I RACCONTI DI GIACINTO

  “una strana vacanza” “storia vera”

 

 

Correva l’anno 1963,Giacinto era fresco fresco di patente,stranamente l’aveva ottenuta al primo tentativo.In famiglia possedevano una 600 FIAT (acquistata naturalmente di seconda mano) dovevano dividerla lui e suo fratello più grande, il genitore mordeva il freno, poiché anche al terzo tentativo d’esame era stato bocciato. L’auto era una vera bomba, in quanto anche lanciatissima, non superava i 70 km orari.Ma la sua più spiccata inclinazione era indubbiamente il fatto che dopo una trentina di chilometri in pianura o in alternativa una quindicina in salita,l’acqua del radiatore,infallibilmente bolliva,costringendo il guidatore ad una lunga sosta di riflessione(in quei frangenti avere con sé della carta igienica, poteva tornare utile).

Fu in quel periodo,esattamente in primavera,che la ditta in cui Giacinto lavorava,ebbe una flessione sulla quantità del lavoro,di conseguenza chiese dei volontari per una settimana di ferie (già all’epoca si usavano questi mezzucci).Per nulla scoraggiati(anzi direi piuttosto gasati di poter fruire di questa opportunità)Giacinto e il suo amico Giorgio accettarono di buon grado; l’idea di fare “la bella vita”in un periodo nel quale i comuni mortali erano tutti al lavoro, li stuzzicava fortemente.

Si imponevano particolarmente due necessità: in primo luogo procurarsi qualche soldino (bei tempi quelli della LIRA) dopodichè,sentivano la voglia di spostarsi in auto,già pensavano che con macchina al seguito, il rimorchio di qualche bella fanciulla fosse quasi assicurato.

Dopo una lunga ed estenuante trattativa con il babbo,Giacinto riuscì a strappargli un acconto sulla paga futura,Giorgio non aveva di quei problemi,egli viveva con la madre vedova, ed una zia zitella,viziato come un principino,(si fa per dire) bravo ragazzo,

aveva però il vizio del gioco;più grande di Giacinto di quattro anni

era un assiduo frequentatore di tappeti verdi,nonché giocatore di

poker,ramino,scala quaranta,dadi,finanche&ldots;ruba mazzetto,in

buona sostanza, qualunque attività che presumesse una qualsiasi

posta in gioco,era da lui considerata come priorità irrinunciabile.

La macchina c’è la procurammo con un colpo di genio, facemmo

Il filo ad un nostro collega più anziano (un povero tapino di nome Luciano)e lo convincemmo ad affittarci la sua auto(ovviamente una FIAT 600) L’acqua del radiatore manteneva la giusta temperatura, in compenso, quando Giacinto ne prese possesso, alla prima frenata, rischiò di invadere il corso trasversale a semaforo rosso(Luciano, lodando le straordinarie doti del suo mezzo,aveva

omesso che il bolide per essere arrestato necessitava di spazi molto lunghi&ldots;).

Il lunedì, Giacinto e il suo amico partirono di buon grado,allegri

e spensierati(la meta prescelta era una perla della Riviera Ligure,

San Remo).Il viaggio fu lunghetto ma senza particolari di rilievo.

Alle prime ore del pomeriggio i due viaggiatori fecero il loro ingresso nella ridente cittadina,il mare, il sole, il profumo di salsedine(all’epoca,persino in Liguria&ldots;si godeva dello stuzzicante odore marino) nell’attraversarla, si trovarono nei pressi del Casinò,Giorgio invaso dalla febbre del gioco, disse:

-per favore Giacinto fermati!Voglio fare qualche puntata alla roulette

-non ti sembra un po’ prematuro? Abbiamo tutta la settimana&ldots;

-no, no, sento che il momento è quello buono devo subito giocare!

-Ma vai! Testa di paracarro,comunque io vado a cercare una sistemazione per stanotte ma fra due ore ci rivediamo qui.

Più tardi, mentre Giorgio scendeva le scale del casinò,Giacinto

scrutandone l’espressione del viso,cercava di indovinare quale andamento avesse preso il gioco.

Giorgio da vero pokerista non lasciava trapelare nulla&ldots;(anche un bambino avrebbe capito che aveva vinto); infatti con un largo sorriso fece uscire dalle sue tasche un cospiscuo rotolo di banconote da diecimila.

