RUNAWAY

 

 

 

  Dopo una cena frugale a base di melone, grana, crackers,

  accompagnando il tutto con un bicchiere di vino bianco, mi ricordai

  di possedere una segreteria telefonica di colore rosso Ferrari. Il

  led lampeggiava, la canzone dei velvet underground stava svanendo

  lentamente nelle casse dello stereo e il giorno dopo sarebbe stato

  venerdi'. La situazione era quindi sotto controllo. Ciononostante mi

  avvicinai alla segreteria un tantino esitante, timoroso di rovinarmi

  la serata. Secondo personalissimi calcoli, sia pur molto

  approssimativi, i messaggi serali avevano un che di destabilizzante o

  erano quantomeno noiosi. Non mi sbagliavo neppure stavolta. Click. "

  Pronto?...pronto?...dannazione......non si capisce mai se la

  registrazione e' iniziata o meno.......... no forse no....

  .........pronto? Ciao Betty, sono io, Livio,... mi hai riconosciuto?

  Qualche anno fa ero il bambino che ti alzava la g onna durante le ore

  di intervallo ... ti dedicai all'epoca quella dichiarazione di

  matrimonio..., va beh avevo solo 8 anni..., ma avevo il pistolino

  gia' in can na sai!!! Ascolta, ti chiamo perche' io, Giulio e Andrea,

  vorremmo organizzare u na cena tra ex compagni di elementari la

  settimana prossima, cosi' giusto per ri trovarci, sarebbe simpatico

  dopo un quarto di secolo!!! La organizziamo a casa d el Gianni, e'

  diventato un chirurgo di prestigio sai, si e' comprato una CASA DELLA

  MADONNA in Piazza Loreto!!! Fatti sentire, chiamami!" Riattacco'. Un

  idiota aveva composto il numero sbagliato. Era finita? Non era fi

  nita. Secondo messaggio. "Ma magari tu non hai il mio numero di

  telefono????!!!! Eccolo 338 *******!! A presto e... se vuoi... invita

  qualche tua amica!!!...roba da poco anche...MA CHE CI STIANO!!!

  Ciao!!". Lo sapevo io. Mai piu' attivare la segreteria dopo le 21h00.

  Mai piu'. Deluso dalla pessima giornata e stanco del continuo

  ballonzolare di tette che se nza sosta e soprattutto senza eros

  inondavano i programmi televisivi, uscii nell a notte. Passeggiavo

  annoiato lungo la via che porta al parco Anzio, detto anche parco de

  gli spacciatori e dopo una breve riflessione decisi di entrarvi. Si

  dice che questi signori spacciatori vivano in grandi giardini

  pubblici second o propri ritmi, che abbiano la propria idea di

  lavoro, difesa strenuamente, e ch e ci siano affezionati. E' tutto

  vero. Ma a volte capita siano turbati anche loro da dubbi

  esistenziali sulla professione svolta, che pur sempre illecita e'. Si

  tratta di sporadici rimorsi di coscienza; di perplessita' che in

  fondo attraversano l'animo di ognuno di noi. Chi non ha m ai pensato

  di aver rubato moralmente anche solo un giorno di stipendio. E

  qualcosina di piu'... . Mi sedetti su una panchina dipinta di verde,

  di legno, di quelle classiche con le impronte delle scarpe sopra

  perche' qualche figlio di buona donna prima di te aveva messo le

  chiappe sulla cima dello schienale e lasciato distendere le gambe con

  noncuranza sull'asse orizzontale. Pazientai pochi minuti quando uno

  sconosciuto si avvicino'. Voleva vendermi del fumo. E io volevo

  comprarglielo. "Fumo?" Non saluto' prima di rivolgermi la parola.

  Figuriamoci. Chissa' se fu dovuto a maleducazione o piuttosto

  all'emozione ???. In ogni caso buone maniere addio. 'Si'" "Quanto

  vuoi?" 'Poco...e' solo per due spinelli...fai tu...che sia buono

  almeno" "Ok. aspetta qui" Ando' via. Sguscio' tra le frasche degli

  alberi, evito' rami e insetti vari; get to' occhiate complici ai

  colleghi per poi infilarsi in un angusto sentiero fiancheggiato da

  cespugli giallastri e perlustrato dall'alto da un corvaccio nero. Do

  veva essere il suo cammino preferito perche' si destreggiava davvero

  a suo agio. Lo invidiavo; mi ero ripromesso di percorrerlo anch'io

  piu' tardi. "Ecco qua amico. E' nero come la pece e profumatissimo"

  Avevo ancora quel fastidioso raffreddore, ma sapevo che di solito

  tentano di fotterti e allora facevo il duro. "Stai scherzando spero.

