La Luna ed il Cocomero

L’estate è bella perchè non c’é scuola e alla sera si può andare a letto un po' più tardi. L’estate è bella anche per il mare, il sole, le vacanze e ... il cocomero! Era proprio una bella sera quella. Giacomino stava sul terrazzo con tutta la sua famiglia a prendere il fresco mangiando il cocomero. I grandi parlavano tra loro, la sorellina piccola giocava con la cuginetta piccola e Giacomino guardava il cielo. Non tutto il cielo, è troppo grande, guardava soprattutto la luna, anzi la mezza luna e si divertiva a dare al cocomero la stessa forma della luna. Poi quando arrivò l’ora di andare a dormire chiese alla mamma una cosa che gli ronzava nella testa da tutta la sera: “Mamma - disse - dov’é l’altra parte della luna?” La mamma guardò l’orologio, vide che ancora non era proprio tardi e così si risedette vicino a lui, abbracciandolo con un braccio e indicandogli la luna con l’altro.

E disse:

Vedi, Giacomino, all’inizio non era così... La luna splendeva piena nel cielo con la sua luce tenue, dolce ed insieme abbastanza forte da far vedere ogni cosa con le sue particolarità. Vagava spaziando nell’oscurità della notte mostrandosi a tutti per l’unica cosa che sapeva fare. Illuminare, appunto. Non voleva nulla in cambio, le bastava vedere il sorriso degli uomini e ogni tanto sentirgli dire “Che bello!” Essere bella per lei era tutto. In fondo non era proprio la sua luce che gli uomini volevano perchè poteva bastare il sole del giorno, ma quando andavano a dormire, la luce della luna faceva loro compagnia, era qualcosa che rendeva più piacevole l’oscurità, e alta nel cielo sembrava dire: “dormi tranquillo, ci sono qua io!” Cambiarono però i tempi e gli uomini impararono a costruire tante cose. Scoprirono che è bello inventare, progettare, fare macchine e utensili di tutti i tipi, perchè ogni volta potevano dire “Questo l’ho fatto io! Con la mia testa, con le mie mani!” Visto il gusto che si provava a fare cose nuove si cominciò a realizzare anche tante cose inutili, superflue, fatte per il solo gusto di gareggiare tra loro e mostrare la propria bravura.

Fra le tante cose un po' utili e un po' inutili gli uomini inventarono le luci per illuminare la notte dimenticando che là in alto splendeva gratuitamente la luna da secoli. Gli uomini riempirono le strade e le case di luci artificiali, elettriche tanto che divenne per loro indifferente il fatto che in cielo fosse giorno o notte. Per addormentarsi avevano sempre bisogno di una piccola luce che facesse loro compagnia, ma inventarono le lampade da comodino e così un po' alla volta la luna divenne perfettamente inutile. Povera luna! Dopo aver tanto faticato bella ricompensa ti avevano riservato! Si voltò dall’altra parte col volto cupo e da quel giorno mostro alla terra le spalle. Scomparve la sua luce ed il cielo rimase allo scuro. Nessuno se ne accorse a parte qualche bambino abituato a salutarla ogni sera. Per qualche tempo le cose andarono avanti così, talvolta la luna guardava con la coda dell’occhio la terra, sua ex-amica, ma giungeva da lontano solo il chiasso delle danze notturne ed il luccichio tremolante delle luci artificiali.

Quando ormai aveva deciso di partire verso qualche altro pianeta si accorse che la terra era improvvisamente caduta nel buio totale. A causa di qualche problema elettrico la luce era scomparsa ed in quel momento tutti si accorsero che mancava la luna. Probabilmente non era un problema grave, i tecnici lo avrebbero riparato nel giro di qualche giorno, però questo bastò perchè gli uomini ricominciassero a guardare verso il cielo chiedendosi: “Dov’é finita la luna?” Da parte sua la luna rise sotto i baffi, rimanendo nell’oscurità e pensò “Ben gli stà!”

Dopo qualche giorno e qualche notte gli uomini aggiustarono il loro problema tecnico e si organizzarono per far partire una delegazione di esperti che andasse sulla luna per vedere cosa era successo. Partirono con un missile nuovissimo, appena inventato e velocissimo, tanto che per poco non ci andavano contro alla luna senza neppure vederla. Scesero dunque dalla loro macchina sulla luna e per un po' rimasero in silenzio guardandosi attorno per il paesaggio così diverso da quello che erano abituati a vedere sulla terra. Parlarono per primi e chiesero alla luna cosa fosse successo. Lei rispose malvolentieri dicendo che era arrabbiata con loro per averla ignorata per tanto tempo. Allora gli uomini si arrabbiarono e la minacciarono. Si arrabbiarono perchè pensavano di essere venuti a curare un pianeta malato ed invece era solo un pianeta capriccioso. “Con tutto quello che abbiamo da fare sulla terra tu ci fai perdere tempo in un viaggio così lungo e costoso. Riprendi a far luce e fa poche storie altrimenti inventeremo un’arma che ti distruggerà.” Così le risposero salendo sulla loro navicella spaziale e ritornarono a casa raccontando ai giornali e alle televisioni un sacco di bugie. Dissero che all’inizio la luna aveva cercato di farli andare a sbattere, dissero che aveva rifiutato le loro cure, dissero che laluna era diventata pigra e non aveva più voglia di illuminare la terra... dissero tante cose dove sembrava che loro fossero i buoni e la luna l’unica cattiva.