-Hai visto esclamò, te l’avevo detto, me lo sentivo!I numeri non hanno più segreti per me, li gestisco a mio piacimento.

-Ok molto bene, sono arcicontento per te, ma non ti eccitare troppo.

Che ne dici di una buona pizza? Propose Giacinto,ma che pizza e pizza,rispose Giorgio, Ristorante, stasera dobbiamo festeggiare.

Andarono a cena in un locale che abitualmente Giacinto non avrebbe certo potuto frequentare;mangiarono pesce,bevvero

dell’ottimo vino bianco(ghiacciato a temperatura ottimale).

Ma ciò che impressionò Giacinto fu nel vedere l’abilità del cameriere nel pulire uno squisito branzino (cucinato alla griglia)

con il solo uso di cucchiaio e forchetta (in vita sua, da quella volta,

nelle rare opportunità di ricevere lo stesso trattamento,Giacinto fu

sempre ammirato da simili evoluzioni).

Dopo cena i due eroi si misero a caccia di ragazze, i risultati ottenuti andarono da un minimo e gentile<<no grazie>>fino ad arrivare<<ma andate un po a fan..>>tutte le sfumature intermedie

eviterò di riportarle.Dopo questa bruciante sconfitta i due optarono per una tradizionale serata cinematografica.

All’indomani, Giacinto, avendo suo fratello militare di leva a Savona,disse<<senti Giorgio, se non ti spiace io andrei a trovare il milite, rientro in serata, fa il bravo mi raccomando>>.

Il fratello di Giacinto fu molto contento dell’improvvisata, nonostante i loro caratteri non si incontrassero molto, in fondo ovviamente si volevano bene.

Giacinto tralasciò di raccontargli della multa che aveva preso venendo da lui, pensate che la contestazione della polizia fu

“eccesso di velocità e sorpasso in curva” in effetti Giacinto aveva dato libero sfogo alle sue velleità di “guida spericolata” l’Aurelia

era un ottimo circuito d’allenamento; la polizia l’aveva inseguito

da fuori Sanremo fino alle porte d’Imperia! Il salasso economico

che Giacinto aveva dovuto affrontare, era stato giusto ma non certamente indolore.

Durante il rientro, Giacinto si rifocillò con della focaccia, saziandosi con modica spesa(dalle stelle alle stalle), ma volendo proseguire la vacanza, fece come si suol dire “di necessità virtù”

Arrivando alla pensioncina dove aveva affittato una stanzetta Giacinto entrò in camera e vide Giorgio seduto sul letto&ldots;

-Eih, com’è tutto bene?

-Abbastanza, e tu?

-Non c’è male,un pò stanco&ldots;

-Senti Giacinto, ma tu hai mangiato?

-Qualcosa, ma perché tu&ldots;

-Veramente oggi non ho toccato cibo!

-Cos’è inappetenza,disse Giacinto(già presagiva l’accaduto)

-Sai a pranzo non avevo molta fame, ho passeggiato&ldots;e poi&ldots;

ho fatto una capatina al casinò(e qui Giorgio fece una lunga pausa)

poi non ottenendo risposta proseguì con voce leggermente roca:<<HO PERSO TUTTO, NON HO PIù UN CENTESIMO:>>

non riuscivo a fermarmi, c’era una bella ragazza che mi fissava con interesse, e così continuavo a puntare e a perdere.

Bello sentenziò Giacinto, una storia veramente struggente, una

lowe story delle fiches&ldots;scusa Giorgio ma non ti è passato per la mente che quella bella ragazza fosse solamente una puttana in cerca di qualche gonzo&ldots;però&ldots;vincente&ldots;da spennare un pò!

-Ma non dire così, era una fanciulla fine, ben vestita ben truccata.

-Eh si era una santa, d’altronde essendo a SAN---- REMO!

Si imponeva una decisione,Giacinto fece il conto di tutti i suoi averi e sottraendo le spese dei pernottamenti e della benzina necessaria disse <<senti Giorgio ho fatto il calcolo delle nostre possibilità,ci rimangono tremila lire, andiamo a mangiare e domani rientriamo>>

Il mercoledì i due ripresero tristemente la strada del ritorno;il viaggio fu mesto e silenzioso&ldots;Giacinto pensò <<si vede che a noi operai non è concesso uscire dagli schemi tradizionali, se ci permettiamo di farlo qualche entità superiore ci punisce immediatamente!>>