  Questa roba va bene per i bambini...non credo che si tra tti del mio

  caso, bello mio, visto che di hashish ne capisco un pochettino...e s

  cusa se me ne vanto". Avevo fumato due volte in vita mia. "Ok

  ok...eccoti l'aggiunta...se pero' non ti fidi della qualita' non ne

  capisci un cazzo allora". Ci rimasi male. Perche' doveva mettere in

  dubbio il mio curriculum cannaiolo? Si capiva, merda? Mi faceva

  ribollire di rabbia essere preso per uno sprovveduto da un perfetto

  ignoto. Pensa tu che bastardo. Magari lui era ancora vergine ma mi ca

  glielo rinfacciavo? Non mi sarei messo a ridergli in faccia neppure

  se mi avesse confessato di vivere ancora con i genitori. Lui che era

  sicuramente oltre la trentina. Cazzo. "Non mi fido. Fammelo

  sciogliere un po'... voglio sentirne bene l'odore" "Toh" Cominciai a

  scaldare il tocchettino di fumo a fiamma leggerissima, non volevo co

  mmettere stupidaggini. Mi ero spinto gia' abbastanza in la'. "Allora

  ti piace? Hai finito con le tue prove del cacchio??!" Non ci vidi

  piu'. Giuro che non ci vidi piu'. L'istinto di picchiarlo crebbe fino

  quasi ad accecare la ragione, ma l'assoluto convincimento che fosse

  meglio non essere picchiati ebbe il sopravvento e desistetti. Ero

  comunque nervosissimo, teso, avrei voluto tirare quella cosa che

  avevo in mano il piu' lontano possibile . E altro che nero, era

  marroncino. Ma forse il tipo era daltonico e non me l'aveva rivelato.

  Ci conoscevamo da poco, del resto.... Poi l'intuizione. Folle.

  "Ottimo! E' ottimo! Mi dispiace averne dubitato, figurati che pensavo

  volessi fr egarmi!!! Invece no ...davvero buono... eccoti il

  denaro... non ne hai dell'altr o??!! O dell'erba???" Ne desideravo un

  sacchetto intero, pieno e gonfio come un uovo. Volevo spiattellare la

  marijuana sulla mano; e scaldarla; tuffarmici dentro, nuo tare per

  poi volare via avvolto da una gigantesca nuvola di fumo senza essere

  vi sto da chicchessia. "Certo che ne ho. Tu hai soldi?" Mi aspettavo

  questa domanda. La gente che a malapena ti conosce te la pone sempr e

  prima o poi. Si tratta di una semplice questione di sfiducia.

  Condivisibile, sia chiaro. Abbozzai un sorriso, estrassi dalla tasca

  anteriore il portafogli e gli sventola i sotto il naso un bigliettone

  da 100 mila. "Come puoi vedere..." gli dissi fiero. Annui', si giro'

  di scatto e scomparve nuovamente nei meandri del sentiero appen a

  battuto. Torno' da me quasi subito. Si guardo' intorno e mi fisso'

  negli occhi; mentre lo faceva schiuse la mano des tra e il

  sacchettino di marijuana sboccio' per magia. Come era bella. Sembrava

  perfino incredula di trovarsi di fronte a me. Pensai "ora o mai

  piu'". Mi alzai con un balzo, gli strappai la maria dalla mano e

  cominciai a correre come una furia. Mi segui' immediatamente il

  bastardo. Dopo trenta secondi il parco era alle mie spalle, ero in

  strada ed ero disperato . Corri cazzo!!! corri che ti prende il

  bastardo. corri!!! corri!!! lo sentivo vic ino. corri cazzo corri.

  non mi raggiungi bastardo non mi prendi non prendermi va ttene via!!!

  lasciami fuggire!!!. Dio come correvo, le bestemmie del bastardo mi

  foravano la testa da parte a parte, avevo il cuore in gola, il sudore

  colava giu' dalla fronte sul viso bagnato, gli occhi bagnati, volevo

  piangere avevo paura . dovevo correre. corri!! corri!!! io correvo

  non mi fermavo. non mi prendi vero bastardo non mi prendi!!! dove sei

  adesso???!! cominciava a cedere. non reggeva piu'!!! lo sentivo

  imprecare in lontananza, era forse caduto, era forse morto?? ?!! chi

  poteva dirmelo !! io non mi voltavo, correvo e tremavo, stavo

  tremando, ansimavo, stavo mollando anch'io, vedevo tutto annebbiato

  davanti a me. corri!!!corri!! piu' veloce!!! piu' veloce!!! dai!!!!

