Lo scialle

La campana iniziò i suoi rintocchi nella ancor fresca aria del mattino

“Siete pronte bambine? La messa non attende”. Clara davanti allo specchio dell’ingresso si stava drappeggiando sulle spalle uno scialle colorato . Lo aveva comprato il giorno prima , un saldo interessante trovato quasi per caso in un lussuoso negozio del piccolo centro storico. Il disegno l’aveva conquistata: i fiori appena abbozzati erano di squisita fattura e si adagiavano . su uno sfondo grigio chiaro ma era soprattutto quel bordo dorato che l’aveva fatta decidere all’acquisto . La rimandava a tempi fortunati ormai irrimediabilmente trascorsi.

“Non riesco ad abbottonare la camicetta i buchi sono troppo stretti “ piagnucolava Alice mentre veniva giù dalle scale scuotendo la testa e rischiando di cadere tale era la concentrazione “ Ti aiuto io vieni qui “e Carlotta, già vestita di tutto punto, abbottonò la camicetta bianca . Alice sospirò di soddisfazione e sorrise riconoscente , gli occhi ancora lucidi, a quella sorella più adulta che era così efficiente.

“Svelte, usciamo “ e Clara sorrise ancora una volta alla sua immagine riflessa.

In pochi minuti furono sul vialetto tutte e tre.

 “Cammina in fretta pigrona “disse la mamma con tono allegro “Le scarpe mi fanno un po’ male pensava Alice e non vedo l’ora di ritornare a casa ma non posso dirlo perché lei ne soffrirebbe, il mio piede é cresciuto .. e sognò di mondi dove le bambine crescevano dappertutto ma non nei piedi: doveva essere bello un mondo così

“Chissà se alla messa ci sarà Davide” e Carlotta guardò il suo vestito a fiori” Un amica della mamma che viveva a New York glielo aveva inviato insieme ad altri. Erano della figlia e non le andavano più bene ma su di lei erano perfetti, la mamma aveva solo allungato gli orli ma non si vedeva molto anche perché aveva aggiunto dei bordi. Ma poi cosa importava il vestito, Davide le aveva detto che aveva degli occhi bellissimi, un giorno durante l’intervallo.

Clara pensava solo allo scialle e a quanto le stesse bene, andava a coprire un po’ il solito vecchio tubino di buona fattura che aveva acquistato tanti anni prima. E poi ,adesso, c’era Piero, una storia appena iniziata e segreta e lo scialle lo aveva acquistato per lui.

Giunsero alla chiesa e presero posto in un banco piccolo e dovettero stringersi.La luce filtrava a fette dalle strette vetrate andando ad illuminare con discrezione l’altare e i vasi colmi di splendidi fiori. C’era da restare incantati a guardare le rose e le ortensie ,le margherite e i lillà che si mischiavano in caldi contrasti di colore riflettendosi fin nella trasparenza dei vetri.

Alice uscì dalle scarpette che fecero solo due lievissimi tac mentre si rovesciavano sotto l’inginocchiatoio Sobbalzò di paura e si guardò intorno per capire se qualcuno se ne fosse accorto..No, neppure la mamma, tutto era tranquillo e si rilassò guardando con interesse una farfalla che, chissà come, era entrata in chiesa e ora abbracciava una margherita tutta gialla quasi non volesse più staccarsene.

Carlotta girava il capo lentamente con studiata indifferenza, e incontrò lo sguardo di Davide che attendeva il suo sorrise e il cuore le balzò nel petto

Clara non si muoveva. Lo sguardo fisso all’altare e il pensiero rivolto a Piero, non osava girarsi, forse lo avrebbe visto all’uscita

Il profumo forte e amaro dell’incenso aleggiò d’un tratto e la fece rabbrividire “ Fra poco lo vedrò” pensava risistemando lo scialle che,impertinente, tendeva a scendere

E la messa finì e tutti si avviarono all’uscita sciamando nel modo in cui i bambini escono dalla scuola con il senso di libertà ritrovata misto alla consapevolezza di aver comunque adempiuto ad un giusto dovere e lei lo vide, appena un cenno della testa , un lieve incontrollabile movimento delle palpebre

“Vieni oggi pomeriggio a casa mia, ho un nuovo gioco stava dicendo Paola a Alice. Clara sorrise e non si spiegò il perché la sua bambina rifiutasse l’invito adducendo una scusa che non aveva senso. “Questa bambina ha dei comportamenti strani “pensò, dovrò parlarle forse stasera, ma fu solo un attimo e il pensiero tornò a lui.

