OPERA IN FIABA V

Aida

 

C'era una volta nell'antico Egitto, mentre gli schiavi faticavano a tirar su le piramidi, una superba principessa di nome Amneris che di sudore e fatica poco s'intendeva, ma sapeva tutto di unguenti e creme di bellezza. Ed era tale la sua arroganza che chiunque osasse guardarla con occhi da pesce

 bollito ne era subito ridotto in cenere. Metaforicamente, s'intende, ma tanto da far rimpiangere al malcapitato di non essere scomparso sul serio dalla faccia della terra. Questa superbia di Amneris era la spina nel fianco del Faraone suo padre, il quale ormai disperava di potersi trastullare un giorno con dei nipotini, e se ne affliggeva e sospirava invano.

 

Ma viene il giorno in cui le frittate si rivoltano, e quel giorno arrivò anche per la superba principessa. Si dà il caso che ella tenesse presso di sé una schiava etiope chiamata Aida, figlia di un re sconfitto che tutti credevano morto, un certo Amonasro. Ma per ora non è lui che ci preoccupa. Aida dunque era pure lei una principessa, e bella quanto Amneris, con la differenza che tutti la ritenevano dolce e mansueta. Spesso era triste e cantava certe melodie della terra natia che avrebbero fatto piangere i sassi. Amneris dal canto suo la trovava un po' lagnosa, ma solo quando le capitava - e ciò avveniva di rado - di accorgersi della sua presenza. Eppure Aida nascondeva un tale segreto che se la padrona l'avesse indovinato, lei era una schiava morta.

 

Sarà stata l'aria melanconica o l'alone di mistero che la circondava, più della sua bellezza, a far perdutamente innamorare Radames, la superstar del momento. In quanto a bellezze egli poteva averne quante voleva, compresa la superba Amneris - e qui casca l'asino- che per una sua tenera occhiata avrebbe fatto carte false. Poiché spesso chi possiede tutto vuole la sola cosa che non può avere. Ma a lui non piaceva essere comandato a bacchetta da una donna, e davvero quella Amneris era troppo aggressiva per i suoi gusti : ben altra cosa la dolce Aida, uno zuccherino di ragazza, una pecorella smarrita. E la dolce Aida ovviamente lo ricambiava, morendo dalla paura di essere scoperta.

 

Ora avvenne che nuovi clamori di guerra risuonassero in Egitto: gli Etiopi tornavano all'attacco, non paghi delle sconfitte subite. Il fiero Radames ci sarebbe rimasto molto male se non gli avessero affidato il comando, anche perché nella sua nobile zucca già frullavano luminosi progetti: uno, sbaraglio il nemico, due, il Faraone è colmo di gratitudine, tre, gli domando Aida. Liscio come l'olio, è fatta.

 

 

Ma non è sempre detto che due più due faccia quattro. In questo caso il nostro eroe in carriera aveva trascurato un piccolo dettaglio: Amneris.

Quando si trattava dell'uomo amato le spuntavano occhi anche di dietro; occhi e antenne paraboliche. Fino a quel momento non si era granché preoccupata che lui non la filasse di striscio( era troppo convinta che nulla potesse farle ombra ); ma ultimamente non le erano sfuggiti certi sguardi ardenti ed eloquenti rivolti alla sua schiava, sappiamo bene chi. Certo che anche lui avrebbe potuto tenere a freno i bollori, ma bisogna scusarlo, era ai vertici del successo, il popolo lo acclamava come un dio, e insomma il cervello(succede a tanti) gli si era proprio scollegato.

 

Quanto ad Aida, ella si macerava nei rimorsi: amare un nemico, orrore e vituperio, ma che uomo divino, e dove lo trovava un altro così? Però attenta alla vipera : da qualche tempo le tiene gli occhi incollati addosso, mica li avrà scoperti? Così rimuginava tra sé quando vide avanzare la sua regale nemica. Senza seguito, neanche l'ombra di un'ancella: vuol dire che sta cercando me, pensò Aida gridando mentalmente aiuto. Amneris però aveva sulle labbra un sorriso incoraggiante e l'aria di chi si sta sgranchendo le gambe su e giù per il palazzo, stufa di star seduta sul trono. Ma che bella sorpresa, guarda un po' chi si vede! La poverina spazzò il pavimento con la veste tremando come una foglia. Su su, non è il caso che ti prostri, siamo entrambe figlie di re, anzi mi pare di averti detto più volte di considerarmi tua amica. Ma quando mai, si stupì Aida, ritenendo più prudente annuire

