Dalla società curtense alla società multimediale di Stefano Merialdi

 

Sin dai primordi, l'uomo si è unito a gruppi, e consorzi umani, per vivere un po' meglio, procacciarsi il cibo, in collaborazione ad altri, cacciare e formare, organizzazioni civili, ha formato cioè, delle società. La società e una struttura d'insieme, condivisa da uno o più gruppi, che si organizzano insieme, per creare strutture ed infrastrutture. Il coagulo di persone , sono i soggetti sociali, mentre le infrastrutture, sono oggetti, utensili, ed i negozi ed ambienti, ove procurarsele. Nei tempi antichi, la società era rurale, cioè di tipo agricolo, basata su forza lavoro servile, o sulla manodopera di mezzadri o braccianti, che lavoravano la terra, unica fonte di vera ricchezza del passato. Nell'economia schiavista del mondo antico, gli scambi e i contatti, non erano facili , ed erano saltuari, perché non tutti, possedevano cavalli e carri, per i tragitti, che per altro, non erano mai del tutto sicuri. I viaggi erano lunghi e perigliosi, costavano fatica, e di orari precisi, non ce n'erano. Perciò la gente si ritrovava soprattutto, in occasione di feste, ricorrenze, ed in occasione di sagre e fiere di paese. In queste fiere, ci si procurava, gli utensii, e le provviste di sale , ed altre derrate. Le vie di comunicazione, erano quindi insicure ed ostiche, e le comunicazioni di massa , ancora non esistevano. Le notizie, viaggiavano con le carovane, o in radio-scarpa; erano inaffidabili, frammentarie e rare. I contadini e la gente, in genere, sapevano solo con esattezza, le cose essenziali, del proprio paese, o contado, al massimo risapevano della città vicina, ma il mondo per loro, finiva ai confini del paese. Col medioevo, i commerci e i traffici, si rarefecero e si cristallizzarono, i paesini si stringevano, intorno ai castellacci dei signorotti e vassalli feudali; le strade erano malridotte e le città spopolate; il bosco, prese ad avanzare a macchia d'olio, e nella macchia, s'annidavano, lestofanti e furfanti, che assalivano cavalieri e pellegrini, per spennarli, e spremerli, per biechi motivi, che poco assomigliavano, alle leggende di Robin Hood, e dei ladri gentiluomini. I conti ed i baroni, si muovevano con scorte armate, e girovaghi, indovini e trovatori, si spostavano, da un maniero all'altro, a loro rischio e pericolo. La società castellana e feudataria era autarchica e chiusa a se stessa. Ogni borgo fortificato, badava a se stesso, con proprio armigeri, scorte e depositi nel castello, e con contingenti , barricati nel mastio, per estrema ratio. Questo tipo, di struttura umana, era gerarchica, vincolata, statica e conservatrice, ed aveva orrizzonti limitati, al feudo e al proprio particulare. La terra era sfruttata a rotazione, ed ogni lavoro e rituale agricolo, era cruciale e fondamentale; per un bel pezzo non ci fu più moneta circolante, per cui si ripiego nel baratto e nello scambio in natura. Ci si ritrovava in randez. vous da pionieri, in occasione di mercati, fiere e feste patronali, o durante i palii, in cui cavalli e fantini, scendevano in lizza, galoppando e rompendosi i gropponi. I mercati si tenevano in anguste piazzate, e negli antichi fori in rovina, e in quella circostanza, si ritrovavano i villici e i paesani dei contadi e dei paesi circonvicini, in mezzo a un via vai, di muli, schiamazzi di giovinastri, grida di ambulanti e avventori. Lo scambio d'informazioni e la comunicazione, era per via orale e verbale, ed avveniva a corto raggio, si affidava alla memoria, o alle canzoni dei cantastorie, che giravano per i villaggi dell'età di mezzo, con cartelloni e figure, che rappresentavano avvenimenti e gesta di cavalieri, un po' come i pupari siciliani, ricordano le gesta di Orlando e i paladini. Come abbiamo visto, la comunicazione, quindi, era monca, limitata e saltuaria, non esistevano i mezzi di massa, mass-media, e i contatti erano complessi, e difficili. Non solo gli scambi erano radi, ma anche la cultura era autonoma , locale e rarefatta, come quella delle polis greche, mirante cioè, a rimanere segregata, tra le mura del castello , o della signoria. Il mondo era spezzettato e tronco, le notizie vaghe ed imprecise, le lingue dialetali e volgari, e differivano da una città all'altra. Nel corso dei secoli, l'uomo riuscì faticosamente, a scoprire e costruire, invenzioni, per avvicinare la gente e i paesi, lontani; il telegrafo Marconiano, e poi il telefono vero e proprio, e i primi impianti radiofonici, con tutto il resto, hanno contrinuito ad accorciare le distanze, e a rendere il mondo, più piccolo e raggiungibile. Con essi, l'uomo e riuscito, a manipolare le energie della natura, trasmettendo al sua immagine e voce, a immani distanze, ha velocizzato i viaggi, stampato libri e creato servizi postali, che hanno consentito, un aumento dell'istruzione, e del sapere, aperto a tutti. L'uomo , ha moltiplicato se stesso, ha fatto viaggiare, via etere, la sua fonesi, ha creato appendici artificiali ed elettroniche di se stesso; aumentando la sua coesione, i suoi interventi, e la sua partecipazione, a fatti e trasformazioni sociali. L'essere