sposata con un italiano e ha due figli. Nell'aprile 2002 ha

realizzato il suo sito personale:

http://digilander.libero.it/pagnes/index.html. Da sempre appassionata di

letteratura, ha cominciato a tradurre poesie, racconti e fiabe ungheresi

nel maggio 2002, che sono pubblicate anche sul sito.

 

Il galletto e il soldino di diamante

 

 

C'era una volta una povera donna che aveva un galletto. Mentre razzolava nella concimaia, il galletto trovò un soldo di

diamante. Proprio allora passava il sultano. Vedendo il soldo disse al galletto:

- Dammi quel soldo di diamante!

- Non te lo do, serve alla mia padrona.

Ma il sultano lo prese con la forza, lo portò al palazzo e lo mise nella tesoreria. Il galletto si arrabbiò, salì sul recinto del palazzo

e cominciò a gridare:

- Chicchirichì, sultano, ridammi il mio soldino!

Si inquietò il sultano e, per non sentirlo, rientrò nel palazzo. Ma allora il galletto salì sulla sua finestra e da lì urlava:

- Chicchirichì, sultano, ridammi il mio soldino!

Infuriato, il sultano ordinò al suo servo di buttare il galletto nel pozzo. Il servo obbedì, ma il galletto disse:

- Mio petto, aspira tutta l'acqua!

E il suo petto aspirò tutta l'acqua del pozzo. Così egli uscì e ritornò sulla finestra del sultano.

- Chicchirichì, sultano, ridammi il mio soldino!

Disse il sultano al servo:

- Va' e buttalo nel forno acceso!

Così fece il servo, ma una volta nel forno il galletto disse:

- Mio petto, fa uscire tutta l'acqua per spegnere il fuoco!

E il suo petto fece uscire l'acqua, che spense il fuoco e tornò nella finestra:

- Chicchirichì, sultano, ridammi il mio soldino!

Ora il sultano era proprio fuori di sè:

- Va' servo, buttalo tra le api, così lo pungeranno a morte!

Così fece il servo, ma allora il galletto disse:

- Mio petto, aspira tutte le api!

Il suo petto aspirò tutte le api e tornò nella finestra del sultano.

- Chicchirichì, sultano, ridammi il mio soldino!

Il sultano non sapeva più che fare col galletto, così disse al servo:

- Portalo qua e mettilo in fondo ai miei pantaloni a sbuffo!

Cosi fu, ma una volta nei pantaloni il galletto disse:

- Ora, mio petto, fa uscire tutte le api perchè pungano il sedere del sultano!

Le api punsero il sultano che si mise ad urlare:

- Ahi! ahi! Maledetto galletto! Servi, portatelo subito nella tesoreria e dategli il suo soldino! I servi portarono il galletto nella

tesoreria il galletto che ricominciò il suo ritornello:

- Mio petto, aspira tutti i soldi!

E il suo petto aspirò tutti i tesori del sultano. Il galletto li portò a casa e li diede alla sua padrona, che divenne molto ricca e, se

non è morta, vive ancora.

 

Re Mattia e il vecchio contadino

 

Una volta re Mattia, mentre girava il paese per vedere come viveva la povera gente, incontrò un vecchio contadino. Con il re

c'era anche la sua corte: tutti signori potenti. Il re salutò il vecchio:

- Onore a te, o vecchio!

- Grazie a mia moglie.

- Quanti soldi guadagni?

- Sei soldi, maestà.

- E di quanto vivi?

- Di due.

- E che ci fai con gli altri quattro?

- Li butto via.

Il re continua ad interrogare :

- E quanti sono trentadue?

- Oramai solo dodici.

- E il capro riesci a mungerlo?

- Altrochè, maestà!

- Va bene, vecchio, - disse il re, - Dio ti benedica; il significato della nostra conversazione non devi rivelarlo a nessuno, finchè

non vedi di nuovo la mia faccia.

E, continuando il suo cammino, si rivolse poi alla sua corte:

- Allora, signori, a chi darà la spiegazione della mia conversazione col vecchio, regalerò un vasto appezzamento di terra.

I signori volevano indovinare il significato, ma per quanto ci provassero, non ci riuscirono. Così sono tornati dal vecchio, e

cominciarono ad interrogarlo. Ma lui disse:

- Non avete sentito che il re ha detto che non posso dire niente, finchè non lo rivedo?

Ma loro insistevano e, per convincerlo, promettevano di pagargli bene l'informazione.

- Va bene,- disse il vecchio - datemi 10 monete d'oro.

- Allora, perchè hai risposto al saluto con "grazie a mia moglie"?

- Significa, che mia moglie lava i miei vestiti, e vestiti puliti significano onore.

- Vero, - dissero i signori, - ma perchè butti via i soldi?

- Ve lo dico per 10 monete d'oro.

Dopo che gli diedero i soldi, rispose: - Perchè con due vivo io, quattro le do a mio figlio, che come se li buttassi via.

- E trentadue, come mai sono dodici?

- Ve lo dico per 10 monete d'oro.

E gli diedero altri 10 pezzi d'oro.

- Perchè da giovane avevo trentadue denti, mentre ora solo dodici.

- Ma guarda, non ci abbiamo proprio pensato - dissero i signori. - Ma allora il capro come fai a mungerlo?

- Ve lo dico per 10 monete d'oro.

Ottenuti anche questi, disse:

- Nello stesso modo come ho munto i soldi a voi.

Si vergognarono i signori e indispettiti dissero al vecchio:

- Aspetta, che ora diciamo al re, che hai raccontato tutto, senza averlo rivisto!

- Come non l'ho visto? Eccolo qua, su tutti questi pezzi d'oro c'è la sua effige. Perchè lui intendeva proprio così, che non

dovevo dirvi nulla, finchè non mi avevate pagato bene.

Allora i signori non sapevano proprio che dire, così lasciarono il vecchio e andarono a raggiungere il re.