ANÄIS ANÄIS

 

Immaginatemi alle quattro di una di quelle domeniche d’autunno che fra due minuti piove. Gli occhi di Anäis celati nella penombra di un doppio bourbon, e il suo profumo raggrumato sul cuscino come un nido di viole. Aspettavo la merenda. Magari un paio di quei succosi babà che Anais mi serviva vestita solamente del mio sguardo. Li avremmo assaggiati insieme, intingendoli l’uno nella bocca dell’altro. Poi saremmo corsi in giardino, a lottare sull’erba, fino a che la pioggia, mista ai nostri baci, non avesse lavato via ogni idea di crema. Infine si sarebbe seduta su di me, e avrebbe preso a giocare con la coda.

Sì, sarebbe stato bello. Ma ora c’era lui, quel Bastardo, anzi quel Labrador, tutto intento a farcire la marmellata mediatica col suo pelo color nocciola. Tra Anäis e me si era oramai creato un sottile velo d’incomprensione. Niente più babà. Se ne stava tutto il santo giorno davanti alla TV, ingozzandosi di pasticci di frattaglie e ossi buchi. Non aveva più dignità. No se ne perdeva neppure uno degli speciali su quei balordi chiusi in un pied-à-terre di cinecittà. “Il Labrador ha fatto la cacchina beige”, e giù titoloni, interviste a luminari delle scienze; ma chi sei?? Per Anäis non ero oramai che un soprammobile, un aggeggio ornamentale e, durante le dirette, persino un rompiballe. Col passare dei giorni le cose andavano solo peggiorando. Durante una delle nomination mi prese addirittura i vermi; non riusciva ad accettare l’uscita di Marina. Cercai di spiegarle che era solo uno stupido gioco, ma niente, mi fece la pipì sulle pantofole. Verso il quarantesimo giorno s’infatuo di Salvo e dovetti comprarle un piccolo confessionale con interni in velluto rosé&ldots;

Così non potevo più vivere. Pregai la dottoressa di farci una visita, e in un momento in cui Anäis non poteva sentirci, le illustrai la situazione. Non solo comprese perfettamente il mio disagio, ma mi riferì di quante chiamate simili alla mia aveva ricevuto dall’inizio della trasmissione. Era un’epidemia, dilagante e contagiosa come un herpes, veicolato attraverso i tubi catodici in tutte le case italiane. Mi propose l’unica soluzione possibile, drastica, ma indolore; occorreva sterilizzarla. Lo so, lo so, ora mi giudicherete un mostro, un’insensibile, ma l’ho fatto solo per il suo bene. Anäis non se n’accorse neppure.

Il mattino seguente all’operazione, si risvegliò ancora un poco intorpidita dall’anestesia e, come se si fosse destata da un brutto sogno, mi si tuffò tra le braccia desiderosa di coccole.

Ora Anäis è tornata ad essere la mia cucciolona.

 

 

Nome: Eddy

Cognome: Bisulli

  Nato a Cesena il 10 /04/1973

Occupazione: Educatore Ambientale

Titolo di Studio: Laurea in Scienze Naturali

Hobby: Cinema; curatore di rassegne cinematografiche,

Fotografia, Escursionismo.