“Come sei elegante oggi! Domenica prossima festeggio il mio compleanno e tu non devi mancare” Carlotta sorrise radiosa a Davide Cosa indosserò? Forse il vestito bianco , no è troppo serio meglio i jeans con la maglietta americana che è arrivata la scorsa settimana.

“Clara vorrei proprio che tu dessi qualche lezione di matematica a Martina ne ha un disperato bisogno” “Volentieri con piacere stabiliamo un giorno “ rispose a quella cara amica che cercava sempre di aiutarla con tatto squisito .

 

 “Ma non le trovi patetiche?” Elena Conti elegantissima in un impeccabile tailleur estivo si rivolse al marito che le camminava accanto attento a che i due agitati maschietti non rovinassero i completi in cui erano come imbavagliati. Lo aveva detto tante volte a Elena di non vestirli così ma nessuno poteva farle cambiare idea. “Sono ancora convinte di far parte del nostro ambiente e poi &ldots; quello scialle è veramente fuori posto ridicolo e sfacciato. E le bambine? poverette conciate così ,si vede che gli abiti non sono loro. e poi quel modo di camminare eretto e fiero come se scivolassero sul terreno &ldots;. certo a volte mi fanno un po’ pena ma solo un po’.. si se penso alla mia vita a come tutto si snoda in modo armonioso &ldots; la nostra casa, i bambini , il nostro rapporto, sai proprio la scorsa settimana il maestro di Vittorio &ldots;. ma Piero mi stai ascoltando?


IL VIAGGIO

 

 

Marta era comodamente seduta in uno scompartimento di prima classe , mancavano tre ore all’arrivo, sarebbe scesa alla stazione e lui sarebbe stato li ad attenderla

Dalla grande borsa color arancio tirò fuori il libro di Alice Munro che aveva acquistato qualche giorno prima , le restavano da leggere poche pagine:la fine di un racconto.

Nel richiudere la borsa ne accarezzò con soddisfazione la morbida pelle e il monogramma prestigioso, si allungò un po’ , posò un gomito sul bracciolo e accavallò le lunghe gambe. Controllò gli stivali, rassettò la gonna e iniziò a leggere.

“Prue è sola in casa di Gordon, lui è uscito presto, come sempre. La donna delle pulizie non arriva fino alle nove: Prue non deve essere in negozio prima delle dieci; potrebbe prepararsi la colazione, fermarsi a bere un caffè con la cameriera che è stata sua amica un tempo. Ma adesso che ha il gemello in tasca, non ha voglia di restare.”

 

I due uomini, erano saliti alla stazione di Bologna e si erano sistemati nel suo scompartimento l’uno di fronte all’altro.

Per un po’ si sentì solo il rumore del treno che avanzava veloce mentre Marta leggeva e i due uomini guardavano dal finestrino immersi forse nei propri pensieri oppure semplicemente godendo di un po’ di pace.

Il controllore entrò e chiese i biglietti, salutò con cortesia e uscì.

Marta cambiò di posizione e, allungando le gambe, vide una piccola smagliatura sulla calza proprio sul ginocchio destro. La osservò con fastidio e questa sensazione la riportò al giorno prima quando, uscita dalla doccia e davanti al grande specchio, aveva notato un nuovo e leggero cedimento nella sua curata e ancor apprezzabile silhouette. Cercando di respingere il fastidio riprese la lettura:”La casa le sembra un po’ troppo triste per fermarsi anche un solo minuto di più. E’ stata proprio lei ad aiutare nella scelta del terreno. Ma con l’approvazione del progetto della villa Prue non c’entra: a quel punto era tornata la moglie.”