 

E il gioco riuscì. Alla notizia che il valoroso Radames era, ahimè, caduto in battaglia, Aida diede un grido straziante e stramazzò al suolo. Amneris la ghermì come un avvoltoio piantandole nelle spalle color cioccolato le unghie lunghissime laccate di viola: peccato che mi sia sbagliata, Radames vive! Vive? Grazie agli dei, mormorò Aida con un flebile sospiro, e svenne di nuovo. Ora non oserai negare che lo ami e lui ti ama, vero schiava?

 

Amneris la scrollava come la bufera scuote un alberello ed ella rinvenne, per forza. Poi, già che si trovava per terra a un millimetro dalle imperiali pantofole, abbracciò le gambe statuarie di Amneris supplicandola di lasciarle l'uomo, perché lei non aveva più ricchezza né trono, solo lui le restava. E dici niente povera grulla, ma chi credi d'incantare, la fata turchina?

 

Radames nel frattempo, mentre quelle due giocavano al gatto e il topo, stava sopra un carro trionfale in mezzo alla folla inneggiante al vincitore degli Etiopi. Sbrigati principessa, molla la tua vittima (ci penserai dopo) e vatti a vestire d'oro, che lui ti veda risplendere come Iside in persona

. E in effetti Amneris, avendo udito il suono delle trombe e il boato della folla avvicinarsi, dette un'ultima strapazzata ad Aida e la lasciò a terra, buttata lì come un bambolotto di pezza.

 

 

Fu un trionfo degno del più grande guerriero che si fosse visto in Egitto negli ultimi tempi: si capiva che il Faraone puntava le sue carte su quel giovanotto, nella speranza che gli togliesse la famosa spina dal fianco.

Ma Radames era lontano le mille miglia col pensiero, anzi tutto quell'oro che riluceva dal trono celando le divine forme di Amneris gli dava un fastidio tremendo. Che pacchianata, diceva tra sé, ma dove mai sarà finita Aida? E si guardava intorno preoccupato, finché non incontrò due occhioni smarriti che facevano capolino da dietro un elefante. Ella gli fece segno di tacere, poi si dileguò.

 

Qualcuno L'aveva tirata per la manica, uno che poteva vantare su di lei i diritti del sangue: Amonasro, suo padre, il quale si aggirava in incognito travestito da vucumprà. Ti devo parlare, le disse brusco e sottovoce, domani al crepuscolo al tempio di Iside. Quando il re usava quel tono Aida sapeva che qualcosa di brutto bolliva in pentola. Che vorrà dirmi, tremò, domandandosi se anche il padre avesse scoperto il suo segreto.

 

E infatti pareva proprio che quello fosse il segreto di Pulcinella. L'indomani al crepuscolo, sulle sponde del Nilo che fluiva silente, Amonasro venne subito al dunque: tu ami Radames e lui ti ama; stanotte ti ha dato appuntamento qui, non provare a negarlo. Ahi, così ha saputo dell'appuntamento! Eh sì, perché quel giorno ci si era messo pure Radames a voler incontrare Aida in segreto, per fortuna a un'ora diversa.

 

Se fossimo a casa ti avrei già scorticata viva, sibilò Amonasro nell'orecchio della figlia, ma date le circostanze mi trovo costretto a trarre vantaggio dal tuo colpevole amore: ho assoluto bisogno di sapere quale maledetto sentiero sceglierà il nemico per sferrarci l'ultimo e decisivo attacco. Sta a te ora decretare la salvezza della patria o condannarla alla rovina. Aida emise un grido soffocato: cosa mi chiedi, padre, tradire colui che amo, trascinarlo nell'onta! Tradire la patria piuttosto, rinnegare i parenti, far rivoltare tua madre nella tomba, scandì inesorabile Amonasro, il quale era maestro nel far scattare i sensi di colpa. E Aida non era Amneris, su questo non ci piove, perché se lo fosse stata il buon Amonasro poteva pure attaccarsi al tram; ma d'altra parte se lo fosse stata Radames se la sarebbe data a gambe, e tutto sommato tra i due mali era sempre meglio essere Aida