Nei giorni seguenti gli uomini abbandonarono il progetto di far esplodere la luna perchè questo poteva danneggiare anche loro e si misero al lavoro per inventare una luna nuova. Facendo alcuni esperimenti si accorsero che poteva essere sufficiente trovare il modo di illuminare la notte senza fare proprio una intera luna e così nacquero i fuochi d’artificio. Essi erano davvero belli ma duravono poco, e non erano sufficienti per sostituire la luna.

Non si sa se sia stato per caso o per una sintonia che talvolta unisce il volere dei bambini, fatto sta che una sera salì verso la luna la stessa preghiera da varie parti del mondo. Proprio nella stessa sera i bambini si rivolsero verso il cielo scuro con le mani giunte e chiesero alla luna di tornare a fare la luna piena. La luna sentì questa richiesta come aveva sentito anche tutte le cattiverie degli uomini, e questa volta si commosse e ripensò alla sua decisione. In fondo lei stessa desiderava ardentemente tornare ad essere quella di una volta, ma non le piaceva affatto come gli uomini pretendevano il suo servizio, con quale arroganza gli avevano parlato e con che faccia tosta l’avevano minacciata e infamata davanti a tutti gli abitantio del mondo. Ora questa preghiera giungeva al suo cuore nel modo giusto. I bambini gli chiedevano la luce per favore, col giusto tono di voce. Era permalosa, ma anche tanto buona e desiderava far felici i bambini. Ma voleva anche punire gli uomini, e non sapeva come fare.

Pensa e ripensa dal mal di testa ormai le stava per scoppiare qualche vulcano quando la risposta le venne osservando sulla terra il comportamento di un cocomero. All’inizio rimase ad osservarlo notando una certa somiglianza tra lei ed il frutto; pensava che forse erano lontani parenti, in fondo, a parte le dimensioni leggermente differenti erano due palloni, il più grosso campato in aria lassù nel cielo ed il più piccolo comodamente seduto sulla terra. La luna notò che il cocomero diventava frutto maturo una volta all’anno, nel tempo restante gli uomini lo seminavano e aspettavano pazientemente il suo frutto gustoso. Quando il cocomero si accorse che la luna lo guardava gli chiese cosa ci fosse da guardare e lei gli raccontò i suoi problemi con gli uomini. Allora il frutto disse: “Se io fossi sempre maturo gli uomini si stancherebbero di me. All’inizio farebbero una bella scorpacciata e poi si dimenticherebbero con disgusto del mio sapore andando alla ricerca di sapori nuovi. Invece facendo il frutto una volta all’anno hanno imparato a desiderarmi, ad attendermi, anche a soffrire un poco per la mia mancanza. Anche tu dovresti fare così! Vedrai che impareranno a rispettarti.” La luna ci pensò molto e alla fine si convinse a provare. Aveva solo una paura. “Se io faccio luce per un mese intero - pensava - e poi mi spengo per undici mesi rischio di deludere i miei bambini che nel giro di un anno fanno tempo a diventare grandi e dimenticarsi di me. Sono troppo lunghi e tristi undici mesi di buio! Farò luce più spesso, una volta al mese, così non si dimenticheranno di me e negli altri giorni sarò sempre vicina a loro illuminandomi di meno. Farò progressivamente sempre più luce fino a diventare piena, come una volta! Poi mi spegnerò poco alla volta perchè capiscano che con poca o molta luce sono sempre la loro luce notturna. Spicchio dopo spicchio arriverò al buio completo che durerà solo una notte per ogni mese. Quella notte servirà per ricordare loro che mi hanno abbandonato e hanno preferito le tenebre alla luce.” Così fece e così accade ancora oggi.

Giacomino aveva finito il cocomero da un pezzo e non si era perso una parola di quel racconto. Voleva fare molte domande ma ormai si era fatto tardi e la mamma si alzò per portarlo a dormire, ma prima gli disse un’ultima cosa:

“...Guarda bene il cielo amore mio, e non chiederti solamente dov’è finita la mezza luna mancante. Ringrazia piuttosto per la mezza che vedi e vedrai che domani sera ce ne sarà un pezzetto in più.”

Mauro Borghesi

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