 

“Ieri sera ho chiacchierato a lungo con il nostro amico, non faccio nomi ma tu sai di chi parlo &ldots; si è lasciato andare sotto l’effetto di un whisky e mi ha nuovamente parlato della sua situazione che tutti ben conosciamo “

L’uomo che stava parlando, più avanti negli anni del suo compagno di viaggio, era stretto in un impeccabile abito grigio frutto dell’intelligente lavoro del sarto.. la giacca perfetta, nascondeva infatti protuberanze e cedimenti regalandogli un aspetto quasi ben portante. :“da tempo è arrivato al capolinea, non riesce più a sopportarla. Da quando ha conosciuto Chiara, e sono ormai sei mesi, la sua vita è cambiata..lui è cambiato”

“Si lo so, ma bisogna anche ricordare che se lui ora è un manager importante molto merito lo ha lei che , tanti anni fa, lo impose in azienda con grande forza”rispose il più giovane, mentre si passava una mano sui capelli di un biondo slavato e pensava fra sé che a lui non sarebbe mai potuto capitare, bruttino e goffo com’era

 

 

Marta sospende la lettura ma non alza il capo:” Una storia come la mia ma con risvolti diversi&ldots;.” e si ri - immerge nella lettura ;” Una volta a casa mette il gemello dentro una vecchia tabacchiera. L’hanno comprata i figli anni fa da un rigattiere, per regalargliela: allora fumava e i figli si preoccupavano per lei, perciò la riempirono di caramelle &ldots;&ldots;&ldots;&ldots;&ldots;.”

 

“Certo, ricordo bene ma lui è comunque un uomo molto capace e sarebbe arrivato comunque..” e l’uomo più anziano ripensa la sua storia professionale con intima soddisfazione: si é fatto dal nulla con tenacia e intelligenza, forse anche qualche compromesso anzi a dire il vero diversi ..ma ce l’ha fatta&ldots;.

“ Forse , ma non è certo e , ad ogni modo, non così rapidamente” e il biondino si agita sul sedile con insofferenza più verso se stesso e la sua incapacità che per la situazione di cui non gli importa più di tanto. Aveva sperato, anzi, che il viaggio con il suo superiore portasse a considerare quell’avanzamento che attendeva da tempo&ldots;&ldots;

Ma l’altro continua imperterrito “Sai, al di là di tutto poi.. quindici anni di differenza hanno il loro peso e lui non riesce più a fingere, non prova neanche più pena, peggio..

Chiara ha quindici anni meno di lui e trenta meno dell‘altra. lui ne va pazzo, sostiene che lei non conosce questa situazione ma io, a questo proposito, ho delle perplessità &ldots; “

 

Marta ora smette di leggere definitivamente , l’interesse per la protagonista del libro svanisce ma non alza la testa.

Il biondino ora é rassegnato e finge vivo interesse“ Ma tu pensi veramente che riesca a lasciarla ?”

“ Non saprei..forse non ora..ma non ne sono certo..”

Il biondino cerca di essere spiritoso, anche questa può essere un arma vincente.. e, sghignazzando nervosamente, si lancia senza paracadute “Pensa un po’ &ldots; la situazione in futuro potrebbe capovolgersi &ldots; chi di lama ferisce &ldots; il sorriso tirato del suo interlocutore, e ancor più lo sguardo, lo fanno precipitosamente tornare indietro alle sue insicurezze con un effetto moviola: addio promozione&ldots;

“Per fortuna siamo quasi arrivati” pensa l’uomo più anziano e chiude gli occhi.

 

 

 

 

Marta ora soffre veramente, tale è la sua immedesimazione in quella donna , ma riesce a scuotersi seppur a fatica :”Che brutto viaggio, la storia di Prue, il dialogo fra i due uomini..ma sono troppo suggestionabile sarà l’età &ldots;ma no, che vado a pensare&ldots;”

Manca poco all’arrivo, controlla il trucco e spruzza un po’ del costoso profumo che lui le ha regalato.

 

I due uomini fissano ora nuovamente in silenzio il panorama in cui ai prati si sono sostituite case sempre più alte e grigie .

 

Il treno si ferma Marta indossa la mantella nera, rimette il libro nella borsa e scende.