  Cazzo dai!!!! Daiiiii!!! STOP. Mi scaraventai in un bar, mi feci

  largo tra due vecchie signore, e senza pensarc i un attimo cercai les

  toilettes, dove entrai in grave debito d'ossigeno. Ero ne l panico

  piu' totale. Stavo soffocando. Sarei svenuto, ne ero certo. Per

  ricompo rmi mi sedetti in completo silenzio sulla tavola del cesso. I

  brividi mi solleti cavano la pelle. Ebbi la tentazione di rollarmi lo

  spino proprio li', miseramente chiuso in un lu rido bagno di un bar

  di periferia; ma mi sembrava un gesto poco appropriato da c ompiere

  in quel momento, proprio mentre il bastardo, per quanto ne sapessi

  io, p oteva essere comodamente seduto al bancone a sorseggiare una

  birra fredda pronto a sfracellarmi il bel visino dopo che fossi

  uscito. Voglio dire, si respirava una certa tensione. O almeno cosi'

  l'avvertivo io. Tr ascorsero diversi minuti. Ero ancora li'. Con il

  culo diventato piatto. Aspettavo. Chissa' cosa. O chi. Poi

  fanculo.... Raccattai cartina, tabacco, marijuana, accendino. Mi

  fumai beato in quel posto di merda un cannone SENSAZIONALE, colmo da

  far schi fo, potente da spaccarmi le membra in briciole. Ma dopo fui

  contento. Sconvolto ma contento. Al bar ordinai una coca cola e lessi

  rapidamente i titoloni del quotidiano appog giato sul divanetto a

  fianco. Ero davvero rilassato, desideravo tornare al parco e

  restituire il resto del sacchettino al bastardo o proporgli di fumare

  assieme qualcosa di leggero, per sotterrare i recenti rancori. Ci

  ripensai immediatamente. Lo conoscevo da appena un'ora e da quel poco

  che ave vo capito non sarebbe potuto nascere alcun feeling tra noi,

  eravamo troppo diversi; troppo permaloso lui, troppo all'antica io.

  Quindi bye bye man. L'orologio segnava le 22h50. Al cinema avevo

  perso l'inizio del secondo spettaco lo, e non che ne fossi

  dispiaciuto, ma restava onestamente poco da fare in giro. Chissa' poi

  chi avrei incontrato in giro a notte inoltrata; di certo personaggi

  inaffidabili,individui meschini; al limite, fossi stato fortunato,

  qualche spacciatore fallito. Optai per chez moi. Dopo due tentativi

  sbagliati, al terzo tentativo le chiavi entrarono finalmente nella

  toppa della serratura e si misero a girare nel senso giusto. Erano

  mesi ch e non mi sentivo cosi' bene nel varcare l'uscio di ingresso;

  l'ultima volta fu q uando rincasai con Lara, una figa di rara

  bellezza che aveva deciso di compiere quella sera un atto di

  benevolenza e di farmi toccare spasmi orgasmici mai piu' provati da

  allora. Se si esclude ovviamente la gloria personale della sega. Il

  led della segreteria lampeggiava di nuovo; scoraggiato schiacciai il

  tasto play. Magari una buona notizia era intrappolata in attesa di

  essere liberata propr io da me. Peccato invece. Il deficiente che

  aveva chiamato nel pomeriggio doveva completare l'opera. " Ah

  Betty...adesso che ricordo...per il fumo non ti preoccupare...CI

  PENSO IO!! !!". Cancellai il messaggio , staccai la segreteria. Andai

  in cucina, apersi il frigo . Afferrai la bottiglia d'acqua e mi

  riempii il bicchiere che stava sul comodino accanto al letto. Mi

  spogliai, mi misi sotto le lenzuola e spensi la luce. Sogni d'oro

  Betty. Al fumo ci penso io.

 

 

MARCO COTIGNOLI

 

 

> sono nato a torino il 15-6-73

> nel 98 ho conseguito una laurea in economia

> dal 97 al luglio 2001 ho lavorato in fancia, a grenoble

> da quest'anno sono rimpatriato, alle dipendenze della stessa

> azienda vivo in provincia di milano a vimercate, che ha una biblioteca

> bellissima