L’anello di Larren

Prologo

Tra le lande perdute e lontane del Mare del Nord, distante dagli occhi imperiali del vecchio continente, prosperava, tra le fredde brughiere e le fitte foreste, il regno degli Spawoon.

I fatti narrati in queste pagine cominciarono ad accadere nell'anno 1216, nella parte settentrionale dell'Inghilterra, al confine con la Scozia, quando una pace duratura e conquistata con il sangue di numerose battaglie, garantiva serenità e prosperità agli abitanti di quelle terre.

Il castello degli Spawoon era costruito su di un altipiano, ad ovest del fiume Loyd. Era una roccaforte all'interno della quale, oltre alla famiglia dominante viveva una piccola comunità di persone. Terreno da coltivare non ne mancava certamente attorno alle mura, e così in tempo di pace si poteva uscire per coltivare e produrre opere di artigianato che intensificavano il commercio con gli stranieri e rafforzavano la propria indipendenza.

Era un tempo magico dove sogno e realtà spesso si fondevano in un unico elemento meraviglioso ed entusiasmante. Era il tempo in cui i cavalieri facevano sognare i ragazzini solo cavalcando in mezzo alla piazza ed i racconti di battaglia si mescolavano spontaneamente con le fiabe. Ogni sera, attorno a piccoli fuochi d'intrattenimento si narravano gesta epiche e battaglie gloriose ai più giovani e non di rado esse diventavano ancor più interessanti grazie a maghi, dragoni e pozioni magiche, e nessuno seppe mai dire quanto essi fossero solo frutto di immaginazione.

Markun, signore di quelle terre, era sottoposto solo al volere del re e governava la terre affidategli con equità e giustizia.

Quando era stato un giovane principe dell’antica casata degli Spawoon, aveva preso in moglie una contessa venuta dal lontano sud, Isabella, anch’essa di sangue nobile, garantendogli una ricchissima dote. Da lei ebbe tre figli: Alexander, Susanna e Larren.

All'interno del castello la vita quotidiana era simile a quella di un piccolo villaggio. Questo fatto, abbinato alle circostanze di pace di quegli anni avevano favorito una certa serenità all'interno della famiglia sovrana, per cui ognuno era riuscito a ritagliarsi spazi per sé, coltivando interessi ed amicizie personali, talvolta poco addicevoli ai figli di un sovrano.

Il castello, oltre che l'abitazione della famiglia del "signore", era anche luogo di scambio e d'incontro. Le case dei contadini e degli artigiani si sviluppavano nei pressi del castello, ma avevano un rapporto molto stretto con esso. La vita lavorativa, in tempo di pace, vedeva sviluppare vari mestieri, da quello dell'allevatore a quello del contadino, dal conciatore di pelli al fabbro e al taglialegna. Non mancavano anche occupazioni più pregiate e tipiche dell'epoca medioevale, come quella del miniaturista, dell'amanuense, tra i monaci, o anche dell'alchimista, una via di mezzo tra un mago ed uno scienziato.

Ognuno imparava il mestiere da suo padre, ed i figli del signore non potevano essere certo esonerati dall'imparare a governare.

Alexander era alto, forte, sguardo fiero. Un vero cavaliere, molti lo avevano equiparato a Lancillotto del Lago, figlio di Ban, persona generosa, sprezzante del pericolo. Amava i tornei in cui si scontravano i vari cavalieri. Il suo nome poteva fondersi con l’immagine stessa del coraggio. La sua icona, un guerriero a cavallo con la sua preziosa e fedele spada alta, nella mano destra, aveva già il sapore della leggenda. Egli sapeva di dover succedere, un giorno a suo padre e si preparava a questo evento cercando di non deludere le aspettative del popolo. Era anche molto legato a suo padre, che stravedeva per lui, e dal quale riceveva entusiasmo, insegnamenti, e voglia di proseguire per quella strada.

Susanna era una ragazza più silenziosa e riservata, ma trasmetteva ugualmente una serenità interiore per nulla scontata. Si dedicava alla musica, alla casa, al rapporto con gli stranieri ospitati nel castello. Amava i vestiti, le decorazioni, i colori. Aveva potuto sviluppare un animo poetico e contemplativo che uniti alla sua semplice bellezza la rendevano l'orgoglio del popolo, oltre che della madre.

Larren infine era il più giovane. Nato un po’ in ritardo, quando forse il sovrano non si aspettava più figli, era cresciuto addirittura con maggiore libertà dei suoi fratelli. Da lui in fondo non ci si aspettava nulla di particolare. Doveva avere una determinata formazione, imparare a combattere, rispettare alcune regole fondamentali, ma al di là di questo era libero di seguire la propria strada. Egli strinse un particolare legame con il suo tutore, un maestro che fin dalla infanzia lo seguiva nell'insegnamento, ma al quale egli rimase legato oltre il necessario per la sua insaziabile curiosità e voglia di conoscere a fondo la natura delle cose. Aveva una spiccata passione per la costruzione e l'uso dell'arco. Sfida verso sé stesso e allo stesso tempo divertimento, era quello di colpire un bersaglio fermo ogni volta da una distanza maggiore.

Orbene, mentre tutti si aspettavano che, come era consuetudine, fosse il primogenito a passare alla storia, il destino preparava una storia insolita, dove proprio l'ultimo arrivato, Larren, doveva ricoprire il ruolo più importante. E proprio di questa storia racconteremo in queste pagine.

Solitamente un terzogenito di qualsiasi famiglia reale non aveva alcuna possibilità di divenire un erede pretendente al trono, poiché prima di lui ne avrebbe certamente goduto il fratello maggiore. Probabilmente Larren non aveva mai preso in seria considerazione l'idea di poter un giorno governare al posto di suo fratello maggiore. Questo bel ragazzo, non tanto alto ma longilineo, dal profilo asciutto, svelto con le gambe e con la mente, fulvo di capelli rossi, dagli occhi così profondamente chiari da richiamare alla mente il mare ed i ghiacci dell'estremo nord, non provava nessuna invidia. Forse per il suo temperamento mite, gentile negli sguardi come nelle parole, evidenziava ancor più questo carattere particolare, ben lontano da quello battagliero che tutto il popolo si aspettava.

Il giovane, dal canto suo, era pieno di domande, una curiosità profonda lo portava a guardare dentro le cose, capire il loro funzionamento, vedere, toccare, insomma capire: tutte cose alle quali un nobile non può dedicare tanto tempo.

 

 

Seguono 14 capitoli

Capitolo 1 - La guerra dei barbari

Capitolo 2 - L’astuzia di Larren

Capitolo 3 - L’anello

Capitolo 4 - Lo scontro con il padre

Capitolo 5 - Alla ricerca di Alexander

Capitolo 6 - Un brigante chiamato Maleck

Capitolo 7 - Ritorno a casa

Capitolo 8 - La sorpresa dell’anello

Capitolo 9 - Freesa ed Arianna

Capitolo 10 - In viaggio verso Phantax

Capitolo 11 - La Montagna delle stelle

Capitolo 12 - La prova

Capitolo 13 - Lo scontro finale

Capitolo 14 - Il risveglio

 

 

Mauro Borghesi

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