Lui è li come altre volte ma il sorriso è un po’ sbiadito e l’abbraccio leggermente formale.

 

“Andiamo a casa? Abbiamo ancora il tempo di comprare qualcosa in gastronomia” gli dice con una punta d’ansia mentre lo fissa negli occhi che la sfuggono persi nella contemplazione del carrello delle vivande che sta per salire in vettura “No, andiamo a cena fuori&ldots;..debbo parlarti&ldots;..


IL TESTIMONE

 

 

 

I goccioloni iniziano a cadere qua e là lenti e pesanti poi sempre più veloci e fitti sbattuti da un vento tanto improvviso quanto impetuoso.

Il cane trova riparo sotto il portico mentre la gatta, che già c’é , lo guarda e , miagolando con fastidio, cambia posizione girandosi lentamente su se stessa fino a fissare il muro.

 

Gianni, Antonio, Ludovico e Anna smettono i loro giochi e corrono festosi e urlanti a ripararsi nella stalla aperta. Le venti mucche iniziano a muggire; quasi sembrano preoccupate ma non si sa bene se per il temporale o per l’arrivo dei bimbi.

 

E’ l’anno 1918.

 

“Caterina ..Caterina ..mio marito torna .. é ferito e debbo andare alla stazione oggi &ldots;“ Virginia arriva ansante nella casa del fattore dove, in cucina , Caterina sta pulendo le verdure per il pranzo.

La lettera era arrivata con ritardo “Le comunichiamo che..”

“Dovrebbe arrivare oggi o domani: non sono precisi.. “E’ probabile che stia via qualche giorno Caterina..”

Virginia è pallida e ha paura “Ferito come.. dove.. nell’ultima lettera che mi ha scritto Eugenio diceva di star bene &ldots; Oh Caterina..”

 

“Calma Signora Virginia, stia calma.. beva un po’ d’acqua e si sieda un attimo” Ma Virginia esce, riattraversa il cortile di corsa, entra in casa e inizia ad andare su e giù per le scale, cercando una valigia.

 

Caterina, che silenziosamente l’ha seguita, trova la valigia e inizia a riempirla.

 

 

Il calesse è già pronto . “Stai attento e soprattutto , quando ci sarà il Padrone, cerca di evitare le buche”dice Caterina al marito mentre aiuta Virginia a salire “Grazie Caterina, stai attenta a tutto, ai bambini e..” la voce le trema “Sia certa Signora e soprattutto stia tranquilla e ..non si faccia vedere così da lui”

Gli sguardi che le due donne si scambiano sono eloquenti più delle parole.

 

Caterina li guarda partire e resta ferma sotto la pioggia con il volto serio e un peso sul cuore. Il rombo di un tuono la risveglia e va alla ricerca dei quattro bambini: i due suoi e i due di Virginia.

 

Caterina viene a trovarmi la sera stessa, appena messi a letto i bambini. “Sai non mi sento tranquilla, ho come un brutto presentimento” dice abbracciandomi.

 

I due giorni trascorrono lenti “ Caterina quando torna la mamma?” Anna stringe con forza le manine contro il grembiulino a fiori e tira su con il naso . Accanto a lei Ludovico, forte dei suoi sei anni , si sforza di apparire tranquillo ma sotto il ciuffo bruno gli occhi che si volgono a Caterina sono inquieti.

 

“Non preoccupatevi bambini, la mamma tornerà presto con una bella sorpresa” e Caterina prende in collo Anna e scompiglia i capelli a Ludovico.

Gianni e Antonio stanno a guardare e si stringono alla loro mamma “Andate a giocare voi mentre io porto Anna in casa con me e preparo la merenda per tutti”.

 

Il giorno dopo, mentre stanno pranzando, torna il calesse e Ludovico si alza così precipitosamente che la sedia si rovescia sul pavimento di terra battuta.

 

“Caterina presto, aiutami , hai preparato la camera per il Signore?, presto” “Si è tutto pronto , bentornato !” e Caterina dà il benvenuto a quell’uomo smagrito e febbricitante che la ricambia con un debole sorriso.