umano, ha proiettato e amplificato se stesso, oltre ogni immaginazione, al punto che ha volte, gli è difficile controllare il proprio potere, e le forze che ne scatena. Il mondo, si è arricchito, di propaggini e periferiche, cibernetiche , che sempre di più , vanno verso un tipo di società, multimediale, o comunque, per male che vada, sicuramente una società, multi comunicativa, basata su una manipolazione di mass media, e strumenti d'informazione. Un modo di reperire, raccogliere e immagazzinare informazioni, sempre più mediato, e remoto. Un sistema in cui la realtà, è sempre più filtrata, e rielaborata, dai mezzi di massa, e calcolatori, su cui traffichiamo, ma di cui, sappiamo ben poco, e nemmeno immaginiamo, o conosciamo, il loro reale funzionamento profondo, ne chi sta dietro i chip, e il mercato mondiale, dell'informatica e cibernetica. Se da una parte l'elaboratore sembra fornire potenzialità al genere umano prima sconosciute, d'altra parte queste macchine, per i costi esorbitanti, e il numero di accessori caristiosi, che bisogna comprare, sono chiaramente rivolti, ad un pubblico esclusivo, vip e danaroso. Per un ambiente come quello informatico, bisogna innnanzitutto, essere pieni di grana, perchè con i computer, in realtà, le spese sembrano non finire mai. Il mercato, sputa continuamente fuori nuovi modelli è sistemi, per cui, da un momento all'altro il personal , non vale nulla ed è da buttare nel cesso. Senza parlare poi, di accessori, microfoni , autoparlanti, viva voce e balle varie, che invitano il pubblico, a comprare cose inutili, buttando verdoni dalla finestra, senza fermarsi ed arrivare mai ad un punto fermo. Il mercato e la libera iniziativa, ci reggono per le balle, e ci spingono ad una corsa spasmodica e competitiva, a cercare sempre nuove novità, ed aggiornamenti. Per cui, non ci si raccapezza più, e non si sa , più, che cavolo comprare. Con un mercato, popolato spesso, da infinite offerte di macchine e computerini giocattolo, che magari spariscono come nebbia al sole, nel giro di pochi anni. Con varie forme di scelta ed acquisto, che sono cambiate nel giro di poco, completamente; prima c'erano i computer già assemblati, con pochi megaHertz, poi si è visto che non andava bene, ed ora ci sono le macchine da assemblare, in cui il cliente, va dal negoziante e contratta, scegliendo aggeggi e schede, per l'assemblaggio della macchina, che gli sembra più opportuna. Col risultato, che in pratica, bisognerebbe essere dei mezzi tecnici, e sapere tutto, per scegliere un po' bene. Ma il commercio di informatica, è comunque sempre troppo veloce, e stargli dietro, è difficile per tutti; in pratica a livello internazionale, non ci sono ancora regole e norme specifiche, che regolamentino il mercato, diano al limite alle porcherie, che succedono in internet, pongano un freno ai danni spesso catastrofici dei pirati e smanettoni , che vomitano virus pericolosi, a cascate. Per cui, accendendo e accedendo alla posta elettronica o alla rete, non sappiamo bene, che cacchio può capitarci. A rischio, di rimetterci l'unico personal in croce, faticosamente ragrannellato. Questo mercato quindi, è uno dei più grossi casini che ci siano, e non si finisce mai di scoprire, qualche accidente nuovo. Per cui , in pratica, è tutta una baraonda che non finisce mai, con Gates, che sputa programmi, a ritmo di mille al minuto, aumentando i suoi quattrinazzi, le aziende sfornano macchine come uova, che in un giorno, non valgono più una cicca, le assistenze dopo poco, non hanno più i pezzi di ricambio, e il computer, lo butti nel cesso. In tutto questo, l'uomo della strada non ha nessun controllo, ed anche le funzioni essenziali con l'uso dei programmi, gli scappano, sotto i piedi. Per cui, è necessario, prendere nuove qualifiche, e tornare tra i banchi, come bimbetti al primo giorno, e ricomincare da capo. Ed in effetti, le scuole di questo tipo, sono parecche, e corsi anche; anche se comunque , non c'è forza al mondo, capace di tenere il passo, con un mercato incasinato come questo. Resta cura del cliente, e utilizzatore, cercare di studiare e scartabellare, cercando di aggiornarsi. Per cui la cosa più importante, con i computer, e mettersi a zampettare sulla tastiera, provando e riprovando. In Italia, come sempre, siamo arrivati in ritardo, e come al solito, è successo di tutto e di più; computer baracconi e computer fantasma, subito scomparsi, linguaggi strani come l'Amiga e l'Msx, che sono finiti nello sciacquone, un mercato nostrano e paesano, in cui le sole, non sono mai mancate. E ancora , abbiamo da vedere, che succederà; sembra che comunque, per fortuna il dos, almeno quello rimarrà, speriamo. Sennò ci ritroveremo, con le braghe in mano, e le saccocce vuote. In realtà, l'epoca del computer, e solo agli inizi, in Italia sicuramente, e i segni precursori, e l'andazzo del mercato, a volte fa pensare. Con caschi cibernetici virtuali, rimbambenti, strumenti sempre più ossessivi e disumanizzanti, che creano pericolosi automatismi e condizionamenti virtuali. Mah!Si vedra, per ora dobbiamo accontentarci, dei baracchini personal, per fortuna.