IL SAPORE DELLE COSE SEMPLICI di Rocco Chinnici

Viveva, in una lussuosa villa nei pressi di Palermo, un ricco commerciante in pelli di nome Vadim. Questi aveva un figlio giovane, il quale, viziato e abituato agli agi che gli concedeva la ricchezza, finì per divenire pigro e inappetente; tutto ciò che possedeva, per lui non aveva più valore alcuno; rifiutava anche i cibi più prelibati: - questo caviale non serve! Queste ostriche non sono per niente buone! Queste ciliegie son marce!- Finì che in breve tempo s'ammalò. Lo visitarono i migliori medici che, preoccupati, cercavano la causa di quella misteriosa malattia; ma... niente! In giro, tutti seppero dell'accaduto. Agar, un vecchietto dal viso scarno e grinzoso, passeggiava, curvo sotto il peso dei suoi tant'anni, aspettando di essere ricevuto; a Vadim era stato descritto, da un suo amico, come persona saggia; lo aveva conosciuto, in uno dei suoi tanti viaggi d'affari, in un paesino dell'entroterra palermitano. -Entri!- Disse Vadim, con gli occhi arrossati. -E' lì, lo vede? Non assaggia più cibo da diversi giorni!- Il vecchietto si avvicinò al lettuccio, e dopo averlo osservato attentamente disse a Vadim di non preoccuparsi tanto della salute del figlio, perché lui lo avrebbe aiutato a guarire; ad una condizione, che il ragazzo, la cura poteva farla soltanto in campagna, nella sua cascina, lontano dai parenti. Vadim non poté far altro che acconsentire e gli affidò il ragazzo. L'indoman, di buon'ora, nel cortile della villa, il maggiordomo, con in mano dei piccoli involti, scendeva gli ultimi gradini della scalinata, lo seguiva Vadim che accompagnava in auto il figlio ammalato. Seduto sul sedile posteriore della lussuosa macchina, lo attendeva il vecchietto Agar, mentre da dietro i vetri, la mamma salutava il ragazzo. Nella piccola fattoria, era da poco spuntata l'alba, Agar e sua moglie Lora erano indaffarati a dar da mangiare alle oche; il sole pigro, con i suoi tenui raggi accarezzava l'erbetta cristallina, giù a valle si scorgeva la nebiolina della rugiada che si scioglieva lenta; mentre il gallo, segnava il nuovo giorno. Dalle imposte socchiuse il ragazzo osservava quel nuovo svolgersi del giorno; -andiamo!- Gridò Agar scorgendolo dietro i vetri - dobbiamo arare la terra!- Continuò. Ma, il ragazzo&ldots; niente. Rimase solo quel giorno, in casa, senza coccole e senza premure da parte di nessuno. L'indomani, e l'indomani ancora si ripeté la stessa storia. Il giorno successivo, senza che nessuno gli disse più niente, si alzò e andò anch'egli nei campi. Le zolle, della terra arata gli rendevano difficile il cammino. - Prendi quell'orzo!- Gli gridò Agar. Il ragazzo lo prese e volle sapere come seminare i chicchi lungo il solco che lasciava l'aratro. Il sole, quel giorno, batteva forte; il viso del ragazzo grondava di sudore; la sete e la stanchezza cominciavano a farsi sentire. - Ho fame- Gridò il ragazzo. Agar, intento a tener l'aratro trainato da due grossi buoi, fece finta di non sentire; dopo un pò il ragazzo gridò più forte: - Ho fame!- - Non è ancora ora -, rispose Agar; mentre il vomere scompariva fendendo la terra.. All'imbrunire, stanco e con una fame da lupo, il ragazzo lungo la via del ritorno guardava cercando di intravedere la cascina in mezzo agli alberi. -Lo vedi quel fumo?- Disse Agar - Esce dal comignolo e ci dice che nonna Lora sta preparando qualcosa di appetitoso. Appena arrivati, sul rustico tavolo apparecchiato, stavano delle grosse ciambelle di pane da poco sfornato e un tegame in terracotta che fumava emanando odore di fagioli, cotenne e salsicciotti caserecci. Il ragazzo fece per andarsi a sedere, ma, nonna Lora gli indicò la tinozza, pronta con l'acqua calda, e che quindi avrebbe dovuto prima lavarsi. <<Mai!>> Pensava il ragazzo; ma l'insistenza di nonna Lora non conosceva ragioni. Mai aveva desiderato così tanto di sedersi a tavola e mangiare; si lavò in un baleno e mangiò come solo un lupo poteva fare; volle sapere cosa e come era stato cucinato quello che per Agar e Lora era cibo quotidiano. I giorni passavano e il ragazzo divenne, in poco tempo, diverso, tanto che Agar pensò fosse arrivata l'ora di riconsegnarlo ai genitori. Quel giorno arrivò all'improvviso e senza che il ragazzo se lo aspettasse; salutò nonna Lora promettendole che sarebbe tornato spesso a trovarla. Si avviarono, e dopo un pò di strada percorsa si girò a guardare la cascina e il comignolo; pensò agli odori e ai sapori di quelle cose semplici, poi guardò Agar, e in quel viso increspato, vide emergere un sorriso ondulato; gli buttò le braccia al collo e abbassò lo sguardo, forse, chissà, per nascondere la piccola e capricciosa lacrima che scendeva lungo quel giovane viso.