Ludovico e Anna ammutoliti stanno fermi tenendosi per mano. “Andate bambini, vostro padre è molto stanco e deve riposare, lo saluterete domani”

I piccoli se ne vanno di corsa quasi sollevati da quelle parole e corrono da me nascondendosi fra le mie braccia

 

Il giorno stesso arriva il medico a visitare il malato e il fattore prepara il calesse e corre in paese a acquistare le medicine.

Qualche giorno dopo Eugenio pare stare meglio e riesce, sorretto da Virginia e da Caterina, a sedersi sulla panca al sole. Scherza con i bimbi e chiede notizie al fattore.

 

Virginia pare rasserenata e Eugenio osserva tutto con attenzione ma è lei che non perde di vista un attimo. L’ha sempre amata a modo suo e lei ha faticato molto a capire, e non ci è mai riuscita fino in fondo, cosa ci fosse dietro quella gabbia di freddezza e di rigidità.

Raramente si è sentita amata.

Il padre di Virginia, di umili origini, era diventato un facoltoso commerciante di stoffe pregiate e, quando si era sposato con una ragazza squattrinata, colta e di piccola nobiltà, era rimasto affascinato dal mondo di lei in cui si parlava la lingua francese e si faceva musica . L’educazione di Virginia era stata la realizzazione dei suoi sogni e Virginia aveva sempre docilmente interpretato la parte affidatale e non lo aveva mai deluso. Ogni tanto avrebbe voluto fare di testa sua ma le motivazioni non erano poi così forti e lasciava perdere senza troppo rammarico.

Parlava bene il francese Virginia, suonava il pianoforte con sufficiente grazia e la sua conversazione poteva, a volte, risultare brillante.

Sposando Eugenio era passata dall’amorevole dominio paterno a quello più freddo del marito.

 

A Virginia i libri erano sempre piaciuti; in verità quando era ragazza, li leggeva quasi di nascosto perché il padre la prendeva un po’ in giro garbatamente suggerendole di studiare, invece, un nuovo brano di musica da sfoggiare durante i ricevimenti. Poi era venuto Eugenio e a lui non importava molto delle sue letture.

Rigido e freddino, sempre occupato a dirigere la sua azienda agricola, era comunque un padre attento e un marito affidabile.

Virginia era curiosa delle scrittrici dell’epoca che parlavano di donne molto diverse da lei, libere e che non volevano essere protette . “Chissà se riuscirei mai a vivere così “ e fantasticava fino a che uno dei bimbi veniva a reclamare la sua attenzione o la domestica le chiedeva cosa doveva preparare per cena. Rientrava subito nel suo mondo fatto di piccole cose quotidiane anche banali ma che le davano sicurezza e in fondo cosa poteva volere di più? Però forse &ldots;

 

Ora , vedendo lo sguardo di Eugenio che la segue, le pare di intuire qualcosa di più &ldots; le vengono in mente delle sue mezze frasi dette in passato generalmente dopo il solito litigio che lei inconsciamente provocava per cercare di scuoterlo e sentirlo più vicino.. Gli stringe piano piano la mano dapprima con timidezza poi più forte mentre lui le fa una carezza.

“Sarebbe stato così facile anche prima o sono gli avvenimenti che decidono per tutti noi ?“ Virginia non vuole risposta ma si gode il momento.

 

La vita riprende quasi normale, scandita dai doveri quotidiani .

 

Io però sono inquieto e sento che la calma è solo apparente..

 

“Sembrava stare meglio “ “Povera Signora &ldots;“ “ E ora che sarà di noi..senza il Padrone..“ mormorano i contadini a testa bassa con il berretto in mano radunati davanti la casa padronale un po’ discosti dai parenti e dagli amici ; le loro mogli piangono sommessamente e Virginia è là che cerca con gli occhi Caterina. “Sono qui Signora, sono qui..”

 

Due mesi dopo Virginia raggiunge Caterina nell’orto ; è pallida e ha gli occhi cerchiati “Ora che mio marito non c’è più , non so se riuscirò a tenere la proprietà. Ho scritto ai miei zii in Francia e mi hanno consigliato di vendere tutto e di andare a vivere con loro insieme a Ludovico e Anna .. .ma non so..”

