Il coltello insanguinato

 

  Una novella di Gabriella Cuscinà

 

Quello fu l'ennesimo scherzo perpetrato da Andrea.

 Nessuno potrebbe mai immaginare quanto inesauribili fossero le sue risorse nel beffarsi della gente.

Era stato invitato a cena, insieme alla moglie, in casa di un suo cugino capitano dei carabinieri. Erano presenti altri amici e parenti e l'atmosfera era delle più animate e festaiole.

La cugina, moglie del capitano, aveva preparato un menù luculliano ed i vini, rossi, bianchi e rosé erano dei più pregiati e prelibati. Scorrevano a fiumi e tutti erano allegri e divertiti da questa o da quell'altra facezia che veniva blaterata qua e là.

A proposito di vino e liquori si era aperta una dissertazione.

C'era chi sosteneva che il tè fosse più salutare.

"Ma che tè!" diceva Andrea " Perché mai un povero diavolo dovrebbe bere del tè,

quando potrebbe mandare giù un sano sorso di brandy o meglio ancora di whisky?"

"No, no" replicava qualcun altro "meglio il tè oppure il caffè, sono meno dannosi

e, nelle giuste quantità, fanno anche bene."

"Vuoi mettere il paragone con un mezzo bicchiere di buon vino rosso!"

"Macché! Quello alle volte ti riduce il fegato come un colabrodo!"

A questo punto, Andrea s'era messo a narrare di un suo amico che, convinto a non bere più vino, era poi morto di lì a poco in un incidente d'auto.

Comunque ad un certo momento della serata, era capitato fortuitamente nella cucina

 e, visto un grosso coltello sul tavolo, era stato colto da una delle sue solite ispirate folgorazioni.

In men che non si dica s'era procurato un leggerissimo taglietto sul palmo della mano, facendo sì che tutto il coltello risultasse imbrattato di sangue.

Poi aveva ripulito in fretta la mano con un fazzoletto di carta ed aveva portato l'oggetto incriminato in salotto. Tutto ciò, eludendo l'attenzione degli altri.

"Signor capitano! Ma qui c'è un coltello insanguinato!" aveva esclamato fingendosi allarmato.

Il cugino non poteva mai supporre che, fra il suo parentado, si nascondesse una mente diabolica, faceta e bizzarra come quella di Andrea. Restò paralizzato, muto, con le labbra semi aperte tipo beota, gli occhi sgranati.

"Che chee, co cooo s'è? Chi chiii ce ce l'ha messo?

"Non lo vedi? E' un coltello insanguinato! In casa di un capitano dei carabinieri!" e si fingeva sempre più scandalizzato ed esterrefatto.

Ma più di lui, lo era l'altro, il quale era bianco in viso al pari delle famose candide nevi delle Alpi.

"Non noo non so coo come sia po potuto finire qua!" Il poverino doveva aver subito un calo della pressione arteriosa.

Gli astanti avevano fatto capannello attorno ai due ed un silenzio grave era sceso sulla stanza. Tutti si guardavano ed erano allibiti.

"Già, ma si da il caso che ci sia!" Gli occhi di Andrea erano quanto mai beffardi.

"Iiiio non so co come, co cosa, pe perché&ldots;.."

Mai capitano della benemerita Arma s'era trovato più in ambasce e in imbarazzo!

"Tu non sai, tu non sai! Intanto questa è casa tua!" Divertendosi, Andrea incalzava.

A questo punto intervenne sua moglie che, guardandolo bene, aveva cominciato a sospettare qualcosa.

"Questo coltello prima qui non c'era, dai Andrea, cosa hai combinato?"

"Io! Non ne so niente io! Che c'entro io!" Ma i suoi lineamenti erano contratti da moti d'ilarità.

Un po' di colore iniziò a rianimare il volto del capitano:

"Senti cugino, se se hai combinato qualche cosa di strano, di dillo."

"Non capisco! La cosa strana è la presenza di un coltello insanguinato in casa di un rappresentante dell'ordine!" L'espressione d'Andrea lasciava però trasparire tutto il suo divertimento e le risa trattenute.

Un'idea improvvisa balenò nella mente della moglie:

"Ho capito! Fammi vedere le mani!"

Quello, mostrando il taglietto, si mise a ridere come un matto.

"Ah ah ah ah, signor capitano, ti sei terrorizzato. Non credevi ai tuoi occhi, ah ah ah."

Il capitano in questione avrebbe voluto affogarlo per la tremenda sensazione provata.

Gli amici e i parenti si misero pure a ridere ed erano sbalorditi. Qualcuno però era perplesso e sconcertato:

"Scusa Andrea, ma secondo me non dovresti scherzare con il sangue. Sai con i tempi che corrono&ldots;&ldots;.."

"Un momento" precisò subito "non ci dimentichiamo che io sono un donatore volontario e che mi fanno spesso tutte le analisi. Ringraziando Dio, so di essere sano come un pesce."

"Sì" ribatté il cugino finalmente sollevato "ma come ti venuta un'idea del genere? Sei proprio imprevedibile!"

"Dovete sapere che una volta, un operaio di un cantiere che dirigevo, mi ha raccontato di aver usato la stessa tecnica con un padrone di casa troppo assillante."

"Davvero! Dai racconta." La cugina appariva interessata ed incuriosita.

"A quanto pare quel pover uomo si trovò a non poter pagare l'affitto della sua casa, poiché era senza lavoro. Il proprietario si recava quasi ogni giorno da lui per reclamare la pigione. Così un giorno, colto dalla disperazione, sperimentò di terrorizzarlo. Non appena quello bussò, si presentò alla porta brandendo un coltello che aveva insanguinato con lo stesso sistema. Solo che aveva anche la mano sporca di sangue. Tra l'altro si mise ad urlare come un ossesso e, in men che non si dica, il padrone se l'era data a gambe levate."

Altre risate collettive.

"Bene! E così ne hai fatta un'altra delle tue!" Era Sebastiano, uno dei tanti amici vittima degli scherzi di Andrea.

"Eh caro mio! La beffa fatta a te è stata molto più eclatante."

"Sì infatti non ho niente da invidiare e devo dire che, quando ho visto il coltello, ho subito arguito che c'era il tuo zampino. Sono stato zitto perché volevo vedere fino a che punto arrivavi."

"Già, quando ti feci lo scherzo, ho ricevuto a casa la visita di un maresciallo dei carabinieri. Era tanto simpatico e subito pensai di combinargliene una. Poi ho voluto graziarlo, ma adesso mi sono rifatto addirittura con un capitano dell'Arma.

Ah ah ah ah."