 

A questo punto Amonasro sbucò fuori da dietro il masso esclamando in tono di trionfo: così hai detto, ebbene saremo lì ad aspettarvi. Radames fece un salto come se gli fosse caduto in testa un tizzone ardente: ma come, ma chi, ma tu? Io sono Amonasro, il padre di Aida. Tu il re? Cosa ho detto mai, cosa ho fatto, gemette, ahimè sono un traditore. Sì, un traditore fedifrago, fece eco Amneris incavolata marcia, catapultandosi fuori dall'ombra. Mancava giusto che al Faraone fosse saltato in mente di celarsi sotto una palma, tanto per esserci anche lui; ma per fortuna se ne stava buono a palazzo e lontano dai guai.

 

 

Dunque è vero, gente: il mitico Radames è caduto e cadendo ha fatto tanto rumore. Ora che sta di fronte ai sacerdoti, ragazzi, sono cavoli suoi. Cosa avrà il becco di raccontargli? Tranquilli che la parlantina non gli manca.

Ma l'eroe è muto come una tomba: non gli si cava una sillaba manco a morire. Così si dà la zappa sui piedi da solo, commenta il popolo scuotendo la testa. Presto lo vedremo sparire sottoterra e chi s'è visto s'è visto. Eppure c'è qualcuno che lavora per salvargli la pelle: Amneris naturalmente, sempre lei, che giocando a carte col destino s'è ritrovata nella manica il famoso asso. Ora la smetterai di fare il furbo e correr dietro alle mie schiave; è finita la festa cocco di mamma, tu sei in mio potere. Avvolta in un frusciante mantello color della luna ella scivolò felinamente nella sala dove il prigioniero attendeva la fatale sentenza. Mi è dato ancora salvarti, pronunciò in posa ieratica: discolpati e io impetrerò la tua grazia. Tu parli a me di grazia, tu che mi hai tolto Aida, che forse l'hai uccisa? Odio la vita e non vedo l'ora di scendere nella tomba. No, tu devi vivere e vivrai!

 

I sacerdoti con voce tonante scandiscono le accuse, una volta, due , tre; ma Radames non c'è verso, sta sempre zitto. E intanto Amneris si dispera, si torce le regali mani, si spezza le unghie, si strappa i capelli, mescola alle lacrime l'umiliazione che lui ( vergogna intollerabile ) preferisca la morte a lei. Poi, come è nell'ordine delle cose, la tensione si scioglie, il pazzo viene condannato a scendere vivo sottoterra e la nostra principessa, fin troppo punita per la sua superbia, può cominciare a piangerlo come si deve, come si piange un morto, uno che ormai non le farà più male.

 

E Aida, mi chiederete, dov'è finita? Se ve lo dico ho paura che non mi crediate. Eppure le cose più incredibili accadono talvolta sotto la luce di Osiride, e non soltanto nelle fiabe; così dichiaro con certezza che la bella principessa color del cioccolato - saputo che per l'amato giovane si spalancava la tomba- vi sgattaiolò dentro quatta quatta e non vista da nessuno, allo scopo di morire con lui. E vabbè, ma allora qui si sono tutti bevuti il cervello, direte voi; dipende dai punti di vista, dico io. C'è sempre chi preferisce un giorno da leone a una vita da pecora. E quali gioie attendano i due innamorati nel buio discreto della cripta, prima di scivolare nel dolce sonno mortale, questo tutti noi siamo in grado di immaginarlo. Così è lecito affermare che essi, anziché vivere, morirono felici e contenti.

 

 Quanto alla povera Amneris, lasciamo che si culli nell'illusione e consumi le ginocchia sulla nuda pietra: oscure circostanze e un fato crudele, insieme alla cieca giustizia degli uomini, le hanno strappato lo sposo. Ora lui è là da solo nell'oscurità, immobile e freddo come il marmo. ma totalmente ed eternamente suo. Il che costituisce, se non proprio un lieto fine, almeno un accettabile aggiustamento delle cose.