“Non lo faccia Signora, non parta, perderebbe la sua libertà e quella dei suoi figli ,cercheremo una via di uscita tutti insieme.

Con qualche aiuto della banca potremmo mettere su una sartoria, io so cucire bene e lei ha tanto buon gusto e può pensare a nuovi modelli.

Se ci organizziamo, e non abbiamo paura della fatica, possiamo riuscire mentre mio marito continuerà a pensare ai campi e al bestiame con i contadini.

Virginia la guarda sorpresa e perplessa “Si, possiamo provare..non ci avevo pensato..grazie”

 

Quella donna, Caterina, mi é sempre piaciuta . Ha vissuto duramente sin da piccola ma ce l’ha fatta perché è intelligente e forte.

L’ho osservata in varie occasioni.. é acuta, sa cogliere il lato migliore delle persone e sa come far presa su Virginia che è rimasta bambina suo malgrado.

 

 

Virginia è un po’ smarrita ma la fiducia che Caterina le dà la sorprende piacevolmente e decide di mettersi alla prova. Per un attimo, ma solo per un attimo, le vengono in mente le protagoniste dei libri che ama.

 

 

 L’aiuto non arriva dalla banca bensì da una famiglia benestante e molto amica e le due donne iniziano la nuova vita lavorando senza tregua fino a notte chine a cucire i modelli che Virginia prepara.

 

“ Caterina ma non ti pare sia un po’ azzardato questo accostamento di colori ? Piacerà?” “Piacerà.. piacerà alla Signora Monti sempre alla ricerca di qualcosa di insolito e, se piacerà a lei tutte le altre le correranno dietro..”

Caterina aveva sempre ragione.

 

 

Le clienti non mancano e, a poco a poco, l’attività inizia a rendere bene e le due donne possono permettersi di prendere qualche ragazzina che le aiuti.

Hanno acquistato anche una radio, una delle prime (siamo nel 1925 ) e la ascoltano, principalmente alla sera mentre lavorano.

 

I figli stanno crescendo e vanno a scuola e i tre ragazzi, nel tempo libero, iniziano ad occuparsi della terra sotto l’occhio vigile dell’efficiente fattore mentre Anna ha deciso che si occuperà di moda.

 

A primavera dalle finestre spalancate arriva il suono delle canzonette e , negli anni successivi,anche i proclami del Duce , le notizie sul nazismo, sull’Impero e si comincia a temere la guerra.

.

Anna si è sposata e si è trasferita in città con il marito medico e

iil ragazzi sono ormai uomini fatti, e vivono sempre in famiglia . Ludovico e Gianni, che si sono laureati in agraria e veterinaria, si occupano stabilmente della proprietà mentre Antonio fa il rappresentante.

Anche loro ascoltano la radio con crescente preoccupazione.

Virginia e Caterina si interrogano con gli sguardi e temono le risposte.

 

Arriva il giugno del 1940 e l’Italia entra in guerra; Ludovico e Gianni partono per il fronte e non torneranno, Antonio si arruola nei partigiani.

 

Anche il marito di Anna parte per la guerra e lei torna a casa con il figlio nato da pochi mesi.

 

Caterina ,nel frattempo, è rimasta vedova.

Il legame con il marito era stato forte . Lui, con i suoi modi ruvidi e affettuosi aveva capito subito che avrebbe avuto a che fare con una donna speciale e, senza darlo a vedere, l’aveva sempre assecondata nelle scelte importanti che lei gli aveva suggerito di volta in volta con fare discreto. Da semplice bracciante ,con lei accanto, era divenuto fattore e anche qualcosa di più negli ultimi anni.

 

Caterina si tormenta le mani: le manca molto quel caro compagno ma stringe i denti e accarezza la collana d’oro che lui le aveva regalato , unico regalo della sua vita, quando la sartoria aveva iniziato a dare frutti. Ricordava ancora il sorriso di lui quando le aveva dato lo scatolino rosso.

La collana la portava sempre, anche la notte.

 

Me l’aveva mostrata con orgoglio quel giorno e i suoi occhi brillavano di gioia.

 

I tempi sono duri e la sartoria rallenta i ritmi fino a fermarsi.

 

Caterina, Virginia e Anna vendono la terra, tutta, tranne un piccolo appezzamento che continuano a coltivare da sole.

Anni bui quelli, che le tre donne passano nell’ attesa di lettere che mai avrebbero voluto ricevere ed a ascoltare Radio Londra.

 

Quando la guerra finisce Antonio torna ma non riesce a trovare lavoro e finisce in un giro di contrabbando che lo porterà presto in prigione.

Anche Il marito di Anna torna e riprende la sua attività nella città vicina.

 

Caterina e Virginia restano sole e, una sera , si dicono con gli occhi asciutti che non possono più farcela. Decidono di vendere la cascina e di ritirarsi in città accanto ad Anna.

 

Prima di partire vengono da me e mi abbracciano forte con infinita tristezza.

 

E’ il 1950 e la cascina resta vuota.

 

Un giorno arriva una squadra di muratori accompagnati da una coppia giovane: i nuovi proprietari.

“Dobbiamo renderla più moderna” dice Claudia osservando la cascina con occhio critico “Al posto delle stalle facciamo due appartamenti che serviranno agli ospiti che ci verranno a trovare”. Il marito annuisce distratto: gli importa poco della nuova casa, avrebbe preferito la città ma i soldi sono di Claudia, anzi dello suocero e non si discute.

“ Cercherò di stare fuori il più possibile” pensa.

Claudia sa che lui l’ha sposata solo per i soldi ma a lei ha fatto comodo perché non è bella, anzi, è piuttosto sgraziata e quello è stato l’unico pretendente.

Non ce la faceva più a sentire suo padre ripetere “Ma perché non ti sposi? Aspetti il principe azzurro? Ma chi vuoi che si innamori di te.. Almeno fossi stata un maschio..”

Suo padre aveva bisogno di un uomo per mandare avanti l’attività della sua azienda e quando aveva trovato la persona giusta gli aveva proposto senza mezzi termini l’affare “ Diventi mio socio ma devi sposare mia figlia e rigar diritto!”

Claudia ,che vuole una famiglia, accetta e si sposa. Tutto sommato non è poi così male, entrambi conoscono i termini dell’accordo, non ci sono finzioni e le regole del gioco vengono rispettate.Non avendo reciprocamente delle attese non hanno delusioni.

 

 La cascina ha preso ora un altro aspetto e solo il porticato è rimasto quello di un tempo.

Non passa molto tempo che Claudia resta incinta e nasce Carola che non le somiglia ma è bella e delicata come il padre. Claudia non si stanca di ammirare la piccola e si sente quasi ripagata della sua bruttezza.

 

Mi piace la piccola Carola, é bello vederla esplorare il giardino e mi piace soprattutto quando viene vicino a me e mi confida i suoi segreti.

Parla con tutti Carola anche con Tom il cane e con Berta la gatta.

Quando, per qualche motivo ,vogliono portarla in città piange e si ribella: non vuole lasciare il suo mondo.

 

Cresce Carola, un po’ selvaggia e un tantino anarchica ; non ama la scuola ma le piace disegnare e lo fa bene.

I genitori la affidano ad un pittore che viene a casa tre volte la settimana.

Quando ha diciotto anni Carola è già una promettente pittrice e espone per la prima volta i suoi quadri in una mostra nella vicina città.

 

Quando è proprio necessario sta via qualche giorno ma poi torna al suo mondo dove ci sono anche io che l’aspetto,

 

Un giorno viene da me “Sai ho incontrato in città un tipo strano che mi piace, ha trentacinque anni è uno scrittore e lavora in un piccolo giornale ma il suo sogno è quello di scrivere un libro. Ci sta pensando da sempre; io credo che non lo farà mai.. ma mi piace assecondarlo in questa idea. Insieme siamo felici anche se non parliamo molto, mi piace soprattutto quando mi accarezza con quelle mani sicure ed esperte.. mi ha chiesto di vivere con lui”

A Carola non piacciono le cose facili.

 

Quell’uomo non mi va, l’ho visto una sola volta ma il suo sguardo sfuggente &ldots; non credo sia l’uomo giusto per la mia Carola ma nulla potrebbe farle cambiare idea.

Lotta ferocemente contro i genitori che la vorrebbero sposata ma ottiene di vivere con il suo compagno in uno degli alloggi destinati gli ospiti.

Sembrano felici ma , forse, lo è di più lei..spero di sbagliarmi.

Un giorno viene da me e mi abbraccia “Sai aspetto un bambino e questo cambierà tutto, forse ci sposeremo”

 

Nasce Vittoria ed è il 1975.

Me la fa conoscere subito e posa la sua manina sul mio petto.

 

Il compagno di Carola sta diventando insofferente a quella vita, troppe responsabilità e, poco dopo la nascita di Vittoria, se ne va “Per poter scrivere il mio libro” si giustifica “qui non mi è possibile”

Non tornerà più.

 

Carola in questo periodo siede spesso accanto a me “Tu lo avevi pensato vero che non sarebbe durata questa storia anche se non me lo avevi detto..ora debbo pensare a Vittoria e non uscirò più da questo mio mondo”. Io le accarezzo i capelli e lei chiude gli occhi.

 

Dalle finestre aperte escono gli echi dei telegiornali ma gli eventi che cambiano il mondo scivolano su Carola che dipinge ora soggetti che paiono senza senso , ma io so che un senso ce l’hanno. Passa ore accanto a me , ormai nessuno più compra i suoi quadri . Lei me li mostra, ogni volta chiedendomi “Capisci cosa significa?”.

“Si” sussurro carezzandole i capelli arruffati.

 

Di Vittoria si occupano quasi sempre i nonni che stanno vivendo, quasi loro malgrado, un legame nuovo che non comprendono a fondo ma che li sta unendo intimamente “Sarà perché ora vogliamo tutti e due la stessa cosa “ pensa Claudia osservando il marito che aiuta la nipote a fare i compiti: neanche la figlia li aveva uniti così , forse perché a volerla con forza era stata solo lei: per lui era parte del patto anche se poi le aveva voluto bene.

 

Vittoria è diversa da Carola e anche da Virginia, Caterina e Anna.

E’ sicura di sè, intelligente, molto ambiziosa e ha il senso degli affari.

 

Non è mai venuta da me, e non viene neppure più Carola che, ora, è sempre seduta sotto il portico a tracciare con le dita dei segni nel vuoto.

 

Terminata l’università , dopo aver vissuto e lavorato a Londra per cinque anni ,Vittoria torna e parla con i nonni. “ Ho deciso di ristrutturare tutto e di costruire qui una Beauty Farm, una Spa.

Ho già fatto preparare il progetto da un mio amico architetto. Sarà un affare, credete; ho bisogno però che voi vi trasferiate con la mamma nell’alloggio e che mi lasciate liberi casa e terreno”

 

I nonni non possono contestare anche perché, in considerazione della salute di Carola , hanno intestato tutto a lei.

 

I lavori iniziano subito e questa volta non si tratta di ritocchi ma di cambiamenti radicali; restano in piedi solo i due alloggi che erano stati costruiti nelle vecchie stalle: uno occupato da Vittoria e l’altro da Carola e dai nonni: anche il porticato se ne va.

 

E’ mattina e c’è il sole, ci sono tante macchine strane in movimento che sventrano, tagliano e dissodano.. e si avvicinano a me due operai con un elmetto giallo.

 

 “La dottoressa e l’architetto hanno detto di abbatterlo perché qui ci sarà una piscina, ma è un peccato secondo me.. È così bello.. questo platano può ancora durare cento anni.. e poi mi sembra di uccidere una persona .. ma gli ordini sono ordini.. cerchiamo di fare in fretta”

 

Gli uccelli volano via improvvisamente e scende il silenzio.

Poi un rumore fortissimo, sento dolore, mi manca l’aria e sto perdendo stabilità &ldots; cado e, l’ultima cosa che sento, è il grido di Carola che ha smesso all’improvviso di dipingere il nulla.